L’Oratorio di San Tiburzio riapre le porte a Parma dopo 40 anni

L’Oratorio di San Tiburzio riapre le porte a Parma dopo 40 anni

3277
0
CONDIVIDI

Ci voleva un evento speciale come il Gola Gola Festival per rivedere – dopo quasi quarant’anni di chiusura – l’oratorio di San Tiburzio, l’antica chiesa che fa parte del palazzo dell’Asp Ad Personam in centro a Parma usato fino agli anni ’70 come Cappella universitaria. L’Asp ha deciso di iniziarne il recupero per riaprirlo alla città in coincidenza con il Gola Gola Festival, con gli attori della compagnia Teatro del Cerchio che reciteranno per guidare i visitatori in un percorso della durata di circa 8 minuti. Un itinerario dei sensi per far conoscere al pubblico gli ingredienti della lavorazione del Parmigiano Reggiano, attraverso racconti e curiosità. Alla fine si potrà anche assaggiare… Il percorso passerà dal profumo del fieno al rumore del latte fino al contatto tattile con il sale, tutti elementi necessari per il formaggio duro più buono del mondo.

L’allestimento è seguito ad alcuni lavori di manutenzione ordinaria all’interno dell’edificio: una pulizia profonda per eliminare depositi di guano, la chiusura di piccole falle nella copertura per bloccare l’accesso ai piccioni e la sistemazione del pavimento, che non era più a livello e in un punto perfino sfondato. Ma l’Azienda alla persona di Parma cercherà aiuti esterni per completare tutto il restauro di San Tiburzio. Per il momento l’edificio rimarrà aperto nei giorni di Gola Gola Festival, ma già si sta lavorando al futuro. Il Comune di Parma inserirà l’oratorio di borgo Palmia nel programma Argento Vivo, visite guidate riservate a over 55, con incontri a fine giugno e a settembre. Inoltre, San Tiburzio potrebbe diventare uno spazio per la celebrazione di matrimoni con rito civile.

La storia della chiesa di San Tiburzio

La chiesa sconsacrata di San Tiburzio sorge sulla stessa area che ospitò probabilmente il primo tempio cristiano costruito a Parma, a sua volta edificato sopra un precedente tempio pagano dedicato a Marte. La chiesa del V secolo venne dedicata a Maria Santissima. Dalle poche fonti antiche, fino al XV secolo è stata retta da un priore dipendente dal monastero di San Giovanni Evangelista. Nel 1531 la chiesa fu affidata alle Convertite, monache terziarie francescane, presenti in città fin dal Duecento, che vi eressero accanto il loro convento di clausura, intitolato a San Tiburzio nel 1577.

Chiesa e convento vennero soppressi in epoca napoleonica e utilizzati in vari modi. La chiesa fu anche sede di un maniscalco. Passò quindi in proprietà alla Congregazione della Carità – che poi diverrà Iraia e oggi Asp Ad Personam – che ristrutturò tutto il complesso nel 1885 su progetto dell’architetto Pancrazio Soncini. Un altro restauro fu fatto nel 1913. La chiesa fu restituita al culto nel 1945, come cappella universitaria. Fra 1946 e 1977 fu proprietà del Seminario vescovile, per poi tornare agli Iraia.

L’attuale Oratorio di San Tiburzio fu completamente ridisegnato nel 1720 da Edelberto Dalla Nave, architetto parmigiano, su commissione delle Convertite e ricostruito fra 1721 e 1723 da Cristoforo, Angelo e Francesco Bettoli. Un significativo esempio di architettura tardo barocca parmense: a pianta centrale, l’edificio in muratura ha una copertura a cupola ellittica, con sovrastante tiburio ottagonale.

L’interno è ordinato da colonne in stucco a finto marmo, la pavimentazione è in quadrotti di marmo bicolori. I dipinti a fresco e a olio sono di Giuseppe Dalla Nave (fratello dell’architetto). Sull’altare stava una pala raffigurante il martirio di san Tiburzio, morto a Roma nel III secolo, opera di Clemente Ruta, oggi conservata nella chiesa di San Vitale in strada della Repubblica.

Gli affreschi della cupola dell’Oratorio ed i pennacchi raffigurano l’Assunta e i quattro evangelisti; furono restaurati nell’Ottocento da Giovanni Gaibazzi. Nello stesso secolo vennero anche aggiunte le statue della facciata, realizzate da Agostino Ferrarini, raffiguranti in alto i santi Filippo Neri, Carlo, Nicola di Bari e Vincenzo de’ Paoli e accanto all’ingresso le virtù teologali della Fede e della Carità. All’interno sono le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza.

L’Oratorio di San Tiburzio fa parte del Palazzo della Congregazione di San Filippo Neri, che da inizio ‘800 è sede della Congregazione della Carità, poi Iraia e oggi Ad Personam. La Congregazione fu fondata nel 1499 dal frate minore Francesco Meda.

Il Palazzo venne edificato nel ‘300, in origine come convento delle francescane Convertite, poi più volte modificato nelle forme e nella destinazione. L’attuale facciata del Palazzo della Congregazione – disegnata dall’architetto Pancrazio Soncini del 1884 per raddrizzare la strada – è un significativo esempio di eccletico-liberty. L’ingresso su vicolo San Tiburzio è opera di Luigi Bettoli.

Di frequente, in vari punti dell’edificio si incontrano le lettere “BD”: “Benedictus Dei”, saluto dei congregati di San Filippo. Si osserva spesso anche il simbolo del pellicano, scelto dalla Congregazione per rappresentare l’opera di carità: si riteneva infatti che il pellicano per nutrire i piccoli si strappasse carne dal proprio petto, il segno della rinuncia, ciò che fa chi dona del proprio per aiutare i bisognosi.

Il palazzo della Congregazione ospita anche la sede storica della farmacia S.Filippo Neri, la parte più rappresentativa dell’edificio assieme ai contigui locali dell’ex oratorio e alla chiesa di San Tiburzio. Avviata all’inizio del Seicento, la farmacia divenne nei secoli sempre più importante per Parma. Oggi, sotto volte a crociera, conserva l’elegante mobilio del Settecento e i banconi per preparare i medicinali. Ha funzionato fino al 1966. Gli strumenti della farmacia sopravvissuti attualmente sono esposti nella Pinacoteca Stuard, in borgo del Parmigianino.

Fino all’anno 2002, era esposta nel Palazzo della Congregazione La ricca Collezione Stuard, raccolta d’arte di proprietà dell’Asp Ad Personam, nata da un prezioso lascito quasi due secoli fa. Il collezionista Giuseppe Stuard, nel 1834 assegnò alla Congregazione in eredità tutta la sua pinacoteca di circa 200 opere. L’originaria collezione fu integrata nel tempo con altre donazioni. Il pezzo più noto è il Levriero del Parmigianino. La collezione comprende opere di Sebastiano Ricci, Brescianino, Cecrope Barilli, Amedeo Bocchi e molti altri. È rimasta esposta in questo Palazzo dal 1850 fino al 2002, quando tutte le opere sono state prestate al Comune di Parma per un nuovo allestimento nell’ex convento di San Paolo.

Nella Pinacoteca Stuard sono conservati anche oggetti della Congregazione S.Filippo Neri, come gli strumenti per il voto dei congregati, un grande alambicco e un bellissimo mortaio alto oltre un metro già della Farmacia. Nella collezione c’è pure una macchina per estrarre numeri: non serviva per il gioco della tombola, ma ad estrarre i nomi di capofamiglia o anziani che avrebbero ricevuto per un anno la beneficenza della S.Filippo.

Nessun commetno

Lascia una risposta: