Spazio necessario, strutture, adempimenti burocratici: tutto quello che c’è da sapere prima...

Spazio necessario, strutture, adempimenti burocratici: tutto quello che c’è da sapere prima di creare un pollaio biologico domestico

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Posso creare un pollaio biologico in cortile e sfruttarlo, oltre che per autoconsumo, anche per la vendita diretta delle uova a familiari, amici, vicini? È un dubbio sempre più frequente tra gli amanti della campagna e chi intende adottare uno stile di vita più sostenibile: la buona notizia è che per gli allevamenti a conduzione domestica e la vendita diretta al cliente finale di uova, così come di altri prodotti agricoli, le regole in Italia ci sono, ma sono decisamente semplificate. Proviamo a capirne di più.

Cosa serve e come fare per creare un pollaio biologico a norma

Il primo step, quando si intende creare un pollaio biologico casalingo, è accertarsi di avere davvero lo spazio necessario per farlo. Perché sia a norma e perché possa essere definito biologico, infatti, deve essere strutturato in modo tale che ogni animale abbia a disposizione 10 metri quadrati di pascolo all’aperto (il che significa che per allevare dieci galline ovaiole, il numero di esemplari minimo se si vuole vendere le uova oltre che consumarle in proprio, servono 100 metri quadri di terreno a disposizione). Non è difficile capire insomma che un cortile in periferia, per quanto spazioso, non è certo il luogo ideale per creare un pollaio biologico, come lo sono invece i grandi appezzamenti di terreno in campagna. Oltre allo spazio aperto dove le galline possano razzolare, tra l’altro, se ne deve prevedere dell’altro per installare strutture coperte o semicoperte per i pollai come quelle che si trovano su ilverdemondo.it e altri siti specializzati: servono come riparo per la notte per le galline, perché queste possano depositare le uova in sicurezza e in un posto in cui sia semplice in un secondo momento raccoglierle, come luogo dove posizionare mangiatoie e abbeveratoi, eccetera. Ogni comune ha delle norme a sé riguardo proprio a quest’ultime strutture, anche legate a questioni di igiene pubblica e di edilizia, che sarebbe opportuno consultare prima di comunicare a costruire il pollaio, soprattutto se si opta per un pollaio in muratura.

Naturalmente anche i fattori tempo e dedizione non sono da trascurare quando si intende creare un pollaio biologico domestico. Allevare le galline è forse tra i più faticosi lavori di campagna e non è certo qualcosa in cui imbarcarsi se si sa di non avere tempo da dedicare ogni giorno (o quasi) alla pulizia degli animali, a farli razzolare liberamente, alla loro corretta alimentazione. Uno dei pochi requisiti indispensabili perché il pollaio possa dirsi biologico, del resto, è proprio che gli animali siano alimentati naturalmente o con mangimi biologici, oltre a essere allevati a terra.

Quanto alla vendita delle uova, infine, se rimane nel solco della vendita diretta al consumatore finale, ci sono pochi adempimenti burocratici da compiere. Serve aprire una partita IVA, anche a regimi semplificati; iscriversi al Registro degli agricoltori non professionali presso la Camera di Commercio competente per il proprio territorio e registrarsi come azienda di allevamento presso l’azienda sanitaria locale. In questo modo, a patto di creare un pollaio biologico con meno di cinquanta galline, si potranno vendere le uova anche senza che le stesse siano appositamente marchiate o debbano rispettare un certo calibro, come invece le uova da allevamento intensivo e industriale, e semplicemente comunicando al cliente la propria ragione sociale e i propri recapiti.

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