Il 23 Maggio 2016 è il 24° anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Falcone assieme alla moglie ed a tre uomini di scorta.
Era l’inizio di una stagione di attentati che segnò profondamente la Sicilia e l’Italia intera, che vide in seguito anche l’assassinio del giudice Borsellino con modalità simili.
La mafia alzava il tiro approfittandosi di un torpore diffuso in tutto il Paese e di una Nazione che sembrava quasi assuefatta, incapace di reagire alla disonestà, alla furbizia, all’illegalità…
Oggi, dopo un quarto di secolo, dobbiamo tristemente renderci conto che non possiamo ancora abbassare la guardia in quanto la cultura stessa di tipo mafioso, oltre che i crimini mafiosi, è ben lontana dall’essere estirpata.
Gli sviluppi dell’inchiesta Aemilia, che ben evidenzia il radicamento della mafia nel nostro territorio, segna il dato inquietante di una complicità culturale da apparati del mondo della politica, dell’economia, della società civile paragonabile a quel intreccio di società malata contro il quale Giovanni Falcone giocava la sua vera partita. Abbiamo visto come, disattenti, ci eravamo trovati il nemico in casa fino ad avere immobili riconducibili alla mafia siti nei nostri comuni.
La mafia si insinua nelle fessure più nascoste della mala politica: la lotta alla illegalità, alle ingiustizie, alla mala gestione della cosa pubblica, passa dalla trasparenza assoluta, dalla assunzione delle proprie responsabilità, da una progettualità capace di coinvolgere i nostri giovani.
Sono questi alcuni principi che rappresentano l’eredità morale di chi ha combattuto in prima linea la cultura mafiosa e che vorremmo fossero incarnati nell’azione amministrativa di chi oggi, anche a livello locale, ci governa.
Una certezza: la Lega Nord Parma ha ben presente che la mafia è merda e che chiunque si impegni in politica non deve arretrare mai di un solo passo.
Giovanni di Maggio, Lega Nord Parma
Maurizio Campari, Segretario Lega Nord Parma
