In una lettera inviata dai sindacati agli europarlamentari della Circoscrizione Nord orientale, tutta la rabbia dei 120 lavoratori licenziati in tronco dalla Froneri alla fine della campagna del gelato. Un ben servito che fa seguito alla decisione di chiudere lo storico stabilimento ex Nestlè di Parma. Soluzione che spegne ogni possibile prospettiva anche per gli 80 stagionali e una cinquantina dell’indotto.
All’appello di Flai Cgil e Uila Uil – firmato per le rispettive sigle da Luca Ferrari e Laura Pagliara – hanno già risposto alcuni europarlamentari e gli ex ministri Paolo De Castro e Cécile Kyenge hanno depositato due interrogazioni alla Commissione Europea.
È del resto scandaloso che Nestlé, con un’operazione più finanziaria che industriale – sostengono i sindacati in una nota – abbia fatto nascere la new.co Froneri a fini speculativi, causando peggioramenti delle condizioni lavorative e centinaia di licenziamenti in tutta Europa. In attesa di verificare come proseguirà questa vertenza, auspichiamo in ogni caso norme a livello comunitario e nazionale che impediscano il ripetersi di queste situazioni, nell’interesse della coesione sociale e del benessere diffuso delle comunità. Dal dialogo sociale e dalla responsabilità di impresa – continuano Flai e Uila – non si prescinde per un mondo del lavoro di qualità che distribuisca ricchezza anche ai principali attori delle produzioni, i lavoratori!
Proprio la multinazionale svizzera è nel mirino dei sindacati per l’operazione che ha portato alla nascita della Froneri. Ecco la lettera inviata agli europarlamentari:
Le scriventi Organizzazioni Sindacali, unitamente all’RSU e a nome dei lavoratori sono a rappresentarle quanto sta accadendo a centinaia di lavoratori a Parma ed in Europa, a causa di una operazione societaria provocata da Nestlé.
Nell’ottobre 2016 Nestlé assieme al fondo private equity Pai Partners, a livello globale, ha dato vita ad una New.co denominata Froneri. Tale nuova società unisce in una partecipazione paritaria il “ramo d’azienda gelati e surgelati” di Nestlé alla multinazionale R&R, controllata al 100% da Pai ed attiva nella produzione di gelati conto terzi.
Il 22 luglio 2016 presso Assolombarda, Nestlé e le OO.SS siglavano il verbale di consultazione sindacale previsto dall’art. 47 Legge 428/1990. In tale verbale Nestlé dichiarava che “… la scissione consentirà al Gruppo Nestlé di concentrare la propria attività d’impresa sulle rimanenti divisioni che compongono il suo business e alla Froneri Italy Srl di indirizzare le proprie risorse in progetti finalizzati allo sviluppo e alla migliore valorizzazione del ramo aziendale”.
Il piano industriale del nuovo soggetto non è mai stato presentato né alle OO.SS, né alle istituzioni locali di Parma, che più volte lo hanno sollecitato. Preoccupati dall’esito della fusione a luglio 2017 agitazioni sindacali hanno portato ad un verbale di incontro datato 26 luglio 2017. In tale verbale Froneri Italy dichiarava che “In riferimento alle voci di lettere di licenziamento già pronte / chiusura del sito che oggi circolano nel sito, l’azienda ribadisce che sono prive di fondamento e che nel contempo perseguirà, ai sensi del CCNL e L. 300/70, chi le diffonde”.
Il 27 settembre 2017, al terzo incontro degli otto calendarizzati mensilmente fino a marzo 2018, l’azienda ha comunicato alle OO.SS l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 120 lavoratori di cui 112 a Parma conseguenti alla chiusura della fabbrica e alla riorganizzazione di parte degli uffici. Nel medesimo incontro è stata anche consegnata la disdetta di tutti gli accordi aziendali derivanti dalle contrattazioni avvenute con Nestlé e prima Italgel e Tanara Gelati.
Nei numerosi incontri successivi, sia in sede sindacale, sia presso il Tavolo Istituzionale predisposto da Regione Emilia-Romagna e Comune di Parma, sia al Ministero dello Sviluppo Economico, sia al primo incontro congiunto Mise – Ministero del Lavoro, Froneri ha ribadito la posizione iniziale senza mai valutare ipotesi alternative ai licenziamenti (nemmeno ammortizzatori sociali) e senza valutare un percorso di reindustrializzazione pur trovandosi in presenza della disponibilità delle istituzioni presenti a sostenerlo.
A Parma oltre ai 112 lavoratori a tempo indeterminato sono coinvolti anche un’ottantina di lavoratori stagionali e circa 50 lavoratori dell’indotto. A livello europeo siamo a conoscenza di un comportamento simile in altri paesi come Grecia (chiusura stabilimento di Tavros), Germania (130 esuberi), Finlandia, Svizzera…
Ovunque sono gli stabilimenti provenienti da Nestlé a subire i tagli di Froneri che ha come modello il massimo ribasso nei costi e la precarietà del lavoro. In Italia da R&R proviene lo stabilimento Eskigel di Terni, senza alcuna contrattazione aziendale e con un uso smodato di somministrazione di personale. E’ di pochi giorni fa la denuncia di un lavoratore assunto 33 volte in 9 mesi (http://www.umbriaon.it/eskigel-in-un-anno-assunto-33-volte).
Giova ricordare che non siamo affatto in un quadro di crisi, anzi Froneri è un caso di studio per il suo successo (http://www.paipartners.com/casestudy/froneri/) ed è stata recentemente premiata come “top private equity business” (http://www.chroniclelive.co.uk/business/business-news/nissantakes-crown-north-easts-12180124).
Poiché riteniamo grave che un’operazione come quella di Nestlé porti ad arricchire la finanza, mentre peggiorano le condizioni di lavoro e si distruggono circa 850 posti di lavoro in Europa chiediamo il suo interessamento.