La posizione di Matteo Salvini inerente la legalizzazione e la tassazione della prostituzione era nota da tempo, vi è infatti una proposta di legge nazionale della Lega su tale materia. Però sinceramente non pensavo che la tirasse fuori proprio ora, in un momento in cui la Lega sta captando a piene mani elettorato moderato e cattolico, basti pensare al crescente feeling col mondo pro-Family e pro-Life. Ricordiamoci, per dirne una, la presenza decisa del gonfalone della Regione Lombardia al Family Day a Roma. Attriti Maroni-Salvini? Scissioni in vista?
Ma rimaniamo piuttosto al merito della questione. È proprio vero che la prostituzione può essere sconfitta dalla sua legalizzazione e tassazione, tipico “mantra” antiproibizionista di stampo radicale? L’esperienza della Germania, che l’ha legalizzata nel 2002, indica esattamente il contrario. Pochissime prostitute si regolarizzano e pochissime pagano le relative tasse, un fallimento perciò su tutta la linea. E il motivo mi sembra ovvio. C’è qualche donna o qualche uomo che desidera far sapere alla collettività tutta e alla propria famiglia che sta esercitando il mestiere più antico del mondo?
Inoltre la legalizzazione non ha per nulla scalfito il legame con la criminalità organizzata e con la tratta di esseri umani. Altra è invece l’esperienza svedese del 1999, in cui si è scelto di sanzionare il “cliente”. Risultato, un drastico calo del fenomeno, tanto che tale linea è stata recentemente seguita anche dalla Francia, dopo che è stato adottata da paesi come la Norvegia, la Finlandia, l’Islanda e l’Irlanda. Per questo motivo è stato definito come il “Modello Nordico”. Credo che l’esperienza e l’esempio di Don Oreste Benzi, che ha liberato migliaia di schiave dalla tratta, possa essere illuminante per tutti.
Glauco Santi