Gli emiliano-romagnoli mangiano sempre più emiliano-romagnolo. Lo dice Coldiretti Emilia Romagna sulla base dei dati dell’Osservatorio agroalimentare regionale, secondo i quali la bilancia commerciale è quasi in pareggio. Frutto di un’impennata delle esportazioni, ma anche di un sostanzioso taglio delle importazioni. In cinque anni, dal 2011 al 2016, così, il saldo negativo passa da –1.161 milioni a solo –20 milioni di euro. Nel 2011 l’Emilia Romagna a fronte di importazioni per 6.059 milioni di euro esportava 4.898 milioni di euro di prodotti agroalimentari, con una saldo negativo di 1.161 milioni; appena cinque anni dopo le esportazioni sono salite a 5.936 milioni e l’import è calato a 5.955, con il saldo tagliato in soli cinque anni del 98%.
La buona notizia arriva alla vigilia della diciannovesima edizione di Cibus, salone internazionale dell’alimentazione in programma alla Fiera di Parma dal 7 al 10 maggio, nell’ambito del quale Coldiretti Emilia Romagna sarà presente con un proprio spazio al padiglione 7, stand C060.
A contribuire ad una performance senza precedenti – commenta Coldiretti Emilia Romagna – sono stati i prodotti tipici della dieta mediterranea, come la frutta fresca con un saldo attivo di 404 milioni di euro, i derivati dei cereali (pasta in primis) con 563 milioni di attivo, i prodotti lattiero caseari con 398 milioni di attivo, il vino con 270 milioni.
Il 69% dell’export agroalimentare emiliano romagnolo – informa Coldiretti regionale – trova sbocco nell’Unione europea. Tra i singoli Paesi, la Germania in testa tra coloro che a tavola preferiscono i nostri prodotti, assorbendo il 19,07% dell’export regionale, seguita da Francia (13,70%) e Stati Uniti (6,97%).
Secondo il direttore di Coldiretti Emilia Romagna, Marco Allaria Olivieri, “l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti dell’agropirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che nulla hanno a che fare con la realtà nazionale”.
Proprio l’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – è in testa per numero di prodotti imitati, che nel mondo hanno raggiunto il valore di 8 miliardi di euro, 4 miliardi dei quali riguardano il Parmigiano Reggiano che il prodotto italiano più taroccato al mondo, con i vari Parmesan diffusi in tutti i continenti, dagli Stati Uniti all’Australia, dal Canada al Giappone, passando per il Parmesao e il Regianito del Sud America.
“Lo sforzo del settore agroalimentare a recuperare il saldo commerciale negativo – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – è la conferma che la scelta di puntare sui prodotti del territorio sulla loro qualità e distintività costituisce la leva per la crescita. Un sostegno fondamentale viene quindi dalla scelta di trasparenza con l’etichetta d’origine sui prodotti agroalimentari”.
A Cibus, con l’obiettivo di mostrare ai visitatori all’origine della filiera agricola italiana, Coldiretti Emilia Romagna e le imprese associate porteranno nella città ducale l’agricoltura di qualità dell’Emilia Romagna, che vanta 44 prodotti a denominazione di origine (è la prima regione europea per prodotti Dop e Igp), 388 prodotti iscritti nell’albo dei prodotti tradizionali e 20 vini Doc e Docg. Nei quattro giorni della rassegna Coldiretti porterà in fiera i prodotti dell’agricoltura sostenibile, dalla Facelia al Parmigiano “Ape, e una mostra sulle etichette “semaforo” che bocciano l’80% delle produzione agroalimentari dell’Emilia Romagna. Con una ricognizione sulle caratteristiche nutrizionali delle principali produzioni agroalimentari della nostra regione Coldiretti evidenzierà le bocciature più eclatanti che in mercati esteri, come l’Inghilterra, rischia di far crollare il consumo di prodotti di eccellenza emiliano romagnoli .