Striscioni e cartelli gialli sui palazzi della Regione, per dire una volta di più che la campagna emiliano-romagnola si è stufata di chiacchiere e burocrazia. In migliaia – molti anche da Parma, insieme al presidente Luca Cotti – hanno accolto l’invito di Coldiretti Emilia Romagna alla giornata di mobilitazione, che ha visto un lungo serpentone muoversi lungo i viali che collegano le sedi regionali. Nel mirino, l’assessore all’Agricoltura Simona Caselli, oltre allo stesso presidente Stefano Bonaccini. Dalla questione risarcimenti per i danni prodotti alle imprese agricole dagli animali selvatici alla burocrazia che strangola gli imprenditori, Coldiretti regionale, con in testa il presidente Mauro Tonello, non le ha certo mandate a dire.
Ci vuole più di un anno per vedersi liquidare i danni da animali selvatici, più di tre mesi per ottenere la qualifica di Imprenditore agricolo e molti mesi per le pratiche edilizie in agricoltura. Sono solo alcuni degli esempi di burocrazia inutile che hanno suscitato la rabbia dei coltivatori, pronti a lasciare i loro terreni per andare a gridare forte sotto i palazzi del potere. Insieme con la necessità di prevenire e controllare i danni da animali selvatici, la semplificazione è stata la principale richiesta fatta dagli agricoltori che vogliono eliminare gli adempimenti burocratici superflui, che tolgono all’attività d’impresa 100 giorni di lavoro all’anno e che si traducono in una perdita di competitività nei confronti dei colleghi di altre regioni e dei concorrenti stranieri.
Con la riforma “Del Rio” che ha azzerato le Province – spiega Coldiretti Emilia Romagna – diventa fondamentale accelerare i processi di semplificazione dando attuazione al principio del “silenzio assenso” previsto dall’articolo 11 della Legge Regionale 19 del 2011. Una norma che da cinque anni è rimasta disattesa per provvedimenti importanti come, tra gli altri, l’assegnazione del carburante agricolo, i risarcimenti danni animali selvatici, la qualifica di imprenditore agricolo professionale, l’iscrizione nell’elenco degli operatori agrituristici, l’autorizzazione unica ambientale per gli allevamenti, i permessi per costruire le strutture agricole.
“Semplificazione della burocrazia inutile e norme per il territorio che mettano gli imprenditori agricoli in grado di competere sia con i loro colleghi di altre regioni, sia con quelli del resto d’Europa sono fondamentali per lo sviluppo delle nostre aziende”, ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello.
Lentezze e ritardi, per non dire immobilismo – tuona Coldiretti – dell’assessore all’Agricoltura Simona Caselli aggravano sempre di più la situazione. Solo nell’ultimo periodo c’è stato un lungo ritardo nell’assegnazione dei fondi del Piano regionale di Sviluppo Rurale per quanto riguarda i finanziamenti destinati alla lotta integrata. L’assessorato Agricoltura – afferma Coldiretti – fino a un mese fa aveva annunciato di voler pagare per la lotta integrata solo il 25 per cento delle domande, lasciando fuori 3 domande su 4, nonostante ne avessero i requisiti.
“In una Regione che pretende di essere tra le più green d’Europa anche il minimo ritardo è inaccettabile – sottolinea ancora Mauro Tonello – soprattutto in un settore che produce alimenti di eccellenza, molti dei quali competono con il resto d’Europa e con il mondo, come dimostra il record di 5,8 miliardi di esportazioni raggiunti dal settore agroalimentare regionale”.
Nel mirino degli agricoltori c’è anche la necessità di rivedere le zone vulnerabili ai nitrati. Dopo la presentazione all’inizio del 2015 dello studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che ha scagionato definitivamente gli allevamenti, accertando finalmente la responsabilità nell’inquinamento delle acque sotterranee da parte anche di settori diversi dalle attività agricole, l’assessore regionale all’Agricoltura, dopo aver dichiarato l’impegno “per una maggior flessibilità nelle pratiche agronomiche, alla deroga ai carichi di organico nelle zone vulnerabili e ai periodi di divieto”, invece di predisporre immediatamente una nuova perimetrazione, con la conseguente modifica delle zone vulnerabili ai nitrati, viene oggi accusata dagli agricoltori di non aver praticamente fatto più nulla.
“Non possiamo – dice Tonello – perdere ulteriore tempo: se vogliamo tutelare davvero l’ambiente e sostenere i prodotti di elevata qualità dell’agricoltura, non possiamo più chiedere soltanto alla zootecnia di addossarsi oneri e vincoli che dipendono da attività diverse. È necessario che l’Emilia Romagna presenti sollecitamente a Bruxelles una proposta di modifica delle aree con un nuovo piano che tenga conto delle nuove fonti di inquinamento non agricole come comprovato dallo studio Ispra”.
Il presidente Stefano Bonaccini, tuttavia, la faccia ce l’ha messa. E nel corso di una videoconferenza da Roma, dove si trova per impegni istituzionali, con la piazza dei coltivatori in rivolta, il capo dell’esecutivo regionale qualche impegno lo ha assunto. Bonaccini ha tra l’altro annunciato di voler convocare immediatamente un tavolo di confronto sul tema dei danni da fauna selvatica e di voler confrontarsi anche con Bruxelles sulle gestione degli animali selvatici che – ricorda Coldiretti – in Italia è patrimonio indisponibile dello Stato, mentre nella maggioranza dei Paesi europei è proprietà privata degli agricoltori o res nullius (bene a disposizione di tutti). Sulla burocrazia, il presidente della Regione ha ricordato che per l’applicazione del silenzio assenso è pronto a confrontarsi con i rappresentanti degli agricoltori per estendere i provvedimenti per lo snellimento della burocrazia.
“Ci preoccupa – ha detto il presidente regionale di Coldiretti Mauro Tonello – che la Regione abbia deciso solo all’ultima ora di reperire risorse sull’agroambiente e di prendere alcuni provvedimenti sulla burocrazia, che attendevamo da anni. Accogliamo con soddisfazione le promesse fatte dal presidente Bonaccini, e per questo terremo monitorate le decisioni della Regione, affinché gli impegni presi davanti alla piazza gremita si trasformino in azioni. Solo i fatti potranno dare soddisfazione a Coldiretti e ai suoi associati”.
Intanto la Lega Nord cavalca la protesta della Coldiretti, appoggiandone la battaglia. “La battaglia delle associazioni degli agricoltori è legittima – spiega il consigliere regionale, Gabriele Delmonte – perché ci sono aree dove l’agricoltura deve convivere con la fauna selvatica, con tutti i rischi e i danni che essa comporta”.