Nel giro di poco tempo, la fatturazione elettronica dovrebbe diventare un obbligo per tutti coloro che lavorano in proprio, anche per chi opera nel regime forfettario. Questa è la nuova frontiera della rivoluzione digitale, che farà convergere ogni professionista verso l’utilizzo degli applicativi idonei. L’obbligo della fatturazione elettronica per il regime forfettario dovrebbe andare in vigore fra qualche mese, ma già da tempo c’è chi si è adeguato in ampio anticipo aderendo alla fatturazione elettronica per avere i bonus dell’Agenzia delle Entrate. Con il metodo di fatturazione digitale bisogna prendere estrema confidenza con diverse sigle e procedure, come ad esempio il codice destinatario SDI, spiegato in questo recente post. Sappiamo di cosa si tratta? Lo sapremo usare correttamente? Vediamolo insieme.
SDI: Codice destinatario fatturazione elettronica
Fondamentale averlo per poter utilizzare il sistema di fatturazione elettronica, l’SDI molti lo definiscono una sorta di postino che compie alcune mansioni:
verifica la conformità della fattura. Lo SDI controlla che vi siano presenti i dati obbligatori fiscali, art. 21 ovvero 21-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, l’indirizzo del domicilio digitale (PEC)
controlla che la partita Iva del fornitore (c.d. cedente/prestatore) e la partita Iva ovvero il Codice Fiscale del cliente (c.d. cessionario/committente) siano esistenti.
Il Sistema di Interscambio (SDI) consegna in modo sicuro la fattura e ne comunica la ricezione. Insomma non ci sono più dubbi né sulla conformità del documento, né tanto meno sulla sua emissione. Molto utile ed interessante.
Fatturazione elettronica: una scelta di digitalizzazione
Sebbene per molti possa sembrare complicato, nulla è molto differente tra la fatturazione tradizionale e quella elettronica. Infatti, i dati obbligatori da immettere nella fattura elettronica sono gli stessi che si riportano nelle fatture cartacee, dunque non cambia nulla a livello di organizzazione. Si tratta di un sistema digitalizzato altamente complesso: imparare a conoscerlo non è difficile. E’ sempre necessario ricordarsi di richiedere sempre il codice SDI e la PEC oltre il resto dei dati che rendono conformi una fattura.
Obbligo di fatturazione elettronica oltre i 25mila euro
Per almeno 5 anni chi ha operato in regime minimo forfettario è rimasto escluso dall’obbligo di fatturazione elettronica: adesso però tutto è cambiato. Lo si sapeva. Approvato settimana scorsa l’obbligo di fatturazione elettronica oltre i 25mila euro di fatturato, questa riforma va a metter freno all’evasione fiscale ed è stata inserita all’interno del nuovo decreto PNRR antievasione. Secondo la bozza uscita qualche giorno fa, i primi documenti digitali da emettere saranno relativi al terzo trimestre 2022, ovvero tra luglio e settembre. Dopo settembre ci sarà invece l’obbligo di fattura immediata o per lo meno entro i 12 giorni dal ricevimento fondi.
Per le micro partite iva invece – inferiori ai 25mila euro – ci sarebbe ancora la finestra del 2024. Sempre nel 2022 l’obbligo di partita iva elettronica vale per le associazioni sportive dilettantistiche e per gli enti del Terzo settore con proventi da attività commerciali fino a 65mila euro. Si tratta di un’ottima opportunità è una prospettiva di semplificazione legata alla prossima rivoluzione fiscale, ad Iva precompilata. Non tanto per chi è in Flat Tax, perché non ha l’obbligo della dichiarazione o della liquidazione periodica, ma per chi lavora in regime ordinario. La rivoluzione digitale della fatturazione elettronica porta meno lavoro e meno peso a chi deve gestire una contabilità che, nell’epoca della globalizzazione può essere davvero complicata.