Nelle scuole italiane è ancora in uso lo strumento dell’analisi logica per allenare i ragazzi a una corretta comprensione del testo e dei suoi elementi: scopriamola in breve.
In molte scuole è ancora in voga l’analisi logica delle frasi. Questo esercizio può essere utile a chiunque per affinare la propria comprensione del testo e quindi anche le capacità di composizione di frasi. Scopriamola meglio.
Come si fa analisi logica?
L’analisi logica si occupa di identificare gli elementi logici all’interno di una frase semplice (l’analisi del periodo, ovvero del modo in cui più frasi semplici compongono una frase complessa o periodo, è un qualcosa di diverso). Una frase semplice è composta dagli elementi fondamentali che sono necessari per comporre un’espressione linguistica di senso compiuto: il soggetto e il predicato, cui si può aggiungere un numero non definito di complementi.
Fondamentalmente l’analisi logica è quindi un’analisi della sintassi di una frase, in cui parole e sintagmi (livello intermedio tra parole e frasi) sono collegate in maniera logica per formare un’espressione di senso compiuto. Vediamone gli elementi principali.
Il soggetto
La sua definizione è stata più volte discussa a livello accademico. Non basta definirlo “colui che compie l’azione”, in quanto “Maria ha mal di testa” non prevede un’azione compiuta, quanto uno stato subìto. Non basta neanche definirlo “ciò di cui si parla”, visto che in una frase come “Hai sentito quel rumore?” si parla di un rumore particolare (entra in gioco la componente pragmatica) ma il soggetto è il pronome sottinteso “tu”. Oggi si è abbastanza concordi nel definire, più che soggetto, il sintagma nominale, che può essere “il cane” ma anche “il fatto che tu ti stupisca”: es. “il cane corre”, dove “il cane” è sintagma nominale; “il fatto che tu ti stupisca è strano”, dove “il fatto che tu ti stupisca” è sintagma nominale.
A scuola, comunque, per semplicità si continua a parlare di soggetti e le frasi da analizzare contengono sintagmi nominali come nomi propri o “il cane”.
Il predicato
Si distingue in predicato verbale (quando il verbo è predicativo, ovvero basta da solo a “predicare” l’azione o lo stato del soggetto) e predicato nominale (quando il verbo è copulativo, ovvero quando di per sé non è in grado di predicare un’azione o uno stato del soggetto e quindi ha bisogno di un completamento nominale o aggettivale: l’esempio più comune è il verbo essere, “Maria è” di per sé non comunica nulla se non l’esistenza di Maria, mentre “Maria è stanca” comunica uno stato di Maria).
Nei predicati nominali il verbo prende il nome di copula, mentre la parte nominale/aggettivale prende il nome di nome del predicato. Anche per il predicato, oggi si dà una definizione più complessa: quella di sintagma verbale, che contiene anche i complementi oltre al semplice verbo.
Anche in questo caso, tali specificazioni accademiche non hanno avuto effetto sull’analisi logica nelle scuole, che ancora prevede l’uso della distinzione in predicati verbali e nominali.
I complementi
Sono il completamento della frase minima (soggetto + predicato), e il più importante è il complemento oggetto (in generale, colui/ciò che “subisce” l’azione: es. “Maria ha un cane”).
App per l’analisi logica: va bene usarle?
Il miglior modo per fare analisi logica è seguire le spiegazioni e studiare le regole sintattiche. Tuttavia, l’uso delle affidabili (ma non perfette, naturalmente) app che oggi sono utilizzabili in rete o scaricabili sugli app store può essere utile per avere un raffronto in diretta e capire quali errori si stiano commettendo.
Lo studio viene prima di tutto, e la tecnologia può agevolarlo e renderlo più piacevole (pur senza sostituirlo).