Finanza: sequestrati conti di Wally Bonvicini in Croazia e Slovenia

Finanza: sequestrati conti di Wally Bonvicini in Croazia e Slovenia

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Wally Bonvicini aveva 85 mila euro su conti aperti in Croazia e Slovenia. E la Guardia di Finanza di Parma li ha scovati proseguendo le indagini coordinate dalla Procura, che nei mesi scorsi hanno portato all’operazione “Parola d’Ordine” con cui è stata smantellata quella che l’accusa ritiene una pericolosa associazione a delinquere, costituita da 9 persone, finalizzata all’illecito occultamento all’estero di ingenti capitali. E che aveva a capo proprio Wally Bonvicini.

Le indagini rivelarono che, dietro la parvenza apparentemente “pulita” di un’associazione antiracket con sede a Parma, si celava in realtà un articolato consorzio criminale a carattere transnazionale, il quale, trasferendo illecitamente all’estero (prevalentemente in Slovenia, Senegal e Croazia) gli asset patrimoniali dei propri “clienti”, era in grado di impedire od ostacolare procedure esecutive azionate nei loro confronti da soggetti privati (ad esempio, intermediari finanziari) o pubblici (Equitalia o altri enti di riscossione).

Nonostante i numerosi arresti operati nello scorso mese di settembre, le indagini non si sono fermate: i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Parma hanno rivolto la loro attenzione oltre confine, in particolare in Slovenia e Croazia. In virtù dei vigenti strumenti di cooperazione internazionale di polizia e di alcune rogatorie inoltrate dalla Procura della Repubblica di Parma, i militari hanno così potuto individuare e porre sotto sequestro circa 85 mila euro depositati su conti correnti aperti nei due Paesi della ex Jugoslavia ed intestati alla menzionata alla Bonvicini.

Stessa sorte per alcuni rapporti finanziari riconducibili ad altri componenti del sodalizio criminale. In definitiva, i 100 mila euro nel complesso rinvenuti in territorio estero si aggiungono ai cospicui patrimoni mobiliari ed immobiliari, per un valore di circa 7 milioni di euro, precedentemente sequestrati in Italia, tra i quali spiccano gli oltre 95 mila euro giacenti presso istituti di credito nazionali.

La rilevanza dei sequestri operati costituisce – secondo l’accusa – un’ulteriore importante riprova del fatto che i servizi forniti dall’associazione antiusura erano tutt’altro che gratuiti.

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