La Direzione generale dell’Azienda Usl di Parma ha rassicurato sul fatto che non c’è ancora la data della sospensione dell’attività di assistenza al parto del punto nascita dell’ospedale Santa Maria di Borgotaro. Dove dal 4 ottobre non si svolge alcuna attività, soltanto perché non ci sono stati parti.
Ma sul fronte politico c’è ancora chi scende in campo per scongiurare la chiusura del punto nascite di Borgotaro, così come di quelli di Castelnovo né Monti (Reggio) e di Pavullo nel Frignano (Modena). La richiesta arriva dalle consigliere regionali del Movimento 5 Stelle Raffaella Sensoli e Giulia Gibertoni, che hanno presentato un’interpellanza alla Giunta perché chieda almeno una proroga al ministero della Salute per garantire il servizio nei paesi montani.
“L’eventuale chiusura di questi punti nascita – secondo Sensoli e Gibertoni – sarebbe una perdita di credibilità da parte dei cittadini nei confronti della politica regionale, che si arrende allineandosi a una valutazione tecnica” dopo che il ‘Comitato nazionale percorso nascite’ ha dato una valutazione negativa alla richiesta di deroga. Secondo le consigliere “occorre opporsi alla spogliazione dei territori disagiati, montani in particolare, di tutti i servizi essenziali per la sopravvivenza delle comunità locali. Infatti – aggiungono – togliere un punto nascite significa voler stravolgere la vita di un territorio già martoriato dalla crisi economica e da scelte scellerate“.
Per questo Sensoli e Gibertoni interpellano la Giunta per sapere se “non ritenga opportuno avanzare un’ulteriore richiesta, meglio motivata e supportata, di deroga al Ministero per i tre comuni“, se non stia valutando “il mantenimento delle attività dei punti nascita, anche in presenza di un ulteriore parere negativo da parte del ministero della Salute, tenendo conto che quest’ultimo non può imporre alcuna chiusura. Quali iniziativa attuerà per aumentare il tasso di fidelizzazione delle donne, anche con lo scopo di promuovere innovativi servizi di ostetricia, ginecologia, neonatologia e pediatria autonomi, le cui equipe possano ruotare, collaborare e integrarsi con altre unità operative dell’Azienda socio sanitaria di riferimento, quali siano gli standard operativi, tecnologici e di sicurezza del livello di assistenza ostetrica e pediatrico-neonatale e, infine – concludono consigliere pentastellate – che cosa comporti l’inosservanza del giudizio espresso dal comitato nazionale“.