“Il fatto che l’Istat abbia certificato un incremento, nell’ultimo triennio, dell’aspettativa di vita è, in termini strettamente statistici, positivo. Quello che l’Istat tuttavia non ha rilevato è il livello della qualità della vita nel nostro Paese; per questa ragione è perverso ed illogico pensare di mantenere un collegamento causa-effetto tra l’allungamento della speranza di vita e l’età di pensionamento: non tutti i lavori sono uguali così come differenti sono le situazioni personali, famigliari o professionali, per le quali sarebbe quindi necessario prevedere specifiche gradualità e differenziazioni”.
A dichiararlo è la deputata Pd Patrizia Maestri, componente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati.
“Quelle che abbiamo davanti sono ancora le scorie della pessima legislazione prodotta dal governo Berlusconi del 2010 e purtroppo rafforzata, in peggio, nel 2011 dalla Fornero” – ha spiegato Patrizia Maestri – “l’uscita a 67 anni dal mercato del lavoro, oltre ad essere improponibile per alcune specifiche attività gravose o usuranti, muove esattamente nella direzione contraria rispetto agli obiettivi che abbiamo perseguito in questi anni e che vogliamo rafforzare con la prossima legge di bilancio: creare nuove opportunità di lavoro stabile per le giovani generazioni. Ma per far questo gli incentivi, pure positivi, non bastano!”.
“L’aumento dell’età pensionabile dovrebbe decorrere dal 1 gennaio 2019. C’è quindi tutto il tempo per rinviare la decisione definitiva di qualche mese lasciando al prossimo Governo e al prossimo Parlamento il diritto di compiere una valutazione più ragionata e meno automatica delle prospettive occupazionali e previdenziali del nostro Paese”.