“Sono già più di 30 anni che si parla dell’aeroporto di Parma e ogni volta che c’è necessità di soldi (perché quelli immessi precedentemente finiscono rapidamente a seguito di costanti perdite) viene fuori che c’è una possibilità di rilancio, che chi c’era prima ha sbagliato il piano industriale, che ci sono nuove occasioni di sviluppo, ecc. ecc..”.
Lo dice Massimo Rutigliano legale parmigiano da sempre in prima linea nella vita politica.
“Verso la metà degli anni 90 il Comune di Parma decideva di ridurre la sua partecipazione azionaria ritenendo che la fase di avvio dovesse ritenersi superata e che era giunto il momento che l’imprenditoria facesse il suo mestiere, senza confidare – oltre il ragionevole – sui soliti soldi di pantalone.
Sono passati oltre 20 anni ed il problema è sempre lo stesso.
Ritengo che prima di spendere ulteriori e rilevanti soldi pubblici nell’aeroporto, sottraendoli ad altri investimenti, sia necessario portare all’attenzione delle assemblee dei vari enti (regionale, provinciale e comunale) il piano industriale allegando i contratti (debitamente garantiti) che dovrebbero supportare e giustificare i nuovi investimenti,
Diversamente sarebbero ulteriori soldi buttati. La vicenda Alitalia dovrebbe aver insegnato qualcosa.
I cittadini hanno diritto di conoscere come vengono spesi i loro soldi, così come i cittadini di Baganzola hanno il diritto di conoscere se il disturbo della loro quiete è un prezzo da pagare nel superiore interesse della collettività oppure un sacrificio per l’interesse di pochi.
Non è poi improprio ricordare che il sistema trasportistico è mutato in modo radicale e che o ci si assicura importanti contratti idonei a supportare il piano industriale per un periodo medio-lungo oppure Milano Linate e Bologna sono tanto, troppo vicine.
Mi permetto però una proposta: visto che Fiere di Parma, a mio avviso giustamente, è corsa in soccorso delle Fiere di Bologna perché non continuare in questo virtuoso rapporto di collaborazione prevedendo che una parte dei voli passeggeri oggi gravitanti sull’aeroporto di Bologna (che risulta particolarmente intasato) vengano spostati su quello di Parma? Ragionare in termini più ampi forse non è peccato. Basterebbe volerlo unitamente alla capacità politica di muoversi nell’interesse della città.
Attendiamo comunque con urgenza e trepidazione l’ennesimo piano industriale con l’auspicio che non sia il solito astratto libro dei buoni propositi, dell’ottimismo di facciata (tanto per giustificare l’ennesimo sperpero di soldi), ma solido e giustificato da contratti veri e reali – supportati da idonee garanzie – al fine di verificare la correttezza dell’ennesimo investimento di soldi pubblici, indipendentemente dal soggetto che dovesse spenderli.
Sarei ben felice della positiva soluzione ma, dopo oltre 20 anni di buchi nell’acqua, l’ottimismo della volontà stà cedendo il passo al pessimismo della ragione”.