Videosorveglianza, Parma come The Matrix

Videosorveglianza, Parma come The Matrix

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Sei alla guida dell’auto e vieni inquadrato da una telecamera in città. Niente di nuovo fino alla settimana scorsa, quando viene data la notizia che il sistema di videosorveglianza gestito dalla polizia municipale di Parma conserverebbe immagini di veicoli oltre i termini stabiliti dalla legge. Sembra non si tratti di una svista, poiché l’auto di un cittadino – ma è poi uno solo? – incensurato sarebbe stata ripresa ripetutamente e le immagini conservate per almeno 2 mesi, nonostante la legge stabilisca un termine massimo di 7 giorni.

Si potrebbe ipotizzare che l’operazione sia dovuta a motivi di sicurezza, ma in realtà non è così perché esistono precise liste di veicoli sospetti, rubati o senza assicurazione. Se uno di questi è fotografato i database delle registrazioni si dovrebbero incrociare con quelli delle liste, così che le foto siano automaticamente tenute per ulteriori accertamenti. In tutti i casi dove il dato non si ritrova in entrambi i database, la registrazione deve essere conservata solo per “sette giorni successivi alla rilevazione” (L’art. 6 comma 8 della legge 38/2009). Qui invece è avvenuto il contrario Senza gridare allo scandalo, iniziamo ad osservare che i cittadini, paradossalmente, potrebbero anche essere interessati a rinunciare a parte dei loro diritti – privacy inclusa – garantiti dalla legge in cambio del conseguimento di un vantaggio superiore, per ottenere obiettivi non di poco conto visto che quelli che cedono sono diritti vitali per una democrazia.

Ad esempio, si potrebbe anche accettare il coprifuoco e quindi una legge che dopo le 8 di sera limiti la circolazione, a fronte dell’impegno dello stato e delle amministrazioni locali a ripulire le strade dai delinquenti garantendo così la riduzione dei reati. Nel film di fantascienza The Matrix, il traditore consegna Morpheus agli Agenti in cambio di un ritorno nella società, con promessa di un accrescimento di status, ricchezza, e perdita della memoria della vita – libera ma schifosa – precedente. Lui è disposto a rinunciare alla libertà e alla consapevolezza faticosamente conquistata per avere il vantaggio di un’esistenza ordinata e soddisfacente, in un contesto forse illusorio, ma appagante. I cittadini potrebbero quindi decidere di “scordarsi” temporaneamente di alcune delle proprie

libertà se questo fosse utile al bene comune e vi fossero dei chiari vantaggi. Ed invece qui cosa succede? Che ti registrano come in The Matrix, ma non si sa il perché, e tutto questo in violazione della legge?!

La differenza, non di poco conto, è che nel film quando ti affacciavi alla finestra o accendevi la TV, le immagini mostrate erano quelle di una realtà preformata, frutto di un programma preciso gestito dalle macchine per il controllo dell’umanità. Uno potrebbe dire che era un programma perverso, perché nascondeva una realtà ben diversa, ma almeno tutto seguiva il proprio ordine logico. Qui al contrario tutto è fatto apparentemente senza uno scopo, che se vi è non è stato comunicato agli interessati. Insomma, agenti della polizia municipale hanno conservato per mesi immagini di un veicolo appartenente ad un cittadino incensurato, e poiché le telecamere OCR volute dal comune registrano sistematicamente tutti i veicoli che passano in strada, siamo di fronte a un caso isolato o la violazione della privacy per motivi ignoti è invece assai più diffusa? Se così fosse allora Il “sistema” a Parma dà i numeri come in The Matrix, e controlla tutti, buoni e cattivi senza distinzione.

Nessuno avanza teorie cospirative, ma dopo i recenti fatti che hanno coinvolto la vendita di profili Facebook all’insaputa di Zuckerberg, dovrebbe essere lampante anche al meno avveduto degli amministratori che detenere dati oltre i limiti di legge può comportare la sottrazione o la manipolazione dei dati stessi. Quindi perché assumersi tale rischio? Per quale motivo i cittadini di Parma dovrebbero acconsentire che la propria privacy non sia tutelata integralmente come previsto dalla legge?

Purtroppo altre recenti e poco edificanti vicende hanno interessato il comando dei vigili urbani. E’ di due giorni fa la notizia che l’ex-comandante Noè, dopo essere stato coinvolto in un episodio ancora non chiarito sull’emissione di avvisi di garanzia fasulli nel Maggio 2016, è indagato per un nuovo reato. Gli avvisi senza data o timbro della Procura, ma regolari secondo l’amministrazione di Parma, erano indirizzati a tre cittadini – gli stessi che si interessavano alle indagini su PGE e le notifiche false.

False le notifiche e falsi gli avvisi di garanzia emessi a mo’ di castigo divino? Non si sa, ma certo è che Noè, che nella Bibbia era un uomo retto e ubbidiva a Dio per rinnovare un’umanità corrotta, qui sembra essersi un po’ smarrito, al punto da diventare oggetto di indagine per abuso d’ufficio che avrebbe commesso contro altri agenti. Motivo: correva la maratona in orario d’ufficio e loro per averlo fatto notare sono stati oggetto di discriminazioni.

Il tutto si somma al rebus sulla videosorveglianza, per il quale ci si chiede quale vantaggio concreto hanno ottenuto i cittadini in cambio di una violazione della privacy, che andrebbe come minimo discussa con gli interessati? Maggiore sicurezza? Non si direbbe, visto che intere aree cittadine sono diventate ormai da anni un far west viziato da spaccio continuo e furti in aumento. Le immagini trattenute sono vere, mentre i vantaggi per i cittadini sono solo virtuali, o parte di un programma non ancora realizzato, stile Matrix Redux … dei poveri naturalmente.

Alessandro Guardamagna

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