Sul tema rifiuti e inceneritore, per Parma la strada si annuncia tutta in salita. Sia per quanto concerne le quantità di rifiuti da bruciare a Uguzzolo, sia per l’ambito dal quale la spazzatura arriverà a Parma. Le osservazioni al Piano regionale sulla gestione dei rifiuti approvato dalla giunta del presidente Stefano Bonaccini, formulate dal Comune e dalla Provincia di Parma, sono cadute miseramente sotto la scure dei tecnici che le hanno controdedotte e quasi tutte bocciate.
Osservazioni e controdeduzioni sono adesso all’esame della Commissione che tornerà a riunirsi a Bologna, alle 10 del prossimo giovedì 4 febbraio. Ma non sarà facile far passare con la politica quello che i tecnici hanno bocciato norme alla mano. Le parole utilizzate dai tecnici pesano come macigni sulle aspirazioni di amministratori e politici parmigiani, polverizzando qualsiasi promessa o impegno assunto nel passato.
Andiamo con ordine. Il Comune di Parma ha proposto di ridurre la quantità massima autorizzata di rifiuti conferiti al Paip, commisurandola all’aumento della raccolta differenziata dell’ambito provinciale. In sostanza il teorema Pizzarotti: affamare l’inceneritore per farlo lavorare meno.
Ebbene, i tecnici della Regione replicano in maniera secca: “L’osservazione viene respinta e si ribadisce che il PRGR definisce il contributo di ciascun impianto di termovalorizzazione necessario a garantire la copertura del fabbisogno regionale di smaltimento di RU ed RS”.
“Fabbisogno regionale”, dunque, non Parma o Parma e Reggio Emilia come deciso in questi primi giorni del 2016, ma Parma e i territori dell’Emilia Romagna che hanno l’esigenza di smaltire i propri rifiuti. Di conseguenza, affamare l’inceneritore porterà soltanto a un maggior conferimento da altri territori.
Se il concetto non fosse abbastanza chiaro, basta leggere la risposta all’osservazione presentata da Sel Emilia Romagna, secondo cui “pare opportuno definire con chiarezza che questo impianto potrà accogliere solo rifiuti urbani prodotti nella provincia di Parma”. I tecnici, a tal proposito, non si smentiscono e bocciano l’idea: “Il PRGR, nel pieno rispetto delle normative comunitarie di settore, ha tra i suoi obiettivi l’autosufficienza allo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali prodotti sul territorio regionale considerandolo come ambito unico e imponendo una pianificazione dei flussi che si sviluppa secondo una logica di area vasta, superando quindi i previgenti vincoli provinciali”.
Ci prova quindi la Provincia di Parma la quale “segnala che le prescrizioni autorizzative in vigore impediscono lo smaltimento di rifiuti provenienti da altre province, e che l’impianto è autorizzato, anche per i rifiuti speciali, allo smaltimento di flussi di origine locale. Nello specifico anche la Valutazione di Impatto Ambientale e i relativi esisti sono stati effettuati sulla base di uno scenario locale. Una modifica di tale scenario richiederebbe un nuovo SIA”.
I tecnici, in proposito, richiamano una legge regionale ben precedente all’entrata in funzione dell’impianto (2013), la 23 del 2011. “Innanzitutto occorre premettere – scrivono i tecnici regionali, bocciando l’osservazione di piazzale della Pace – che il PRGR adottato in regime di salvaguardia non esplica effetti relativamente ai flussi di rifiuti ai quali ci si dovrà conformare solo a seguito dell’approvazione definitiva del Piano. Con l’approvazione del PRGR che disciplina i flussi dispiega tutti i propri effetti la previsione della L.R. 23/2011 che individua il territorio regionale come ambito ottimale per la gestione dei rifiuti urbani. Si ritiene che nell’ambito della procedura di VIA avviata dall’amministrazione provinciale di Parma, finalizzata al riconoscimento della classificazione R1 dell’impianto di termovalorizzazione, ovvero di altra procedura dedicata, la Provincia debba conformare l’atto autorizzativo alle previsioni richiamate dalla L.R. 23/2011”.
Niente da fare anche sul fronte degli impianti di Trattamento meccanico-biologico dei rifiuti, proposti come alternativa per la selezione e il trattamento dei rifiuto urbano residuo.
Il Comune ha proposto in sostanza di introdurre nella pianificazione impiantistica un impianto di trattamento meccanico-biologico (TMB) da realizzare nel territorio della Provincia di Parma, per il trattamento di parte del rifiuto urbano indifferenziato e di parte del rifiuto organico proveniente dalla raccolta differenziata, al fine di realizzare un sistema alternativo all’incenerimento.
Secondo i tecnici regionali, però, “il PRGR considera gli impianti TMB esistenti, sulla base delle loro caratteristiche tecniche, come funzionali al pre-trattamento dei rifiuti destinati a smaltimento in discarica nel pieno rispetto della normativa vigente. La realizzazione dell’impianto TMB proposto non si ritiene sostenibile visti gli elevati livelli di RD (raccolta differenziata) attuali e quelli che il PRGR prefigura al 2020 e anche in considerazione del fatto che tale tecnologia ad oggi non risulta supportata da sufficienti evidenze tecnico-scientifiche in riferimento alla situazione specifica emiliano romagnola”.