Detenevano ormai una grossa fetta del mercato della droga del parmense. Operavano anche a Reggio Emilia e Mantova ma Parma era il fulcro del cartello dello spaccio che incassava decine di migliaia di euro a settimana, smantellato grazie al lungo lavoro dei militari. Trentatre persone sospettate di far girare chili di stupefacenti al giorno. Hashish, marijuana, cocaina, MDMA, ketamina e anfetamina erano le sostanze che fornivano per un numero di un migliaio di cessioni. Molte operazioni di scambio avvenivano con minori e nei pressi delle scuole del parmense.
Le indagini sono partite dalla zona di Colorno e hanno portato ad oggi all’emissione di 23 provvedimenti da parte del Tribunale di Parma a seguito delle indagini su 33 persone, su richiesta della Procura: 10 sono ora detenuti in carcere, 7 ai domiciliari e 7 sotto sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Le indagini sono opera dei Carabinieri della Compagnia di Fidenza e Colorno ma hanno visto il coinvolgimento di diversi altri militari e anche dei RIS di Parma, vista la complessità delle dinamiche da sorvegliare e del numero di persone coinvolte oltre al fatto che molte sostanze spacciate sono sintetiche e servivano controlli accurati per stabilire la qualità e la purezza. Le indagini si sono svolte dal novembre del 2013 sino al giugno del 2014.
Grazie a intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati telefonici e pedinamenti i Carabinieri hanno scoperto quello che ormai era diventato un vero e proprio cartello. Si tratta di un numero molto elevato di intercettazioni. Uno degli indagati è arrivato, ad esempio, a fare più di 16 mila telefonate.
Il tutto è iniziato a Colorno e precisamente nella via Bassa Siberia, da cui infatti è stato tratto il nome dell’operazione. In questa via i carabinieri avevano scoperto due donne che praticavano operazioni di spaccio. Da lì poi le indagini si sono diramate. A quanto pare i soggetti all’inizio operavano in modo indipendente ma col passare del tempo si sono accorti che si poteva creare una rete organizzata ed efficiente anche se a capo non c’era un vero e proprio vertice di gestione. Tuttavia gli spacciatori spesso facevano affidamento agli altri quando non potevano consegnare personalmente la dose ai loro clienti. Le operazioni di sorveglianza sono state difficili a causa non solo del numero elevato di persone coinvolte ma anche perché molti di questi erano stranieri e sono servite operazioni di traduzione.
Sui 33 finiti nel radar dei militari dell’Arma, 21 sono italiani, mentre gli altri si dividono tra le nazionalità marocchina, albanese, nigeriana e serba. Tra questi ci sono 4 donne, di cui due in carcere e 2 ai domiciliari. La maggior parte di questi erano disoccupati, altri svolgevano lavoro di operaio. Più della metà erano incensurati e insospettabili. Quattro soggetti sono inoltre ricercati e i militari sospettano la fuga all’estero. Segnalati come assuntori anche 8 persone della zona.
Gli interlocutori delle migliaia di telefonate ascoltate usavano nomi in codice per ogni sostanza: nomi come valigia, borsa e dischi. Termini che all’interno delle conversazioni sono parse subito sospette agli agenti.
Sotto sequestro quindi 844 grammi di marijuana, 59 grammi di MDMA, 35 grammi di hashish, 1,6 grammi di cocaina, 10,6 grammi di ketamina, 5,54 grammi di anfetamina.
A nome della Lega Nord Parma desidero complimentarmi con l’Arma dei Carabinieri per il risultato ottenuto con la brillante operazione denominata “Bassa Siberia” che ha portato a 17 arresti e 16 indagati nell’ambito dello spaccio di droga a Parma e provincia.
La lotta allo smercio ed al consumo degli stupefacenti dev’essere una certezza da parte di tutti coloro che hanno un ruolo attivo nelle Istituzioni.
In tale ottica, ancora una volta, appare quantomeno inopportuna la linea tenuta dal Sindaco di Parma sulla questione della liberalizzazione delle droghe leggere.
Proprio nelle stesse ore in cui venivano svelati i dettagli dell’operazione dei Carabinieri, Pizzarotti ha partecipato ad un convegno sui danni causati dall’assunzione di ogni tipo di droghe e ha ribadito la sua apertura nei confronti della liberalizzazione di quelle leggere.
Al di là delle giustificazioni addotte dal Sindaco a sostegno della propria teoria (per altro demolita da medici, gestori di Comunità di Recupero ed ex membri delle Forze dell’Ordine), è evidente come lo stesso Pizzarotti continui a non rendersi conto che quando parla in pubblico lo fa in qualità DEL RAPPRESENTANTE DI TUTTA PARMA, certamente non di se stesso e molto probabilmente nemmeno di un partito al quale forse non appartiene più.
Alla luce di quanto detto ribadiamo quindi ancora una volta al Sindaco che l’utilizzo di sostanze alteranti trova maggiore spazio dove vi è vulnerabilità. Se la società stessa è vulnerabile allora sarà più facile accedere a tali sostanze. Se Pizzarotti parla in questi termini deve capire che rende la società più vulnerabile, giustificando in qualche modo chi fa uso di droghe e rendendo molto più difficile il lavoro di chi cerca di contrastarne la diffusione o curarne gli effetti.
Maurizio Campari, Segretario Lega Nord Parma