E’ di pochi giorni fa la notizia che il consiglio comunale di Parma ha votato il provvedimento che integra le misure statali e regionali per contrastare la povertà che sempre più colpisce le famiglie a reddito medio-basso. L’approvazione è avvenuta col supporto del gruppo consiliare del PD, che dopo aver passato l’intera campagna elettorale 2017 sminuendo l’iniziativa promessa da Effetto Parma, si deve essere convertito sulla via di Damasco. Segno forse che potrebbe sigillare una futura joint venture dove Effetto Parma/aka embrione del Partito dei Sindaci, finirà col fare da stampella al renzismo moribondo a cominciare dalla regione ER (elezioni previste nel 2019)? Vedremo.
Intanto entra finalmente in vigore una delle parti più consistenti del programma elettorale dell’amministrazione, con un provvedimento battezzato Reddito di Solidarietà Comunale.
La misura, come aveva chiarito in modo dettagliato in commissione l’assessore al Welfare, si propone di «distribuire meglio le risorse a disposizione per arrivare ad aiutare chi è escluso dai sostegni recentemente introdotti a livello nazionale e regionale, cioè per esempio il RES, Reddito di solidarietà regionale”. I consiglieri PD l’hanno appunto votata sostenendo che la decisione va nella direzione indicata dal proprio partito attraverso il già citato Res e il Rei (Reddito di Inclusione), cui “il reddito comunale va ad integrarsi”, secondo le parole del capogruppo PD in comune.
I realtà il Comune di Parma prevedeva già nelle proprie politiche sociali una voce chiamata Reddito Minimo Garantito. Questo, che prima era rivolto solo a persone con più di 65 anni di età, viene ora applicato a tutti i soggetti adulti in difficoltà, secondo le modalità già previste per il REI, anche se non è chiaro esattamente a quante persone si estenderà. Cosa cambia quindi rispetto al passato?
Andando a vedere la “cosa” da vicino si è subito colpiti – si sa, la novità può assumere i connotati del portento, del “monstrum”, e sgomentare – da quella che appare una stranezza. Infatti parrebbe che lo sforzo economico che il comune si addosserà per realizzare tale impegno sia uguale a zero! Sembra che il comune continuerà ad erogare il Reddito di Inclusione voluto dal governo Gentiloni – un residente a Parma con famiglia ed un ISEE inferiore ai € 6.000 può usufruire per un anno di una carta acquisti con una ricarica mensile compresa tra € 187 euro e 534, sulla base del numero dei componenti della famiglia – cambiandogli semplicemente nome in Reddito di Solidarietà Comunale, senza che però vengano aggiunti nuovi contributi da parte del comune stesso.
Sembra emergere che effettivamente il neo-nato Reddito di Solidarietà Comunale non sia altro che la somma aritmetica di provvedimenti di assistenza a persone in difficoltà emanati dal governo Gentiloni, dalla Regione, e da iniziative già presenti nel Comune di Parma da moltissimi anni. L’amministrazione effetto Parma sgancia quindi un ghello di più o no? Sarebbe interessante capirlo, ma al momento il sospetto è che lo stanziamento complessivo dei contributi economici rimanga invariato.
In questa tanto decantata rivoluzione alla fine non sembrano entrare in gioco nuovi finanziamenti rispetto a quelli erogati nel 2017. Quello che prima veniva distribuito come Reddito Minimo Garantito sarà erogato sotto altre forme e sotto un nuovo nome; un po’ di trucco ma la faccia
resta sempre quella. Rimane a questo punto difficile capire come sia possibile aumentare il numero dei potenziali beneficiari in un gioco che parrebbe a valore aggiunto zero. Come dicevamo la novità può avere le fattezze del “monstrum”, e la politica, secondo alcuni, è spesso complicata per fini oscuri ai mortali. In questo caso c’è da augurarsi che sia almeno comprensibile a chi deve amministrare e distribuire i tanto attesi aiuti economici. Almeno quello.
Alessandro Guardamagna