Uscirà in questi giorni, sulla rivista PLoS ONE, il risultato di una lunga ricerca frutto della collaborazione tra il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma (Sezione di Biotecnologie Ambientali), coordinato dal Prof. Nelson Marmiroli, e il gruppo della Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali dell’Università di Teramo, coordinato dal Prof. Michele Pisante.
Lo studio propone la tecnica agronomica del NO-tillage (no aratura) nella coltivazione del grano duro: una tecnica che prevede come pratica continuativa la semina delle colture direttamente sulle stoppie della coltura precedente, i cui residui vengono lasciati totalmente o quasi (90-100%) sul terreno. Con questa procedura, che si inserisce nelle pratiche eco-sostenibili, viene infatti risparmiata l’energia necessaria per l’aratura ma viene anche lasciata intatta la situazione pedologica del suolo, pratiche agronomiche del passato che ovviamente rispondevano allora più a criteri di necessità che di sostenibilità ambientale.
In questo lavoro le tecniche agronomiche sostenibili sono combinate con indagini genetico-molecolari sui loro effetti positivi in particolare sulle proprietà tecnologiche e alimentari della granella ottenuta. Come spiega la Dott.ssa Giovanna Visioli, che ha contribuito in modo significativo a questo lavoro, mediante metodologie proteomiche avanzate combinate a tecniche di spettrometria di massa è stato infatti dimostrato che in regime di agricoltura a basso impatto ambientale o di agricoltura conservativa, si riescono egualmente a ottenere buone rese combinate a elevati indici di qualità tecnologica. Questi nuovi approcci nella coltivazione di piante di grande interesse alimentare mirano anche a ottenere prodotti che siano al contempo liberi da inquinanti ambientali ma anche più nutrienti e digeribili.
Produttività e sostenibilità sono dunque le sfide dell’agricoltura del futuro, sfide che possono essere vinte combinando ricerca in campo e in laboratorio. L’Università Italiana può dare un grande contributo in questo senso: e quando riesce a fare sistema, collaborando, emerge all’avanguardia. Ne è testimonianza questa ricerca: la rivista PLoS ONE è infatti una delle più qualificate al mondo nel settore.
Il progetto è stato interamente finanziato da AGER (Agroalimentare e Ricerca) un panel di Fondazioni Bancarie (tra cui Fondazione Cariparma) che, unico esempio in Italia, hanno investito ingenti risorse per finanziare importanti Progetti in campo Agroalimentare.