La Cina apre le porte all’importazione della carne suina fresca italiana, un mercato bloccato dal 1999. Una delegazione della Cnca (Certification and accreditation administration) cinese ha appena terminato i sopralluoghi in sette aziende emiliano-romagnole del settore, sulle 12 in tutta Italia selezionate per i controlli. Cinque di queste operano nel parmense – una produce latte in polvere, due sono prosciuttifici, un’azienda produce mortadella Bologna Igp, culatello di Zibello Dop, cotto e salame industriale, e l’ultima è un macello – e due nel modenese, una produce il prosciutto cotto, l’altra è un macello.
La Cnca ha chiesto espressamente di visitare due stabilimenti del comparto del Prosciutto di Parma anche per approfondire aspetti legati alla certificazione Dop e aumentare così la lista dei prosciuttifici registrati all’esportazione ferma da oltre dieci anni a circa 15 realtà.
Se l’esito sarà positivo, altre aziende della regione potranno iniziare l’iter per registrare i propri stabilimenti di trasformazione e i macelli per esportare la carne nel paese asiatico. Dei circa 391 milioni di euro di prodotti agroalimentari italiani esportati nel 2016 in Cina (+750% in valore in dieci anni), il 16% è già made in Emilia-Romagna, con una crescita del 64% in cinque anni, crescita che nei primi nove mesi del 2017 ha subito un’altra importante accelerazione mettendo a segno un ulteriore +23,56% secondo Unioncamere.
Per l’Emilia-Romagna, coinvolto negli incontri tutto il sistema produttivo, da Assica al Consorzio del Prosciutto di Parma, all’organizzazione interprofessionale del Gran suino italiano.
“La visita della delegazione Cnca sul nostro territorio è un risultato importantissimo – afferma il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini -, diretta conseguenza della recente missione della Regione in Cina nell’ambito della settimana della Cucina italiana nel mondo, dove – proprio con Aqsiq e Cnca, gli enti preposti a food safety e food security – abbiamo avuto modo di confrontarci. Da molti anni le delegazioni dell’amministrazione di certificazione e accreditamento cinesi non venivano in Italia. Il fatto che in questa occasione più di metà delle visite previste in Italia siano in corso proprio in stabilimenti della filiera suinicola emiliano-romagnola, conferma ancora una volta il primato qualitativo delle nostre produzioni e apre importanti prospettive di aumento dell’export e, conseguentemente, della produzione, determinanti per consolidare l’occupazione, che rimane il nostro obiettivo più importante”.
Ma l’apertura alla carne suina non è il solo risultato positivo raggiunto: nel dicembre scorso l’Amministrazione generale cinese per il controllo della qualità, l’ispezione e la quarantena (Aqsiq) ha tolto anche il bando sulla carne bovina fresca (in vigore dal 2001) avviando così anche per questo settore il cammino verso la ripresa e il rilancio dell’export.
“Il superamento del blocco delle carni suine e bovine – commentano gli assessori regionali all’Agricoltura, Simona Caselli, e alle Politiche per la salute, Sergio Venturi – è un passo avanti decisivo per promuovere i nostri prodotti in mercati cruciali come quello cinese e sostenere gli altri negoziati che abbiamo in atto, come quello delle pere italiane visto che attualmente, delle produzioni ortofrutticole emiliano-romagnole, possiamo esportare solo il kiwi. È fondamentale continuare ad appoggiare i negoziati tra Ue e Cina – proseguono gli assessori – sul riconoscimento e la protezione delle indicazioni geografiche, tra le quali al momento, abbiamo raggiunto il riconoscimento per Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma e Aceto balsamico di Modena. I sopralluoghi effettuati in questi giorni- concludono Caselli e Venturi- sottolineano l’importanza di temi quali la tracciabilità e l’efficacia dei controlli ufficiali nell’ambito della sicurezza alimentare, elementi da sempre al centro delle politiche regionali”.