Giuseppe Verdi non è stato solo il grande genio della musica che tutti conoscono, ma anche uno dei più importanti imprenditori agricoli del suo tempo. I suoi possedimenti, nel parmense e nel piacentino, ancor oggi costituiscono un esempio di agricoltura illuminata. Un aspetto poco studiato del Cigno di Busseto che la Casa del Giovane Verdi, dove il Maestro visse dai 10 ai 18 anni, ha voluto valorizzare inaugurando la prima stanza del Museo ‘Il Verdi Agricoltore’ già casa Michiara, a Busseto in via Piroli, di fianco alla dimora in cui il Verdi giovinetto visse ed imparò la musica.
La stanza, dedicata al frumento, è caratterizzata da attrezzi ed utensili dell’epoca, visibili nella foto, donati da appassionati: Massimo Mami, Mauro Parizzi già titolare del Museo contadino di Soragna, Meri Rizzi, Fabio Sichel e Franco Sivelli, ha suscitato tanto interesse ed emozione. Così come avvenuto per la storica dimora anche la stanza che ospita il museo è stata messa a disposizione, senza alcuna finalità lucrativa, da Anna Sichel. L’inaugurazione è stata accompagnata dalla musica: al pianoforte il Maestro Matteo Cavicchini con una rara romanza verdiana, alla fisarmonica Ercole Calza che ha anche donato alla Casa del Giovane Verdi un ritratto autentico del Cigno di Busseto.
Sono intervenuti la ricercatrice Meri Rizzi ed il verdianissimo Corrado Mingardi che ha letto e commentato alcune lettere di Giuseppe Verdi relative a proposte di acquisti di terreni in Salsomaggiore, in Sala Baganza (il Ferlaro e i boschi), in Soragna ed in San Secondo. Tutte proposte rifiutate da Verdi con motivazioni condivisibili, che ne confermano la competenza anche in questa materia.