Alternanza scuola-lavoro, nuove denunce di sfruttamento

Alternanza scuola-lavoro, nuove denunce di sfruttamento

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La Rete degli Studenti dell’Emilia Romagna ha raccolto decine di casi di Alternanza Scuola-Lavoro negativa, “denunciare le condizioni di sfruttamento degli studenti è un nostro dovere.” Questa volta il caso di una 17enne di un Alberghiero della regione.

Giorgia, nome di fantasia, frequenta ora la quinta superiore in un Istituto Alberghiero della regione. Questa estate ha “lavorato” gratis per quasi due mesi in un hotel della riviera, con orari di lavoro pesanti e svolgendo mansioni tutt’altro che coerenti col suo percorso di studio. A Giorgia era stata assegnata l’esperienza in Alternanza presso quell’hotel ufficialmente per affiancare un pasticcere e imparare da lui, ha passato due mesi a pulire per terra e allestire buffet. La sua esperienza di alternanza scuola-lavoro non è stata di formazione, ma solo di sfruttamento. Giorgia si è fatta coraggio e ha raccontato alla Rete degli Studenti dell’Emilia Romagna la sua esperienza, perchè spera che le cose possano migliorare e che altri studenti possano svolgere alternanza in maniera formativa, utile e rispettosa dei loro diritti. Allo stesso tempo Giorgia non vuole dichiarare il suo nome nè la scuola di provenienza, perchè ha paura di ripercussioni sulla sua carriera scolastica.
Giorgia dichiara: “Sono una studentessa attualmente al quinto anno di un Istituto Alberghiero dell’Emilia-Romagna, indirizzo pasticceria, e ho svolto Alternanza presso un Hotel della riviera romagnola dal 20 maggio al 10 luglio circa. Sul protocollo firmato da scuola e azienda c’era scritto che avrei “lavorato” dalle 9 alle 15, ma nelle ultime settimane ho “lavorato” fino a 9 ore al giorno.
Sono dovuta restare anche dopo le 22 negli ultimi giorni di alternanza e spesso rimanevo da sola a pulire. 
Il pasticcere con cui sono stata nelle ultime 3 settimane diceva:”non sai fare nulla, questo non è il tuo lavoro” e “sei un casino non ti sposerà mai nessuno”. Mi sono sentita umiliata dal punto di vista personale oltre che sfruttata. 
A livello di mansioni, il massimo che facevo per quanto riguarda la pasticceria era montare la panna e mettere i babá sul vassoio. Per il resto del tempo pulivo, sistemavo la sala e allestivo il buffet.
Non ho ricevuto alcuna retribuzione nè rimborso spese, ho “lavorato” gratis e non è stata un’esperienza formativa. Ho dovuto sostenere autonomamente le spese per il trasporto.
“Adesso non possiamo più tacere – afferma Camilla Scarpa, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti – stiamo assistendo ad una continua e diffusa violazione dei diritti di studenti perlopiù minorenni e al loro primo approccio col mondo del lavoro. – continua Scarpa – È vergognoso che tanti studenti in alternanza scuola-lavoro si ritrovino in una condizione di totale assenza di diritti, utilizzati come manodopera gratuita dalle aziende, abbandonati completamente a loro stessi.”
Stamattina la Rete degli Studenti Emilia Romagna è stata davanti alle scuole con materiali informativi tra cui il “Senza Filtro”, il giornalino studentesco dell’organizzazione stessa, e nel pomeriggio si svolgeranno assemblee pubbliche nelle città della regione per parlare di alternanza, per informare gli studenti sui loro diritti e organizzare azioni mirate volte a risolvere le problematiche.
Alla mobilitazione della Rete degli Studenti dell’Emilia-Romagna arriva anche il sostegno del Sindacato confederale regionale CGIL e della categoria della scuola FLC CGIL.
Si legge ne loro comunicato: “Cgil Emilia Romagna e Flc Cgil ER valutano fondamentale che la scuola incontri il lavoro, ma ritengono che l’alternanza scuola–lavoro sia una modalità didattica che mette in continuità l’apprendimento strutturato in aula con il lavoro (vedi il Patto per il Lavoro Regione Emilia-Romagna) e che debba quindi essere connotata da una “forte intenzionalità educativa”, correlata con i profili e le competenze previste dai percorsi della scuola secondaria superiore.

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