“Arrivano i barbari! Arrivano i barbari!” A queste grida gli abitanti di Roma cercavano di esorcizzare lo sgomento nel vedere i Visigoti di Alarico che assediavano la città eterna. Era l’Agosto del 410 D.C. Più di 1600 anni dopo un analogo grido mediatico si spande dalle sedi della EU a Bruxelles per arrivare nuovamente alle porte di Roma, dopo aver echeggiato per le agenzie stampa di tutto il globo. Questa volta a fare il loro ingresso nella capitale dell’allora impero Romano non sono tribù di origine germanica, ma i rappresentanti dei due partiti politici che hanno conseguito altissime percentuali nelle elezioni del 4 Marzo 2018: il M5S di Luigi di Maio e la Lega di Matteo Salvini. Naturalmente né Salvini nè Di Maio hanno espugnato manu militari il limes sul Danubio per riversarsi prima sui Balcani e poi, valicate le Alpi, in Italia, come i Visigoti di Alarico o i Longobardi di Alboino nel 568 D.C. Sono invece rappresentanti politici alla guida di due partiti legalmente scelti dai cittadini con votazioni democratiche. Alle loro spalle non vi sono quindi saccheggi e massacri sociali simili a quelli causati dal jobs act di Renzi, e neppure patti con la mafia, anche se Salvini fa parte di una coalizione che sfoggia un Berlusconi ottantenne pluri-indagato e condannato, che ha ancora l’ardire di dichiarare ai giornali che lui dovrebbe essere l’unico candidato premier in quanto ha governato per 9 anni e ha presenziato ad infiniti G8 – peccato non si renda conto che agli occhi di molti capi di stato stranieri facesse la figura del pagliaccio, conosciuto più come miliardario organizzatore di feste e bunga-bunga che non per qualità da statista. Il Financial Times, che il 14 Maggio definiva “barbari” Salvini e Di Maio riferendo il pensiero che circola in alcune capitali europee, non ne da in realtà un giudizio sinistro. Commentando tale appellativo, il leader della Lega con regione sottolinea che se gli stessi ambienti politici, nei quali l’Italia degli ultimi anni si è presentata servile grazie a figuri quali Monti e Renzi, lo insultano, allora vuol dire che lui e Di Maio stanno operando bene. Ed infatti con chiarezza i due hanno steso un contratto che altro non è che una bozza di programma dove si sono vicendevolmente impegnati a realizzare una serie di riforme, per sistemare gli squilibri prodotti dalla “Legge Fornero”, per riorganizzare una scuola che si sgretola, per portare maggiore sicurezza all’interno dei nostri confini, e per sostenere il nostro lavoro e non svenderlo. Sono tutte cose
che milioni di cittadini hanno chiesto in questi anni. E tutto questo per il bene di un Italia che ha alzato la testa, che è stanca di dire di “si” al diktat di un branco di burocrati che per l’esclusivo interesse delle proprie finanze nazionali e dei propri popoli – alla faccia dell’integrazione Europea – non esitano a condannare, grazie alla complicità di alcuni statisti Italiani servili ed incapaci, al precariato perenne e alla svendita dei propri diritti una nazione di 60 milioni di persone. Questa nazione, nella visione neoliberista decisa a tavolino nei grandi circoli del potere d’Europa, non deve fare altro che accettare “il bene” deciso per lei. Ebbene ora qualcuno ha detto che non può più funzionare così. Questi “Barbari”, quelli con cui sono cresciuto insieme come età anagrafica, non ci stanno, e reclamano condizioni di vita migliori per il proprio popolo, come le reclamavano le orde di Goti, Alani, Vandali e Svevi che all’inizio del V secolo D.C., sotto la pressione degli Unni, si rovesciarono dalle regioni del Reno e del Danubio all’interno di un impero in progressivo disfacimento. Ha ragione da vendere Matteo Salvini quando afferma che “…se nei salottini dove hanno deciso che i nostri figli devono vivere di precarietà e di paura sono preoccupati, vuol dire che stiamo facendo qualcosa che è giusto”. E ci credo che sono preoccupati! Per oltre vent’anni sono stati abituati a trattare con lacchè italioti più interessati a fare gli interessi delle proprie cricche clientelari e rispettive famiglie che degli Italiani che li avevano eletti, e che a tutto rispondevano “yes” senza colpo ferire, un po’ perché quello è il solo inglese che conoscono, ed un po’ perché fin da piccoli hanno vissuto sempre e solo all’interno di un sistema di paraculismo di cui hanno introiettato la regola principale: lecca il potente, digli sempre di sì e fregatene, non puoi sbagliare. Ebbene ora c’è qualcuno che ha deciso che il voto del popolo Italiano conta, che in Europa ci possiamo stare seguendo una politica che ponga al centro in primis i nostri interessi nazionali e sovranisti, perché l’Italia è uno stato sovrano di pari dignità agli altri, e quindi non dobbiamo svendere i nostri confini perché qualcuno implicitamente ce lo impone e diventare un immenso campo profughi e disoccupati solo per compiacere Parigi o Berlino.
E se Di Maio e Salvini che hanno detto stop ai massacri sociali che l’Italia ha subito fossero davvero i “Barbari”, allora chi sono i “civilizzati”, domando? I burattini di multinazionali e gruppi massonici che hanno portato politiche neoliberiste senza controllo a farla da padrone in Italia? Quelli che parlano di democrazia e al contempo fanno scelte con cui vorrebbero ricreare la società delle classi chiuse sul modello del tardo impero di Diocleziano, per cui il figlio del fabbro farà il fabbro a vita, se va bene, diversamente emigra? Questi fari di civiltà ricordano tanto i Romani che il capo dei Britanni menziona prima della battaglia di Monte Graupius, come gente dedita a rubare e massacrare, azioni a cui danno il falso nome di ordine: “dove fanno il deserto, dicono di aver portato la pace”. Sono forse “civilizzati” rappresentanti istituzionali consapevoli che operano per il bene della propria nazione quelli che hanno gestito l’immigrazione in Italia fino ad ora? Perfino l’impero romano, ultimamente tanto declamato come modello perfetto di integrazione da costoro e da storici amici loro, non accoglieva tutti indiscriminatamente, neppure all’apogeo della sua forza sotto Traiano perché i Romani, pur disponendo di territori vastissimi che si estendevano dalle Highlands scozzesi all’Egitto, avevano compreso già allora che le capacità di assorbimento e integrazione di popolazioni esterne andavano ben gestite con risorse umane e materiali adeguate, che essi stessi sapevano essere finite. E noi con uno stato a crescita economica zero e demografica quasi nulla, indebitato per decenni a venire e con risorse limitatissime, vogliamo credere alle balle di amministratori e politicanti, per non parlare di quelli che citano la “lezione di Roma
Antica” evidentemente senza conoscerla, che ci parlano della bellezza della convivenza forzata, naturalmente “all’insegna della legalità”, con mezzo milione di migranti irregolari presenti oggi in Italia?! Integrazione rigorosamente imposta ai ceti più deboli, sia chiaro. Sveglia!
Abbiamo sbagliato ad eleggere per anni politici incapaci e disonesti, è vero, e abbiamo pagato a sufficienza. E se ora ci danno dei “Barbari”, ebbene, io a questi signori posso solo rispondere così: W i Barbari della mia generazione. Meglio davvero mille volte Barbari che servi!
Alessandro Guardamagna