Andrea Romano, il deputato livornese del PD, aveva ieri commentato anche lui la notizia delle indagini in corso sul sindaco di Parma per l’alluvione del 2014. “A Parma il sindaco di nuovo sotto indagine. – scrive Romano – Di Maio, quello che diceva che se un politico viene indagato si deve dimettere che dice? Aspetta la fine dei ballottaggi? Con Assemini siamo a 15 comuni sui 17 amministrati dove i 5 stelle hanno problemi, camorra a Quarto, disastri amministrativi e avvisi a Livorno, Parma, Pomezia, abusi a Bagheria. Espulsione del sindaco a Gela, insomma di tutto un po’. Fare guai nell’80% delle amministrazioni controllate è un record che la dice lunga sull’incapacità amministrativa dei 5 stelle. La favola che loro sono diversi resiste solo sul blog di Grillo, mentre la realtà dice esattamente l’opposto”
Il sindaco Federico Pizzarotti non ha fatto tanto attendere la risposta, sui social.
“Pongo una riflessione ad Andrea Romano del Partito Democratico, che si è lasciato andare ai soliti commenti da bar su Parma– scrive il sindaco – mentre portavo la mia città in Cina per allargarne gli orizzonti in ambito culturale e turistico. Ma estendo la riflessione a tutti i parlamentari della Repubblica, nessun schieramento escluso, chiamati a rappresentare i cittadini e la Nazione.
Sarebbe ora che la si finisse di agitare uno contro l’altro il lavoro dei sindaci come fossero bandierine del Risiko da giocarsi nelle tornate elettorali, e che i parlamentari cominciassero a concentrarsi sul ruolo per il quale vengono ben pagati dagli italiani, nonostante l’irrilevante responsabilità rispetto a quella dei Primi Cittadini.
A noi sindaci interessa poco o nulla del vostro batti e ribatti polemico e francamente inutile. Ci muoviamo e operiamo in un contesto in cui una decisione presa con responsabilità può diventare un abuso d’ufficio, una calamità naturale mai vista negli ultimi cento anni può tramutarsi in un’inchiesta per disastro colposo. Il tutto mentre amministrare le città è diventato un compito gravoso, non solo per le risorse finanziarie sempre più ridotte, ma perché la responsabilità affidataci deve rispondere sempre e comunque alle domande, alle ansie, alle aspettative e alle insicurezze di ogni singolo nostro concittadino.
Per citare i miei colleghi che recentemente hanno scritto alle cariche istituzionali dello Stato, “Troppe volte vicende giudiziarie che riguardano Comuni italiani diventano oggetto di scontro politico indipendentemente e ben al di là dell’oggetto dell’indagine”. Il nostro impegno politico, nonostante tutto, continua a essere di vitale importanza per la democrazia: siamo le prime donne e i primi uomini a essere quotidianamente a contatto diretto con le problematiche che preoccupano l’Italia e gli italiani. I cittadini bussano alla nostra porta e non a quella del Parlamento, anche quando gli errori sono commessi direttamente da Roma (e a quanti errori ci tocca rispondere!). Si chiede solo rispetto per il nostro ruolo e la nostra funzione, perché se c’è un Paese che viaggia più veloce della politica, quello è il Paese rappresentato dalle città e dai loro sindaci”.