Parmigiano Reggiano a livelli record, svelati i numeri in Borsa

Parmigiano Reggiano a livelli record, svelati i numeri in Borsa

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La produzione di Parmigiano Reggiano è cresciuta di ben il 5,2% nel 2017 rispetto all’anno precedente. Mai cosìtante forme prodotte nella millenaria storia della Dop più famosa ed apprezzata: oltre 3,65 milioni di forme (circa 147 mila tonnellate) e un giro d’affari al consumo pari a 2,2 miliardi di euro. L’export è uno dei punti di forza di questo successo. I dati sono stati presentati alla Borsa di Milano dal presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli e dal vicepresidente Guglielmo Garagnani, presente anche il viceministro alle Politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero.

Negli ultimi tre anni, la produzione è aumentata da 3,3 milioni di forme a 3,65 milioni di forme, registrando una crescita pari al 10%. Il Parmigiano Reggiano sta vivendo un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni. Se nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro con un incremento del 14% (fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).

L’Italia rappresenta il 62% del mercato, contro una quota export del 38% (+3,9% rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (9.800 tonnellate), seguita da Germania (9.460 tonnellate), Stati Uniti (9.075 tonnellate), Regno Unito (6.163 tonnellate) e Canada (2.380 tonnellate). Se Francia, Germania, Canada e Regno Unito corrono (rispettivamente +11,3% , +3,2% , +8,1%, +6,6%), gli Stati Uniti frenano (-9,3%) a causa del rapporto euro/dollaro e della concorrenza dei prodotti similari. Al contrario, cresce il Canada che, grazie agli accordi Ceta, conferma le previste opportunità di sviluppo.

La sfida adesso è quella di collocare il prodotto sul mercato a un prezzo remunerativo: nel 2018 si prevede infatti un ulteriore incremento della produzione che porterà il numero delle forme a superare quota 3,7 milioni. Per sviluppare la domanda in Italia e all’estero, il Bilancio preventivo del Consorzio ha previsto un investimento in comunicazione pari a 20 milioni di euro (12 in Italia e 8 all’estero): 7 milioni in più rispetto all’anno precedente.

La strategia del Consorzio si basa su quattro pilastri: distintività di prodotto, incremento dell’export, lotta alla contraffazione e sviluppo delle vendite dirette dei caseifici. Il primo, e il più importante, riguarda la distintività di prodotto: “Ci sono 3,5 milioni di famiglie fedelissime al Parmigiano Reggiano, 3,9 milioni al Grana Padano e 14 milioni di famiglie che comprano indistintamente uno o l’altro. Per aumentare le vendite, abbiamo messo in campo azioni di riposizionamento della marca, rafforzando la comunicazione con l’obiettivo di far percepire al consumatore i plus che rendono il Parmigiano Reggiano DOP un formaggio unico al mondo. Un prodotto che si distingue dai competitor per la selezione degli ingredienti migliori e naturali, la completa assenza di conservanti e additivi, il rispetto della stessa ricetta da mille anni”, afferma il presidente Nicola Bertinelli.

Il secondo pilastro è quello dell’export: il Consorzio ha incrementato gli investimenti all’estero sia in ambito marketing che relazioni pubbliche, creando un network di uffici stampa presenti nei principali mercati di riferimento. L’export rappresenta una delle leve principali per sostenere l’incremento di produzione: il Consorzio si pone l’ambizioso obiettivo di crescere di 2/3 punti percentuali l’anno e di arrivare nel 2021 a quota 1,6 milioni di forme esportate.

Il terzo è la lotta alla contraffazione che si traduce concretamente in una maggiore trasparenza che va a vantaggio del consumatore. Dal 2017, il Consorzio ha potenziato i programmi di sorveglianza delle ditte di grattugia e dei laboratori di porzionatura (ora al 100%) così da garantire al consumatore l’autenticità del prodotto.

Quarto ed ultimo, il Consorzio sostiene e promuove le vendite dirette. I Caseifici devono avere sempre più accesso al mercato senza mediazioni, non solo attraverso gli spacci aziendali, ma anche con le vendite online, i rapporti diretti con le piccole catene di supermercati e il canale horeca. L’obiettivo è quello di aumentare la quota di vendita diretta fino a raggiungere un terzo della produzione complessiva.

Sempre in merito all’artigianalità e alle distintività del Parmigiano Reggiano DOP emerge un altro dato interessante. Ben 137 caseifici su 335 hanno certificazioni aggiuntive alla DOP per rispondere alle diverse esigenze di mercato. Ci sono il Parmigiano Reggiano Biologico, quello di Vacca Bianca Modenese, di Vacca Rossa Reggiana, di Vacca Bruna, e ancora il Prodotto di Montagna, il Kosher, l’Halal e le lunghissime stagionature “da meditazione”. Oltre 360 mila forme che si collocano a prezzi al consumo stabilmente superiori alla media. L’obiettivo del Consorzio è quello di promuovere questi nuovi segmenti così come le vendite dirette dei Caseifici: si tratta infatti di un mercato meno condizionato dalla congiuntura che consente ai produttori una remunerazione più alta.

Il Parmigiano Reggiano ha vissuto un anno record per produzione, quotazioni ed export. La sfida sarà quella di collocare il prodotto costruendo nuovi spazi di mercato. Per raggiungere i nostri obiettivi, chiediamo alla Politica un aiuto concreto, sia in Italia – dove servono sanzioni più rigide per chi non si attiene alle regole – sia all’estero, per combattere l’italian sounding e per definire i dettagli degli Accordi bilaterali in modo adeguato”, conclude Nicola Bertinelli.

Il successo del Parmigiano Reggiano non può che allietarci e rafforzare la partnership tra le istituzioni e il mondo dell’impresa; essere qui oggi vuol dire non solo celebrare il successo di un prodotto italiano DOP,  ampiamente riconosciuto e premiato dai consumatori  in Italia e all’estero, ma riconoscere il lavoro fatto da tutta la filiera che ha saputo raccontare le caratteristiche intrinseche di un’eccellenza italiana. Come Governo continueremo ad impegnarci per contrastare l’italian sounding e perché le indicazioni geografiche diventino un valore globale“, ha affermato il viceministro Andrea Olivero.

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