A Parma – nonostante periodiche iniziative risentite – c’è ancora via Tito Josip Broz, il dittatore slavo considerato responsabile tra l’altro della pulizia etnica anti-italiana negli anni successivi al secondo conflitto mondiale.
Una questione – dicono quelli della Lega Nord – che sembra non toccare minimamente l’Amministrazione comunale che ha scelto di non commemorare ufficialmente la Giornata del Ricordo che è stata istituita con legge dal 2004 quale solennità civile nazionale per conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Laura Cavandoli e il Gruppo della Lega in Consiglio comunale hanno predisposto una mozione per impegnare sindaco e giunta a commemorare annualmente il Giorno del Ricordo con una cerimonia ufficiale che coinvolga il Consiglio comunale e a modificare l’intitolazione di via e Largo Tito Josip Broz.
“Via Tito Broz è un residuato di un’epoca di divisioni e crimini ideologici che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle – spiega la capogruppo Laura Cavandoli – da rottamare come l’ideologia in nome della quale ha barbaramente eliminato gli avversari politici e un gran numero di italiani di Istria e Dalmazia. Non solo chiediamo di cambiare finalmente nome alla via, ma anche che il Comune commemori degnamente e ufficialmente ogni anno la Giornata del Ricordo. Personalmente, ritengo anche sarebbe molto bello che i ragazzi delle scuole di Parma potessero vedere il commovente spettacolo teatrale “Magazzino 18” di Simone Cristicchi dedicato alla tragedia delle Foibe. Il Comune, portandolo a Parma, farebbe un regalo a tutta la città”.
I cittadini potranno sottoscrivere la mozione al banchetto in via Mazzini sabato 10 febbraio dalle 10 alle 18 e domenica 11 dalle 15 alle 18, o al gazebo dei Giovani Padani a barriera Repubblica sabato 10 febbraio dalle 15 alle 18.
Fratelli d’Italia di Parma, invece, anche quest’anno poserà una corona sotto al Monumento ai Caduti in via Melloni in memoria delle vittime delle foibe. Sabato 10 febbraio alle 11.30 verrà reso l’omaggio ai martiri delle foibe “trucidati – dicono quelli di FdI – dalle truppe del comunista Tito e in ricordo delle migliaia di nostri connazionali che hanno dovuto lasciare le terre italiane di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia per sfuggire alla pulizia etnica dei Titoisti”.
Massimo De Matteis, candidato alla Camera per Fratelli D’Italia: “La Giornata del Ricordo, a dispetto dei negazionisti e dei faziosi antiitaliani di oggi, è destinata a rappresentare sempre di più un momento importante di riflessione e di rispetto per tutti gli Italiani“.
Becchetti (PaP): Cavandoli torni a studiare la storia
Apprendo dai giornali che la candidata della Lega Laura Cavandoli cerca di sfruttare al meglio l’amplificatore mediatico della Giornata del ricordo chiedendo di cambiare, nella nostra città, il nome della strada intitolata a Josip Broz Tito perché, a suo dire, sarebbe stato un tiranno assassino. In una breve dichiarazione quale spero mi venga concessa non è certo possibile argomentare adeguatamente la questione delle Foibe e il dramma della guerra sul confine orientale italiano. E tuttavia alcune cose si possono e si debbono ricordare…
L’uccisione e l’infoibamento di fascisti e italiani nel 1945 sono la conseguenza di una strategia di espansione del regime mussoliniano, prima con la politica della “bonifica etnica” (vale a dire dell’italianizzazione forzata delle minoranze slovene del Friuli Venezia Giulia e della Dalmazia), e poi con l’invasione militare della Jugoslavia del 1941, cui seguì la deportazione in campi di prigionia e una devastante politica del terrore contro la popolazione slovena. Se non si tiene conto di queste minime premesse non si capirà mai nulla né delle Foibe né dell’asprezza delle vendette sul fronte orientale alla fine del conflitto.
Per venire alla figura di Tito, anche qui occorre ricordare almeno un paio di cose, facilmente reperibili su qualsiasi manuale di storia: lungi dall’essere un sanguinario assetato di sangue italiano (come la Lega vuole maldestramente raccontarcelo), egli ha guidato la Resistenza partigiana jugoslava che ha dato un grande contributo alla sconfitta del nazismo e del fascismo in Europa; è stato capace di rompere con l’Unione sovietica pur di non subirne l’egemonia; è stato l’animatore del movimento dei “paesi non allineati”, cioè non aderenti né alla Nato né al Patto di Varsavia.
Chiedere la rimozione del suo nome è dunque un gesto che cerca sì un certo impatto mediatico in tempi di campagna elettorale ma, allo stesso tempo, è il segno di una superficialità scandalosa con cui i nostri esponenti politici locali approcciano la storia e conoscono il passato. E se per i candidati alle elezioni iniziassimo a pensare a un corso di storia contemporanea obbligatorio?!
Margherita Becchetti
Candidata di Potere al Popolo
Collegio di Parma
La replica di Laura Cavandoli
Non pensavo in questa campagna elettorale di dover commentare anche l’Apologia di Genocidio. Vorrei ricordare alla candidata di Potere al Popolo che la Repubblica italiana ha ufficialmente istituito due giornate per commemorare altrettanti genocidi che hanno insanguinato il secolo delle ideologie tiranniche e sanguinarie: il Giorno della Memoria, che ricorda le vittime della Shoah, e il Giorno del Ricordo che commemora le vittime delle Foibe. Quanto si legge nella sua nota è oltraggioso per tutte quelle migliaia di morti.
Prendo atto con stupore del tentativo revisionista della candidata Becchetti, per cui il Maresciallo Tito non è stato un sanguinario dittatore e il massacro delle Foibe un atto, alla fine, comprensibile. Avrà studiato la Storia in qualche sezione di Partito o nei Centri Sociali.
A Macerata abbiamo sentito i cori su quanto erano belle le Foibe, a Parma leggiamo comunicati stampa revisionisti. La sostanza non cambia: sempre di Apologia di Genocidio si tratta. Ringraziamo la candidata Becchetti per aver introdotto nella campagna elettorale questo elemento di chiarezza.
Laura Cavandoli
Gentile candidata della Lega Laura Cavandoli, non sono mai stata militante di un centro sociale né sono mai stata iscritta ad alcun partito politico. La storia l’ho studiata all’Università degli studi di Parma. Oltre che laureata sono dottore di ricerca in storia. Poi ho collaborato per 15 anni con la stessa università e le assicuro che, in questo come in altri atenei, non troverà nessun professore, anche tra i più conservatori, che si sentirebbe di smentire ciò che ho scritto. Dalla sua risposta deduco che non ha minimamente intenzione di capire la differenza tra complessità di quei fatti storici e il loro uso per bieche finalità politiche. Tant’è, ma se vuole screditarmi lo faccia entrando nel merito di ciò che è accaduto 70 anni fa, non lanciando proclami ridicoli sull’apologia di genocidio. Margherita Becchetti