La Borsa italiana non ha approvato la quotazione in Borsa della Banca Popolare di Vicenza. Si aprono quinidi serie problematiche per i detentori di titoli azionisti della banca, circa 117 mila persone.
Confconsumatori ritiene quindi indispensabile chiedere ai Tribunali civili di accertare l’invalidità dei contratti di acquisto sottoscritti dai risparmiatori, per le seguenti ragioni: il valore delle azioni negli scorsi anni è stato dolosamente gonfiato; agli azionisti sono stati presentati bilanci che non riflettevano il reale valore del patrimonio netto della banca; le modalità di collocamento in taluni casi hanno violato norme inderogabili del TUB, perché sono state vendute azioni a risparmiatori con un profilo di rischio non coerente; in altri casi le azioni sono state venduta in concomitanza con la concessioni di prestiti e mutui; in altri casi vi sono stati vizi formali negli adempimenti obbligatori a cui la banca era tenuta.
Mara Colla, presidente di Confconsumatori, commenta: “Il buon esito dell’aumento di capitale della BPVI, sottoscritto essenzialmente dal Fondo Atlante garantisce la salvezza della banca e dei suoi correntisti ed obbligazionisti. Il fallimento del tentativo di quotazione in Borsa della BPVI, invece, ha come conseguenza diretta che le azioni detenute dai circa 117.000 azionisti ormai non hanno purtroppo più alcun valore. A questo punto, l’unica alternativa per gli azionisti, rispetto alla perdita totale del capitale investito è avviare il tentativo di conciliazione obbligatorio, per poi poter introdurre la causa, laddove la banca non ritenga di voler conciliare”.
Secondo l’avv. Antonio Pinto, legale di Confconsumatori: “I numeri del bilancio approvato lo scorso 26 marzo, i risultati delle ispezioni condotte dalle autorità di vigilanza, l’esposto penale presentato dall’attuale management della Banca sulle vicende della passata gestione, sono alcuni degli elementi oggettivi che confermano la bontà delle tesi sostenute da Confconsumatori”.