Discariche azzerate, con il conferimento di rifiuti negli impianti ridotto al 5% (-80% rispetto al 2011), progressivo spegnimento degli inceneritori, riciclo di carta, legno, vetro, plastica, metalli e organico portato al 70% entro il 2020, raccolta differenziata innalzata al 73% e produzione pro-capite di rifiuti ridotta del 20-25%. Questi sono solo alcuni degli obiettivi del Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr), approvato dall’Assemblea legislativa con 27 voti a favore, 2 astenuti, un contrario e 15 dichiarate non partecipazione al voto.
Varato dalla Giunta a gennaio e approvato oggi dall’Assemblea, il Piano delinea la svolta verde per l’Emilia-Romagna e i suoi territori. Un atto di pianificazione che fa seguito alla Legge regionale sull’economia circolare (L.r. 16/2015) e a un confronto su dodici sedute e un’udienza conoscitiva in sede di Commissione Territorio.
Tra le “rivoluzioni” del Piano la tariffa puntuale, che permetterà ai cittadini di pagare per ciò che buttano e non più per i metri quadrati dell’abitazione o per il numero di componenti del nucleo familiare. Previsti anche incentivi per i Comuni più virtuosi, ovvero quelli che invieranno meno rifiuti allo smaltimento, nonchè le imprese green, quelle, cioè, capaci di valorizzare le frazioni di rifiuti differenziati nell’ambito di cicli produttivi locali.
Una prima proposta di Piano era già stata adottata dalla Giunta nella precedente legislatura, il 3 febbraio 2014, quando una consultazione pubblica aveva portato a raccogliere 982 osservazioni formulate da 103 soggetti diversi. L’iter di approvazione del Piano, però era stato sospeso dall’interruzione anticipata della legislatura. La nuova Giunta, quindi, con il consenso della maggioranza dell’Assemblea, ha valutato la priorità di approvare una nuova legge regionale, sintetizzabile nel concetto di “economia circolare”, a cui il nuovo Prgr, con un orizzonte temporale al 2020, fosse pienamente coerente.
Nel 2014, i rifiuti urbani prodotti in Emilia-Romagna sono stati 2.929.953 tonnellate, pari a 657 chilogrammi per abitante. Registrata una crescita dell’1,1% rispetto al 2013. Quanto alle principali forme di smaltimento, nel 2014 la raccolta differenziata è cresciuta del 2%, raggiungendo il 58% del totale dei rifiuti urbani (e i primi dati sul 2015 fanno pensare si sia già raggiunto il 60%), l’11% è finito in discarica, il 25,8% incenerito con recupero di energia. Il valore più alto si ha a Parma (69% di raccolta differenziata), il più basso a Bologna (51%). Analizzando il “tasso di riciclaggio”, che raggiunge la media del 51% dei rifiuti da raccolta differenziata, si scopre che il legno sta all’89%, i metalli al 64, il vetro al 75, la plastica al 19, la carta al 56, la frazione umida al 44%.
Nel dare obiettivi puntuali di crescita della raccolta differenziata, il Prgr individua tre aree omogenee: la Montagna (131 Comuni) dovrà raggiungere il 65%, la Pianura (186 Comuni) il 79%, e l’area che contiene i capoluoghi e la costa (quella più segnata dai flussi per lavoro, studio e turismo) il 70%. Va detto che già oggi ci sono 30 Comuni emiliano-romagnoli che hanno raggiunto l’obiettivo al 2020. Ma ce ne sono più di 50 chiamati a uno sforzo notevole, dovendo crescere di oltre il 30% nei prossimi quattro anni.
Al miglioramento quantitativo dovrà corrispondere un miglioramento della qualità dei prodotti ottenuti tramite raccolta differenziata. Si procederà alla promozione del mercato dei prodotti riciclati per la pubblica amministrazione e all’incremento della frazione organica per produrre compost di qualità. Decisivo sarà anche lo sviluppo delle “filiere del recupero”: accordi sono già stati sottoscritti dalla Giunta nel campo della plastica, della grande distribuzione organizzata, per “le manifestazioni sportive sostenibili”, per il recupero delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee); altri accordi sono in fase di definizione nel settore delle costruzioni e demolizioni, dal recupero del vetro al riciclo dei pannolini usati.
Infine, il Prgr pianifica una significativa riduzione degli impianti di smaltimento. Al 2020, si prevede siano attive solo 3 discariche sul territorio regionale (Carpi, Imola, Ravenna) e che cessi il conferimento di rifiuti urbani a 2 degli attuali 8 impianti di termovalorizzazione: quello di Ravenna dovrebbe chiudere entro il 31 dicembre 2018, quello di Piacenza entro il 31 dicembre 2020.
Fra gli emendamenti approvati in Commissione, spicca quello che introduce “l’Osservatorio Costi”: dovrà integrare, monitorare ed analizzare le informazioni di tipo territoriale, tecnico ed infrastrutturale, correlandole agli impatti economici ed alle conseguenti ricadute tariffarie all’utenza. L’ Osservatorio analizzerà gli scostamenti tra quanto previsto e l’andamento reale, individuando gli interventi di interesse strategico regionale; monitorerà i costi del servizio sostenuti nei Comuni e provvederà a una loro comparazione; analizzerà le tariffe applicate nei Comuni, elaborate per tipologia d’utenza e le metterà in relazione con gli obiettivi del Prgr.
L’Aula ha respinto una questione pregiudiziale posta da un consigliere di opposizione, che chiedeva di non passare al voto poiché il Piano avrebbe dovuto essere ripubblicato e nuovamente sottoposto alle osservazioni dei cittadini, in quanto l’attuale stesura sarebbe assai diversa da quella adottata dalla Giunta il 3 febbraio 2014 e sottoposta alla consultazione. Ha prevalso l’opinione della maggioranza, secondo la quale numerosi precedenti mostrano non vi sia alcuna necessità di ripubblicizzazione, qualora i documenti non presentino cambiamenti sostanziali.
Riduzione della produzione, riciclaggio, contenimento del numero di discariche, dunque. L’Europa fissa entro il 2030 il riciclaggio al 65% e lo smaltimento e conferimento in discarica al 10%, una percentuale che in Italia attualmente è prossima al 40%.
Il Piano prevede di continuare a garantire con sicurezza l’autosufficienza dello smaltimento nell’ambito regionale, con l’obiettivo di ottimizzare l’uso degli impianti esistenti e creare le condizioni per la chiusura progressiva di quelli non più necessari.
Un ruolo centrale nell’attuazione del Piano avranno i Comuni. Ad essi infatti spetta il compito di attuare nel proprio territorio le azioni previste in materia di prevenzione, raccolta differenziata e recupero in base alle specifiche peculiarità territoriali.
Non meno importante il ruolo dei cittadini, chiamati a collaborare con scelte quotidiane consapevoli, orientando l’acquisto dei prodotti alla riduzione dei rifiuti, all’attuazione di forme di riuso e a una raccolta differenziata di qualità.