I carabinieri documentano 1266 episodi di spaccio e sgominano la banda: droga...

I carabinieri documentano 1266 episodi di spaccio e sgominano la banda: droga anche a minori

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Cocaina venduta tra Fidenza e Alseno, nel Piacentino, 29 arresti tra cui un pusher residente a Fidenza. Si tratta di un 32enne ecuadoregno. A lui vengono contestate diverse ipotesi di detenzione e cessione di cocaina nei confonti di vari acquirenti, nell’arco di circa otto mesi. Per lui sono scattati i domiciliari.

Ventinove misure di custodia cautelare nei confronti di italiani e stranieri, sequestrati 53 grammi di hashish, 107 di cocaina, 10 di marijuana, 37 di eroina e 800 millilitri di metadone, documentati 1266 episodi di spaccio e 92 consumatori individuati. Sono i numeri dell’operazione antidroga “Black House” eseguita dal comando provinciale dei carabinieri di Piacenza, coordinata dalla Procura della Repubblica.

I carabinieri di Piacenza, nelle prime ore della mattina del 23 gennaio, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare emessa su richiesta della Procura della Repubblica di Piacenza nei confronti di 29 indagati (17 stranieri e 12 italiani) per i quali si ipotizza la responsabilità, a vario titolo e in concorso tra loro, per aver commesso i reati di traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. Su disposizione del Giudice per le indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Piacenza, nelle provincie di Piacenza, Parma, Rimini e Grosseto, i militari del Comando Provinciale, coadiuvati da quelli dei comandi del territorio, hanno eseguito 11 custodie cautelari in carcere, 8 custodie cautelari agli arresti domiciliari e 10 obblighi di dimora con permanenza notturna in casa dalle ore 20 alle ore 7.

Tutte le persone che risultavano essere in Italia sono state tratte in arresto, nove delle misure di restrizione riguardano persone di fatto irreperibili, sono in corso ancora numerose perquisizioni, che porteranno probabilmente ad ulteriori sviluppi. Le indagini, avviate nel febbraio 2021 dalla Stazione Carabinieri di Rivergaro, coordinate dalla Procura della Repubblica di Piacenza e concluse nel febbraio 2022, hanno permesso di smantellare alcuni gruppi criminali composti da spacciatori italiani, di nazionalità straniera, marocchini, tunisini, albanesi e ecuadoregni, alcuni dei quali irregolari sul territorio italian o, che si approvvigionavano di cocaina, hashish e marijuana nell’hinterland milanese per il successivo smercio, anche a soggetti minorenni, nella città e nella provincia di Piacenza.

Le indagini hanno documentato episodi di spaccio su Piacenza città, Mortizza, Rottofreno, San Nicolò a Trebbia, Calendasco, ma anche a Caorso e Alseno. L’attività portata a termine oggi è la naturale evoluzione di un’altra indagine, sempre in materia di stupefacenti, conclusa dallo stesso Reparto nei mesi precedenti e che era scaturita dal decesso per overdose di un tossicodipendente avvenuto nel gennaio 2021 a Gossolengo. Il consumo di stupefacente è diffuso sul territorio, la circostanza emerge non solo dalle indagini, ma anche dai quotidiani rinvenimenti di droga nel corso dei servizi di controllo del territorio e dagli esami svolti a seguito di incidenti stradali. “Spaccio e consumo hanno – fa notare l’Arma – ripercussioni per la sicurezza pubblica: reati anche molto violenti tra spacciatori per contendersi spazi, reati commessi per potersi permettere di acquistare la droga, reati commessi in stato di alterazione da abuso di sostanze, rischi per utenti della strada”.

A riscontro delle attività criminali ipotizzate, sono stati effettuati 17 arresti in flagranza, sequestrati 53 grammi di hashish, 107 di cocaina, 10 di marijuana, 37 di eroina e 800 millilitri di metadone. Numerosissimi (1266) sono stati gli episodi di spaccio documentati e 92 sono state le persone individuate come consumatori, che saranno segnalate alla Motorizzazione per la revisione della patente di guida. I consumatori sono per lo più tutti maggiorenni, gente comune, uomini e donne; però vi è anche una ragazza minorenne. L’operazione è stata denominata “Black House” perché a volte nelle conversazioni gli indagati si davano appuntamento per lo smercio all’interno di un’abitazione che chiamavano in questo singolare modo.

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