Anche il 2017 sta volgendo al termine e con esso terminerà, a novembre, il periodo di tirocinio, l’ennesimo, di coloro che ormai da più di sette anni, contribuiscono al funzionamento degli Uffici giudiziari nel nostro paese.
400 € al mese è la cifra che viene loro corrisposta, una cifra talmente esigua da non garantire quasi la sopravvivenza, eppure è con quella cifra che questi lavoratori e queste lavoratrici continuano a prestare la propria attività, l’attività per la quale sono stati formati con un ingente dispendio di risorse da parte pubblica, l’attività alla quale si sono dedicati una volta espulsi dal mondo del lavoro, rimettendosi in gioco e imparando un altro mestiere al quale hanno dedicato il loro impegno e la loro passione.
Da anni questi lavoratori chiedono dignità lavorativa, perché non hanno neppure quella. Si sono autodefiniti gli invisibili, perché questa forma di precariato non è ritenuta lavoro, non ha la dignità di un lavoro, neppure di un lavoro precario.
Tutto questo è avvenuto e avviene nonostante il riconoscimento dei colleghi di ruolo negli uffici, e quello più volte certificato di dirigenti e di magistrati.
Anche in Emilia-Romagna siamo in questa condizione, poco meno di 100 sono i lavoratori e lavoratrici che da troppi anni attendono un’occasione per potere lavorare con continuità, essendo sotto la spada di Damocle di ogni legge di stabilità che non si sa bene che cosa deciderà sul loro futuro.
Il recente concorso pubblico per assistenti giudiziari, pur garantendo un punteggio per questa platea di lavoratori, non è stata purtroppo la soluzione: solo pochi di loro hanno trovato una risposta positiva.
Come FP CGIL siamo sempre stati al loro fianco; negli anni abbiamo chiesto un lavoro vero, anche attraverso un rapporto di lavoro a tempo determinato che consentisse un riconoscimento salariale adeguato.
Sappiamo purtroppo che questo non è accaduto e che di conseguenza dei precari di fatto non possono rientrare nei percorsi di stabilizzazione dei precari.
Ma non ci arrendiamo e pensiamo che il Ministro non possa fare finta che questo problema non esista.
Prima della pausa estiva, la FP Cgil ha presentato al ministro Orlando un progetto che potrebbe aprire la concreta possibilità di un percorso basato da una parte sulla chiamata diretta di parte di loro dagli Uffici per l’impiego, dall’altra sulla proposta di un progetto di durata triennale con il coinvolgimento del Ministero del Lavoro e della Pubblica Amministrazione e Innovazione che attraverso gli sportelli di prossimità consentirebbe l’acquisizione di un titolo da spendere comunque nella pubblica amministrazione.
Sia per gli uni che per gli altri un contratto triennale a tempo determinato utile a risolvere molti dei problemi salariali e di continuità della prestazione per affrontare la mole di lavoro arretrato con la quale si trova quotidianamente a combattere il nostro sistema giudiziario.
Fino a oggi il ministro, nonostante le reiterate sollecitazioni, non ha ritenuto di aprire un tavolo e di misurarsi con le proposte e sono quindi di pochi giorni fa le lettere inviate dalla Funzione pubblica Cgil ai presidenti delle Commissioni lavoro e giustizia di Camera e Senato, nelle quali, dopo aver brevemente ripercorso la storia di questi lavoratori, si è ribadito come il recente concorso per assistenti giudiziari non abbia ottenuto l’obiettivo di risolvere il loro problema e la necessità quindi di dare gambe al progetto che abbiamo presentato. Ai presidenti delle commissioni abbiamo chiesto un’audizione con il fine di presentare il nostro progetto e trovare una soluzione tramite appositi interventi normativi, dando finalmente una prospettiva ai lavoratori.
Ci auguriamo che l’audizione possa svolgersi in tempi brevi, definendo tutti i passaggi necessari da compiere velocemente, perché il 2018 sia davvero l’anno della svolta.
Maurizio Serra Fp-Cgil Bologna