Le Terme di Salsomaggiore e Tabiano Spa potranno fare il concordato per il pagamento dei creditori, ma dovrà essere il presidente della Provincia, Filippo Fritelli, a occuparsi del suo perfezionamento e del controllo dell’attività. Lo ha deciso il consiglio provinciale, deliberando all’unanimità sulla proposta illustrata da Paolo Bianchi.
“Nel dicembre scorso il consiglio aveva già dato mandato al presidente della Provincia di mettere in vendita alcuni asset, conservando però il “ramo miniere” – ha ricordato Bianchi – Il percorso inizia nel 2010 quando i soci decidono di rendere più efficace questa spa, prima della scadenza del concordato; l’intervento del privato quest’anno ha salvato la stagione, con risultati abbastanza positivi. Ora si va al perfezionamento del concordato, che passerà al vaglio dell’autorità giudiziaria. Oggi pomeriggio la Regione discuterà una delibera analoga.”
Il Consiglio ha deciso all’unanimità di conferire al presidente della Provincia il mandato di perfezionare il piano di concordato, in stretto rapporto con i rappresentanti legali del Comune di Salsomaggiore e della Regione, con alcuni vincoli. Innanzitutto il concordato deve essere prevedere obbligatoriamente l’obbligo di continuare l’attività delle società coinvolte nel comparto sanitario e termale, per lo sviluppo del territorio, in difesa del suo tradizionale profilo culturale e sociale. Inoltre dovranno essere escluse dalle alienazioni dirette e dai contratti d’affitto d’azienda i beni relativi all’estrazione delle acque termali, per mantenerne il controllo in capo al Comune di Salsomaggiore, anche tramite scorporo o scissione di ramo d’azienda.
Ma la seduta consiliare si era aperta con un’altra questione di scottante attualità. il disagio in cui si trovano gli impiegati del Sild e dei Centri per l’impiego. Questione sollevata dal consigliere Maurizio Vescovi, secondo cui questi lavoratori sono stati sottoposti nell’ultimo anno ad una doppia rivoluzione: una normativa per l’applicazione dei decreti applicativi del “job act” e una organizzativa, con una ridefinizione “a contorni variabili”, non ancora conclusa. A ciò si è aggiunto l’esodo di molti dipendenti, passati da ottobre 2015 ad oggi da 53 a 36 ai Centri per l’impiego, con una criticità massima al Centro di Parma capoluogo, passato da 24 a 12 dipendenti. Di contro, il lavoro di front office non è affatto diminuito, con 4mila lavoratori disabili che oggi cercano lavoro (da 1000 che erano nel 2005). Nel 2015 si sono presentati agli sportelli dei Centri impiego 40mila persone in accesso, si sono stipulati oltre 25 mila “patti di servizio”, con disoccupati, inoccupati o non soddisfacentemente occupati; erano 15 mila nel 2007.
“Va riconosciuto a questi dipendenti un grande patrimonio di conoscenze e di impegno – afferma Vescovi – Ci aspettiamo una risposta precisa in tempi brevi, che li tuteli e dia loro nuova serenità. Siamo certi che la Regione si muoverà in questa direzione; già adesso si è avviato un percorso che ha visto l’approvazione dello Statuto e la nomina del direttore generale dell’Agenzia regionale lavoro che assorbirà Centri impiego e Sild, almeno fino alla fine del 2017.”
Vescovi ha poi presentato un ordine del giorno di sostegno ai lavoratori e di richiesta alla Regione di un attento e costante monitoraggio, che è stato approvato all’unanimità dall’aula.
Il Consiglio provinciale ha infine deliberato, sempre all’unanimità, che la Provincia torni a gestire direttamente le autorizzazioni della pubblicità lungo le strade provinciali, l’accertamento e la riscossione del relativo canone. La materia è stata illustrata da Nadia Dall’Aglio del Servizio Viabilità. La decisione è stata assunta a seguito della scadenza del contratto di concessione, per esercitare al meglio le funzioni proprie della nuova Provincia, con maggiore efficienza nell’espletamento delle pratiche, nella tutela del patrimonio e nel controllo dell’abusivismo, e anche per valorizzare le competenze interne. Ciò è reso possibile anche dall’informatizzazione delle pratiche. Si prevede in questo modo di aumentare le entrate, come già è accaduto per le altre concessioni stradali, passate in 10 mesi da un introito di 110 mila euro a 330 mila, grazie agli accertamenti compiuti in modo più rapido e puntuale.