Un assolto, un docente universitario, sei persone rinviate a giudizio. Questo l’esito dell’udienza preliminare, tenutasi giovedì mattina, per lo scandolo legato a Dialcenter, il centro dialisi privato ma accreditato Ausl di Fornovo.
Secondo l’accusa prescrivevano false dialisi al fine di ottenere rimborsi dalla Regione Emilia-Romagna. Sono durate oltre un anno le indagini dei militari del Nas e alla fine, nell’aprile duemilasedici, erano arrivate due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari, per Giampiero Longinotti, titolare del centro, e Manuela Lavezzini, 51 anni, infermiera che ne coordinava le attività un divieto per 12 mesi di esercizio della professione medica, sette decreti di perquisizione, un sequestro preventivo penale di 60mila euro.
Le accuse, associazione a deinquere finalizzata alla truffa, falso in atto pubblico, violenza e minacce per costringere a commettere un reato.
Ad essere finito nel mirino delle forze dell’ordine il Dialcenter, un centro dialisi di Fornovo, privato ma accreditato in Emilia-Romagna. I militari hanno accertato che tra il 2010 e il 2014 nel centro sono state prescritte 413 sedute di dialisi extra per un danno totale a carico dell’Ausl di 60mila euro.
Esami prescritti a ignari pazienti e mai effettuati, con la complicità del medico che firmava l’avvenuta dialisi e della responsabile infermieristica che preparava i relativi documenti. Proprio quest’ultima, insieme al legale responsabile della struttura, è finita agli arresti domiciliari.
Altre quattro le persone indagate: personale infermieristico e medico che ha lavorato in passato nel centro e che si sarebbe reso complice del meccanismo di truffa.
Sette le perquisizioni: tre nelle abitazioni dei principali indagati, due in studi di commercialisti di Parma, una nel centro stesso, l’ultima nel centro dialisi dell’ospedale di Oglio Po il cui personale operava anche in provincia di Parma.
In sei, andranno a processo, assolto un primario accusato solo di aver falsificato un atto pubblico.