Consiglio comunale di Parma in aula con all’ordine del giorno argomenti piuttosto sentiti come il piano particolareggiato per la parte monumentale del cimitero della Villetta e il recupero ambientale delle aree limitrofe al canale Cinghio. Ma i lavori sono iniziati come di consueto con le interrogazioni, quasi tutte datate rispetto al momento della discussione in aula.
Le interrogazioni
Tra queste quella che denuncia lo stato di degrado al Parco Ducale, presentata dal consigliere Giuseppe Pellacini. L’assessore ai Lavori pubblici Michele Alinovi ha però annunciato che sono già in agenda interventi in merito. In particolare, subito dopo l’estate saranno messi a dimora 800 nuovi arbusti da siepe e installato un impianto di irrigazione dedicata. Sarà rifatta inoltre la pavimetazione dell’anello che circonda l’area verde. A realizzare i lavori sarà Iren, che ha accumulato ritardi – ha sottolineato l’assessore – a causa della riorganizzazione interna che ha visto lo spostamento di diversi settori.
Rispondendo all’interrogazione del consigliere Nicola Dall’Olio in merito alla chiusura del sottopasso, l’amministrazione ha annunciato che saranno realizzati nuovi passaggi pedonali rialzati rispetto alla sede stradale sia sullo stradone, sia in via Calatafimi e in via Fleming. Tutti i passaggi saranno inoltre dotati di semaforo a chiamata. I sottopassi – è stato sottolineato in aula – saranno chiusi tutti per evitare i problemi di manutenzione.
Il consigliere Maria Teresa Guarnieri, con l’interrogazione depositata a marzo scorso, ha chiesto lumi sui tempi per il completamento della Scuola Europea. Non senza una tirata d’orecchie all’amministrazione, ritenuta responsabile della decadenza dell’accordo transattivo con l’azienda costruttrice che, nel 2012, in cambio di soli 700mila euro, si era impegnata a completare i lavori entro l’anno e a rinunciare al contenzioso. Scelta, quella dell’amministrazione, che ha poi determinato le dimissioni dei precedenti amministratori della Stu Authority.
“Fa piacere rispondere nella giornata in cui è partito il cantiere della nuova Scuola Europea”, ha risposto il sindaco Federico Pizzarotti, specificando inoltre che “la nuova scuola sarà utilizzabile per l’anno scolastico 2016/2017”. Resta invece aperto il contenzioso con l’azienda, “sul quale deciderà il giudice, anche sulla scorta degli elementi portati dall’amministrazione in materia di lavori non fatti e altro”. Pizzarotti ha anche ricordato il lungo iter portato avanti per sbloccare i lavori con tavoli fatti con due sottosegretari perché erano necessarie delle modifiche a livello nazionale.
Guarnieri ha poi polemizzato sui toni utilizzati dal sindaco, ma si è detta contenta per l’avvio del cantiere. Sottolinea però “che ci sono voluti 5 milioni di soldi pubblici per finire i lavori, a fronte dei soli 700mila necessari per chiudere i lavori entro il 2012”.
Le commemorazioni
Il Consiglio comunale ha poi commemorato con una serie di interventi e con un minuto di silenzio, Vincenzo Raffaele Segreto, che è stato responsabile della comunicazione prima del Teatro Regio e poi della Casa della Musica, Luigi Rastelli, ovvero il comandante “Annibale”, e Silvio Bocchi “pioniere del rugby parmigiano”, tutti scomparsi nel mese di giugno.
Le Comunicazioni
Tra le comunicazioni alla Giunta, il consigliere Alfonso Feci è intervenuto sull’atto intimidatorio all’Efsa, chiedendo che il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico venga a Parma per dire con la sua voce come il Governo vuole garantire la sicurezza. Il sindaco Pizzarotti in proposito ha reso noto di aver inviato a Roma un’altra lettera per chiedere il potenziamento degli organici delle forze dell’ordine.
Scintille in aula tra Mauro Nuzzo e il sindaco Pizzarotti sul tema della rete per il teleriscaldamento, dopo la comunicazione dell’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, secondo la quale l’infrastruttura è di proprietà comunale e non di Iren, che l’ha invece utilizzata senza riconoscere nulla all’ente. Una posizione che secondo Nuzzo potrebbe configurare un danno erariale. Per il sindaco Pizzarotti, però, Nuzzo “ignora” la pratica amministrativa. Il sindaco ha infatti spiegato che in seguito alla nota dell’Anac ci sono stati diversi contatti e altri ce ne saranno anche con l’Autorità per l’Energia e l’Antitrust. Allo stato dei fatti, però, ha sottolineato Pizzarotti, “la rete è stata costruita da privati” ed è quindi loro. In caso contrario, Iren si rivolgerebbe al giudice e il Comune rischierebbe di dover pagare 80-100 milioni per acquistare la rete.
Pellacini ha poi chiesto notizie in merito all’inchiesta interna su quanto accaduto in Parma Gestione Entrate, prima che venisse travolta dall’inchiesta della magistratura. Lorenzo Ilariuzzi in proposito ha annunciato entro fine mese una nuova commissione secretata per analizzare la relazione su Pge, attualmente in corso di ultimazione.
Sul progetto della Biblioteca di Alice al Pablo sono intervenuti sia Pellacini, sia Giuseppe Bizzi che, pur approvando l’idea, hanno posto l’accento sull’area individuata e sul mancato coinvolgimento del Consiglio dei cittadini volontari. Bizzi ha chiesto inoltre lumi anche sui lavori alla Biblioteca Civica. L’assessore Alinovi ha però sottolineato che “non è stata scelta quell’area verde a cuor leggero”, ma dopo un’attenta valutazione delle alternative che si sono però rivelate inadeguate. Inoltre, ha detto Alinovi, il progetto della Biblioteca di Alice è stato presentato in assemblea ai cittadini, dopo essere stato proposto al Consiglio dei cittadini volontari. “Progetto sostanzialmente bene accolto dai cittadini, voci contrarie erano minoritarie”, ha detto Alinovi. Per quanto riguarda la Civica, infine, Alinovi ha detto che l’appalto è già stato affidato e che i lavori inizieranno a breve.
In merito all’esclusione per 5 anni della Iko dai benefici del Comune di Parma per la mancata rendicontazione sulla rassegna Parma and Stars, Bizzi ha poi sottolineato che “dopo Mater è la seconda volta che l’amministrazione sbaglia a scegliere il partner”. Il consigliere ha inoltre sollevato il dubbio che dietro la mancata rendicontazione si possa nascondere qualche mancato pagamento che poi ricade sull’amministrazione. Bizzi ha inoltre lamentato “l’incapacità di creare in questi anni una tradizione” per quanto riguarda la rassegna estiva, ciò anche per la mancanza di una progettualità propria e i continui affidamenti a società esterne.
Maurizio Vescovi, in merito alla Giornata mondiale della donazione di sangue, ha segnalato che negli ultimi mesi sono calate le donazioni a Parma. Andrea De Lorenzi, infine, ha ricostruito l’iter del progetto del nuovo campo da calcio di via Jacobs, lamentando però che nonostante gli incontri fatti, “molti si sono interessati alla questione soltanto quando hanno visto le ruspe”.
Le delibere
Subito dopo il Consiglio ha preso in esame la Convenzione per la gestione associata della Segreteria generale con la Provincia di Parma e il Comune di Salsomaggiore. Il sindaco Pizzarotti ha spiegato che la segretaria Alfieri sarà condivisa fino a dicembre con gli altri due enti, riservando però al Comune di Parma il 50% del tempo, mentre la Provincia ne usufruirà per il 33% e Salsomaggiore per il 17%. Una scelta che consente una riduzione dei costi. Sul punto si sono registrati i pareri contrari di alcuni consiglieri di opposizione, tra cui quello di Maria Teresa Guarnieri, che chiedono un segretario generale a tempo pieno per il Comune di Parma, o al massimo un accordo solo con la Provincia. La Convenzione è stata comunque approvata con 23 voti favorevoli e 5 astenuti.
Il Consiglio comunale ha poi approvato una delibera tecnica in materia urbanistica, proposta dall’assessore Michele Alinovi, relativa alla individuazione di nuova simbologia Rue per la localizzazione degli edifici interessati dalla realizzazione di opere pubbliche stradali, ferroviarie o idrauliche e ricollocazione di immobili in via Braga, zona Mariano. La delibera è stata approvata con 16 voti favorevoli e 11 astenuti.
La mozione sul Teatro Regio
In Consiglio comunale arriva quindi la mozione dei consiglieri di opposizione che mira ad impegnare il sindaco a fare chiarezza sulla vicenda e a procedere alla revoca dei componenti del consiglio d’amministrazione della Fondazione Teatro Regio in seguito all’inchiesta della magistratura sulle nomine. La maggioranza chiedeva la secretazione della seduta in quanto gli argomenti riguardano la posizione di persone indagate, parere sostenuto anche dal segretario generale Alfieri che in proposito ha richiamato il codice della privacy. Parere opposto quello di Paolo Buzzi a nome di tutta l’opposizione, in quanto si tratta ormai di “fatti notori” e si assume anche l’impegno di non fare nomi durante la discussione.
Posizione salomonica quella del capogruppo di maggioranza Marco Bosi che sulla mozione relativa alla secretazione annuncia l’astensione del Movimento 5 Stelle per lasciare all’opposizione “la responsabilità di fare la seduta pubblica”. Mozione approvata con 11 voti favorevoli e 6 astenuti. La seduta è pubblica.
Ad illustrare la mozione è il consigliere Nicola Dall’Olio.
Il consigliere Roberto Ghiretti chiede un passo indietro del Cda e, rivolgendosi alla maggioranza, la invita a riflettere se il loro voto contrario sulla mozione risponde davvero al loro reale sentire. Maria Teresa Guarnieri ha chiesto con insistenza al sindaco Pizzarotti di rendere noti i motivi che hanno spinto il Cda della Fondazione a mettere da parte i risultati della selezione per procedere a nomine diverse, ritenendo che sicuramente ciò è stato fatto “nel rispetto dell’interesse pubblico”.
“Io non faccio il processo proprio a nessuno, a differenza di quanto dai banchi della giunta e della maggioranza è stato fatto verso altri”, ha sottolineato la Guarnieri. Ricordando anche che il Comune è al momento socio unico e questo non risponde allo Statuto, quindi sarebbe opportuno favorire l’ingresso di altre realtà perché il confronto garantisce la trasparenza.
Lucio De Lorenzi, per la maggioranza, ha ripercorso quanto accaduto al Regio, citando anche diverse testate e le posizioni del senatore Giorgio Pagliari, autore dell’esposto in Procura che ha innescato l’inchiesta sulle nomine. De Lorenzi annuncia il voto contrario della maggioranza “sulla mozione che non è certo un voto per ordini supremi o per ordini di partito, ma è una convinzione molto netta”. Il consigliere pentastellato ha sottolineato che la mozione “non ha senso presentata oggi”, perché si riferisce ad “eventi che si sono verificati più di un anno fa”.
Pellacini lamenta in questi anni un “decadimento qualitativo del nostro teatro veramente imbarazzante”, più che l’esistenza di indagini e gli avvisi di garanzia. Il Comune di Parma rimasto solo, senza gli altri soci, quindi per Pellacini deve fare un passo indietro. “Dell’operato di questa amministrazione all’interno del Teatro Regio – ha poi aggiunto il consigliere dell’Udc – non ho condiviso nulla”. E parla di “gestione assolutamente fallimentare”.
Caustico il consigliere Franco Cattabiani: “Mi accontento che si dimetta almeno l’assessore alla Cultura, che rispetto agli altri nulla ha da dare al teatro”.
Il consigliere Bizzi ha subito chiarito di non aver firmato la mozione, ma che ne ha condiviso alcuni punti. “Non condivido il cuore della mozione, cioè la richiesta di dimissioni del Cda”, ha detto Bizzi, che ritiene però indispensabile che il sindaco faccia chiarezza davanti alla città sui motivi che hanno spinto la Fondazione a fare quelle nomine, abbandonando la selezione svolta dalla commissione incaricata. “Occorreva spiegare il perché, questo è sempre mancato”, ha sottolineato Bizzi.
Mauro Nuzzo ricorda di aver chiesto già all’epoca se ai lavori della commissione presieduta da Cristiano Chiarot avevano partecipato altre persone, non titolate ad essere presenti, ma non ha ricevuto risposte. Contesta a Pizzarotti di aver nascosto per tre mesi l’avviso di garanzia, saltato fuori alla vigilia del voto per le amministrative.
“A protezione dell’immagine del Teatro Regio, a protezione del lavoro del Cda, a protezione di un Teatro che rappresenta la città, un passo indietro sarebbe un atteggiamento per lo meno educato”, ha sottolineato Nuzzo, pentastellato di opposizione. Chiedendo al sindaco Pizzarotti i motivi per i quali “ha celato l’informazione di garanzia per tre mesi”, e si è poi “una volta sospeso, rivoltato contro chi le ha dato legittimità politica” (Beppe Grillo). Ma soprattutto ha chiesto il perché sono state fatte queste nomine. Nuzzo lancia poi un appello alle Fondazioni bancarie per entrare nel Teatro Regio e dà l’avviso a Pizzarotti: “Mancano pochi mesi, ormai è finita”.
Andrea De Lorenzi sottolinea che dal 2002 tutte le nomine fatte dalla Fondazione sono state “fiduciarie e ad personam”. Ricorda che non è stato presentato nessun ricorso da parte dei trenta partecipanti alla selezione e attacca il senatore Pagliari, autore dell’esposto, che da subito ha parlato di ingerenze sulla commissione selezionatrice. “Unica parte della mozione che condivido – ha detto De Lorenzi – è il nuovo ingresso di soci con diritto di voto e questo è il mio auspicio”.
Il capogruppo della maggioranza Marco Bosi annuncia che “qualcuno ne risponderà giuricamente, perché un danno è stato fatto non a noi, non all’amministrazione, non al Cda, non al Teatro Regio, ma a questa città”. Ed ha ribadito che quella sul Teatro Regio “è una manovra politica” e lo vedremo quando arriveranno le risposte.
Nicola Dall’Olio ha definito la questione Teatro Regio “un pasticcio al di là della vicenda giudiziaria” e sottolinea che “nessun danno d’immagine ci sarebbe stato per la città, se il sindaco il giorno dopo avesse reso noto l’avviso di garanzia e l’esistenza di un’indagine”. Un danno determinato, secondo il capogruppo del Pd, tutto all’interno del Movimento 5 Stelle. In particolare, Dall’Olio ricorda che i sette potenziali manager individuati dalla commissione, avrebbero dovuto presentare un progetto triennale per il Teatro Regio che avrebbe consentito al Cda una valutazione migliore. “Auspico ci sia l’archiviazione, ma ritengo opportuno un passo indietro per come la vicenda si è sviluppata”, ha chiarito Dall’Olio, che ha però riconosciuto pure che “l’amministrazione comunale nel 2012 è stata lasciata sola perché quella Fondazione era una brutta gatta da pelare, piena di debiti”. Ma ha suggerito pure di “trovare una convergenza con le altre forze politiche” per favorire l’ingresso di altri soggetti nella Fondazione. Invitando a imitare il modello Parma Calcio, ad azionariato diffuso, anche per il Teatro Regio.
Marco Vagnozzi ha mosso critiche all’opposizione, in particolare al consigliere Pellacini che ha parlato di “nomine più che legittime” chiedendo però le dimissioni, che ha lamentato l’assenza del balletto ma “Roberto Bolle non mi sembra un tenore”. A Vagnozzi, però, non è andato giù l’affermazione di Pellacini – “questa è una gestione fallimentare” – visto che quella di prima ha chiuso con un pesante passivo. Non è mancato l’affondo sul Pd e un’affermazione che non passerà certo inosservata: “Il danno lo ha creato chi secondo me ingiustamente ha sospeso il sindaco Pizzarotti dal Movimento 5 Stelle”, ha detto Vagnozzi.
Paolo Buzzi attacca le regole interne al Movimento, “opaco e non trasparente”, visto come si fanno le sospensioni e le espulsioni. E chiede al sindaco di chiarire i motivi delle scelte fatte dalla Fondazione Teatro Regio. “Le cose le sappiamo e prima o poi verranno fuori”, ha però sottolineato Buzzi parlando di “nomine etero-dirette”, di “telefonate” e di “aneddoti”.
L’assessore alla Cultura, Laura Ferraris, ha messo in piedi una difesa a 360 gradi. “Se la Fondazione ha un unico socio questo non è colpa dell’amministrazione” ma per la “situazione difficile” che c’era nel 2012 che ha fatto uscire gli altri enti “già prima del nostro arrivo”. Ferraris ha sottolineato che “il Cda ha fatto una prima opera di salvataggio” quando forse era più facile liquidare la Fondazione. Ha poi spiegato che si è scelta la selezione “per procedere in un’ottica di trasparenza anche se non richiesta” e che questa non era indispensabile per la domanda ministeriale. Ferraris ha aggiunto che la “Fondazione è di diritto privato che ha sempre nominato direttamente come fanno tutti i teatri di tradizione” e all’opposizione che si offre per la difesa del Teatro dice “benvenuti”. L’assessore ha confermato infine la collaborazione con la magistratura che indaga sul caso.
Il sindaco Pizzarotti non spiega le motivazioni per le quali ha scelto Meo e Minghetti “che fino a gennaio 2015 non conoscevo”, ma ha replicato “nei denti” ai consiglieri dell’opposizione. “Non sono eterodiretto, perché se c’è una cosa che so fare è decidere con la mia testa”, ha sottolineato rivolto a Buzzi. Parla di “venticello della calunnia” che soffia su questa vicenda e di “mozione inutile”, e attacca i consiglieri “che hanno gettato il sasso e poi sono andati”. Rispetto all’inchiesta Pizzarotti ha detto che “c’è la massima tranquillità”.
Duro affondo sul “senatore Pagliari che ha detto baraccate di balle perché prima dice che si manda le raccomandate perché sa chi nominiamo e poi quando non lo facciamo dice che era tutta una farsa”. Ricorda inoltre che Pagliari suggeriva di “prendere la Spocci mandata via da Cagliari un anno dopo”. Nessuno scandalo per quanto riguarda l’abbandono della selezione del nuovo direttore. “L’avviso prevedeva che si poteva ritirare, che si potevano aggiungere e togliere curriculum, si poteva fare tutto”, ha chiarito Pizzarotti, che ha ammesso “divergenza di opinioni” con la commissione, tanto che poi sono state fatte scelte diverse. E cita i principali risultati: “Noi abbiamo dimezzato i debiti e abbiamo un’offerta molto più ampia con molti meno soldi”.
Nelle dichiarazioni di voto posizioni immutate e qualche scintilla. Soprattutto fra Dall’Olio e Pizzarotti. Alla fine il consiglio ha respinto la mozione con 17 voti contrari, 7 a favore e un astenuto.
Il sindaco pluri indagato non ritiene di dover dare spiegazione alcuna al Consiglio comunale. Questa la sintesi della lunga discussione nata dalla presentazione da parte delle minoranze della mozione con cui si chiedeva innanzitutto di chiarire le ragioni stringenti che hanno a suo tempo portato ad annullare il bando di selezione del direttore del Teatro Regio e i motivi per cui non ha informato la città delle indagini che lo riguardano.
Pizzarotti ha ribadito, anzi ha teorizzato, che non deve alcuna spiegazione al Consiglio Comunale sulla vicenda. Non si trovano le parole per commentare un tale analfabetismo democratico che offende e svilisce non solo il parlamento cittadino ma i parmigiani tutti. È evidente come questa amministrazione, insediatasi quattro anni fa per cambiare la politica e la città, sia ormai ridotta a difendere in modo pervicace la propria stessa esistenza e le piccole posizioni di potere che si trova a gestire.
Non indugeremo oltre su questa vicenda convinti che sarà il lavoro della Magistratura a dirci, speriamo in tempi brevi, quello che il Sindaco si è ostinato a nascondere alla città.
Ma, qualunque sia l’esito del percorso giudiziario, il sindaco durante il consiglio si è già auto-condannato alla mancanza di trasparenza della peggiore politica.
I gruppi consiliari di
Altra Politica, Civiltà Parmigiana, Forza Italia, Parma Unita, Partito Democratico, Possibile, Udc