Si è reso irreperibile dallo scorso giugno, ed insieme a lui sono spariti anche 576 mila euro della partecipata del Comune di Parma Authority Stu.
Un consulente parmigiano di 54 anni, Francesco Faccini, è indagato dalla Procura di Parma per truffa aggravata: l’uomo aveva un contratto di collaborazione con l’Authority Stu e si occupava, nello specifico, di conti bancari e consulenza finanziaria.
Aveva le chiavi di accesso dell’home banking della società in liquidazione dal 2014. e godeva della fiducia delle banche, per questo operava con la massima libertà: secondo le indagini, avrebbe prima messo su un unico conto corrente i soldi della partecipata, poi avrebbe fatto un bonifico ad una società a lui intestata, portante lo stesso nome, Authority Spa, falsificando la firma del liquidatore della partecipata, Nicola Rinaldi.
Dopo qualche giorno la partecipata ha provato a fare un bonifico, scoprendo che i conti erano stati prosciugati. Del consulente, nessuna traccia: era sparito, probabilmente all’estero. Sul conto suo, e su quelli di alcuni familiari, poco meno di 20mila euro: troppo poco, rispetto ai 576mila volatilizzatisi e portati in Slovenia, su conti correnti già bloccati dalle autorità, e su un conto corrente postale Svizzero ancora “protetto” dall’ente elvetico.
Da quanto si apprende il collaboratore era stato assunto ai tempi della precedente gestione e poi successivamente confermato nel 2013. Poiché le società partecipate sono state il teatro nel quale si sono svolti gli aspetti più oscuri della gestione 2007/20011 del Comune di Parma, viene subito da chiedersi come mai un collaboratore avesse un ruolo connesso a funzioni gestionali, così importanti come la movimentazione dei fondi e l’accesso ai conti della partecipata, tutte funzioni affidate e gestite, sempre secondo la stampa, in autonomia e senza controllo.
Va chiarito quindi quali attività abbiano svolto la società e il Comune per verificarne l’affidabilità, dato il ruolo di particolare rilevanza.
Tralasciamo per ora l’aspetto giudiziario, di cui si stanno occupando le indagini. Tuttavia politicamente il tema è come sempre quello dei controlli che il Comune dovrebbe avere messo in atto nei confronti della galassia delle partecipate: già l’anno scorso la società PGE ha manifestato i noti problemi e ci si chiede, alla luce di questo nuovo episodio, se il Comune sia in grado di controllare adeguatamente che l’operato delle proprie partecipate sia effettuato nell’interesse della collettività e quali misure precauzionali siano, nel tempo, state adottate per garantire tali verifiche. Esiste, per esempio, un obbligo di doppia firma per operazioni di cassa rilevanti e ciò sia per le partecipate sia per il Comune? Nel caso, si ritiene sia opportuno introdurlo?
Allo stato, prendiamo atto della precisazione del Comune di stamattina in ordine al recupero della somma mancante, ma riteniamo vada garantita un’informazione costante su questo tema e sullo stato delle indagini interne, qualora le stesse siano state avviate, oltre a un’informazione puntuale sull’organizzazione interna e le scelte gestionali di tutte le società partecipate, incluse quelle inerenti alle responsabilità degli amministratori.
Ci chiediamo infine: per quale motivo veniamo a sapere della vicenda solo oggi e dalla stampa, visto che i fatti risalgono a prima dell’estate? Perché finora non è stata informata né la Commissione consiliare competente, tra l’altro convocata giovedì scorso e il prossimo proprio per discutere sul bilancio consolidato delle partecipate, né il Consiglio Comunale, né la città?
A queste domande attendiamo risposte, in attesa di formulare valutazioni più complete in ordine alle eventuali responsabilità politiche e gestionali.
Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale
Lorenzo Lavagetto
Sandro Campanini
Daria Jacopozzi
La sottrazione di 576 mila euro dalle casse della Stu Authority rappresenta un fatto di gravità eccezionale, soprattutto considerando che il crimine è stato commesso da un collaboratore esterno, nominalmente assunto, secondo indiscrezioni di stampa, come “consulente finanziario”.
Come consigliere comunale sono altresì stupefatto nell’apprendere di questo consistente ammanco dai giornali, nonostante, a quanto ho potuto leggere, la questione sia “esplosa” già a metà giugno.
Considerato che dopodomani, giovedì 5 ottobre, è convocata la Commissione “Bilancio e Partecipate” per analizzare il Bilancio 2016 di Stt Holding Spa è mia intenzione chiedere di vedere tutti i documenti relativi a questo caso in modo da provare a rispondere ad alcune questioni che in questo momento sono sul tavolo ed ho già chiesto che sia presente anche il Liquidatore di Stu Authority. Pur prendendo atto con sollievo che il denaro sia stato in qualche modo rifuso dalla banca, rimangono aperti diversi interrogativi: è stata fatta una verifica sulle operazioni messe in atto dal consulente in questi anni? E’ normale che nelle partecipate operino consulenti con compiti cosi delicati? Non c’era personale dipendente che si potesse occupare della tesoreria? Che mansioni ha il consulente? A chi rispondeva? Come è stato selezionato? Quando è stato scoperto l’ammanco e come? Come è la procedura per il controllo della cassa/banca? Gli istituti bancari non hanno segnalato alcuna anomalia nei flussi in uscita? E’ possibile prevedere la doppia firma per operazioni finanziarie di importi elevati?
Indipendentemente dal risarcimento già avvenuto, quanto successo può e deve essere interpretato come un campanello d’allarme rispetto all’intera gestione del cosiddetto “Gruppo Parma”. È del tutto evidente che in questa vicenda vi sia stato a un qualche livello un mancato controllo, le cui conseguenze oggi non possono che essere definite preoccupanti. La speranza è che si tratti di un fenomeno isolato e isolabile, ma a questo punto ritengo più che doveroso esaminare a fondo le diverse questioni e mettere in atto tutte le strategie e le procedure necessarie affinché questo fatto non si ripeta più.
Fabrizio Pezzuto
Parma Unita Centristi