In relazione alla manifestazione delle attiviste del gruppo “Non una di meno Parma” che si sono dissociate dalla caratterizzazione della ricorrenza del 4 Novembre come festa della Nazione e delle Forze Armate, intervengono le militanti Lega Nord della Provincia di Parma.
Il desiderio della “pace nel mondo” è ormai uno slogan consolidato tra le finaliste dei concorsi di bellezza, di cui si apprezza il cuore gentile e che probabilmente non hanno nulla da condividere con le femministe. La storia però insegna – o non insegna, dipende dai punti di vista – che la “pace nel mondo” è uno stato impossibile da raggiungere e che l’anarchia in questo senso non è sicuramente il mezzo attraverso cui conquistarla, come d’altra parte non lo è qualsiasi sistema totalitario.
È nella natura umana “voler fare ciò che si vuole” ma senza un ordine precostituito saremmo allo stato brado, alla stregua delle bestie, che comunque un capo e un ordine lo scelgono e, per natura, ce l’hanno sempre. Proprio contro quest’ordine, che a volte ci sta stretto, finché c’è democrazia avremo la possibilità di polemizzare, criticare e manifestare, ma senza demonizzarlo, per una questione di correttezza e di giusta misura.
Nella massima libertà di pensiero se qualcuno nella giornata del 4 novembre si è espresso e ha manifestato contro le forze armate, contro gli eserciti e contro le nostre forze dell’ordine, per i massacri, le violenze, le torture e le uccisioni da loro perpetrate, in una altrettanto libertà di pensiero ci sentiamo di ricordare tutti coloro che, facendo parte di forze armate, eserciti e forze dell’ordine, hanno dato la vita o quotidianamente la rischiano per proteggerci, per assicurarci non la pace nel mondo ma per lo meno una certa sicurezza, per aiutarci a condurre una vita almeno in minima parte ordinata, assicurandoci la nostra “pace quotidiana” e le “città sicure” anche a misura di donna.
Ognuno ha le sue opinioni, ma la storia e le vicende andrebbero lette e viste da almeno due prospettive diverse, per evitare di fare sempre la netta divisione tra buoni e cattivi solo perché si è “tifosi” di una parte o di un’altra e tenendo a mente che “l’esercizio del potere” non è quasi mai nelle mani di chi maneggia le armi ma di chi piuttosto maneggia altri interessi, spesso anche attraverso manifestanti disarmate.