Luca Zingaretti, Lucia Calamaro, Moni Ovadia, Lucrezia Lante Della Rovere, Gene Gnocchi, Yacobson Ballet di San Pietroburgo e tanti altri. Una parata di big per il cartellone della stagione teatrale 2017-2018 del Teatro Girolamo Magnani di Fidenza. In cifre sono ben 11 appuntamenti, 9 di prosa e 2 di danza, di qualità e adatti ad ogni tipo di pubblico.
Dalla messa in scena di uno dei testi più rappresentativi di Fëdor Dostoevskij con Giuseppe Russo alla rivisitazione di uno dei classici più noti di Luigi Pirandello con Valter Malosti, passando per le atmosfere della terra di Sicilia sia con un racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa riscritto da Luca Zingaretti che con un testo di Andrea Camilleri protagonista Moni Ovadia, e poi ancora un gioco al massacro familiare per raccontare i fantasmi della Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale in uno dei testi migliori di Thomas Bernhard, un altro ritratto di famiglia questa volta italiana scritto e diretto da uno dei nomi di punta della scena teatrale italiana contemporanea come Lucia Calamaro, la radiografia dell’Italia di oggi attraverso la comicità surreale e corrosiva di Gene Gnocchi, e con le parole del compianto cantautore e musicista Gianmaria Testa portate sul palco dal suo amico Giuseppe Cederna, l’avventurosa vita della scopritrice di talenti e mecenate Misia Sert nell’interpretazione di Lucrezia Lante della Rovere. Infine la danza, sia contemporanea con titoli come Bolero di Ravel e Sagra della Primavera di Stravinskij con la MM Contemporary Dance Company, che classica con estratti dai capolavori del balletto russo con lo Yacobson Ballet di San Pietroburgo.
Questa la sintesi degli spettacoli della nuova stagione del Teatro Magnani di Fidenza, dove il sipario si alzerà mercoledì 29 novembre per chiudersi venerdì 6 aprile. Tutti gli spettacoli prenderanno il via alle 21.
La “prima” al Teatro Magnani sarà quindi mercoledì 29 novembre con lo spettacolo di prosa Il giocatore, diretto da Gabriele Russo. Il romanzo, scritto nel 1866 da Fëdor Dostoevskij, viene riletto e adattato per il teatro da Vitaliano Trevisan. Russo realizza un allestimento in costante bilico tra dramma e commedia, in cui un cast affiatato trascina gli spettatori in una spirale fatta di gioco d’azzardo, di passioni e di compulsioni che porta dritti in quel (non) luogo dove il desiderio si trasforma in ossessione e non si limita più a governare i protagonisti, ma finisce per soggiogarli. Lo spettacolo sarà audiodescritto per non vedenti e ipo vedenti a cura del Centro Diego Fabbri di Forlì.
Venerdì 15 dicembre torna la danza e a calcare le assi del palcoscenico del Teatro Magnani sarà la MM Contemporary Dance Company con Bolero + La sagra della primavera, musiche di Maurice Ravel, Stefano Corrias, Igor Stravinskij e coreografie di Michele Merola ed Enrico Morelli con la regia dello stesso Merola. Meccanismo ad orologeria dalla rigorosa precisione, Bolero (1928) è ancora oggi tra i brani più noti e ascoltati della storia della musica. Nel realizzare una nuova versione coreografica del Bolero, Merola si è confrontato con questa musica ossessiva e ripetitiva, e alla fine di questo percorso l’ispirazione del coreografo si è focalizzata sul ventaglio inesauribile dei rapporti umani, in particolare quelli di coppia.
Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij (1913) è ispirato ad una antica leggenda slava, secondo cui ad ogni primavera una vergine doveva essere ritualmente sacrificata, affinché la terra potesse rifiorire. Nella propria interpretazione del Sacre, Morelli si accosta con profondo rispetto a questa partitura, che ha ispirato i più grandi coreografi del ‘900. Nell’allestimento che ne risulta, si rispecchia un risvolto dell’affannoso dinamismo del nostro tempo.
Ad aprire il nuovo anno teatralmente parlando, sarà uno dei nomi più noti e amati dello spettacolo italiano (teatro, cinema e televisione), Luca Zingaretti che giovedì 18 gennaio porterà in scena La Sirena tratto dal racconto ‘Lighea’ di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Musiche originali del Maestro Germano Mazzocchetti, eseguite dal vivo da Fabio Ceccarelli. Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza, lavora come redattore de “La Stampa”. Rosario La Ciura è nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad essere senatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Ne La Sirena trova spazio, in un percorso tra la carnalità del Presente e la spiritualità dell’Antichità, la ricchezza della poesia della terra siciliana.
Elena Bucci, Tommaso Sgrosso ed Elisabetta Vergani sono gli interpreti di Prima della pensione ovvero Cospiratori una ‘commedia dell’anima tedesca’ di Thomas Bernhard in cartellone martedì 23 gennaio. Nel giorno del compleanno di Himmler, il giudice Rudolf Holler, ex ufficiale delle SS prossimo alla pensione, celebra la curiosa ricorrenza con un festino segreto, una “cena d’anniversario” allestita con cura meticolosa per lui da sua sorella Vera, amante e musa devota, con la partecipazione ostile ma complice dell’altra sorella inferma Clara, vittima e al tempo stesso carnefice dei suoi due congiunti. Tra dramma e tragica ironia, la commedia è stata definita da Benjamin Heinrichs come “il più complicato, il più sinistro, il testo migliore di Bernhard”.
Si intitola La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo il ‘dramma di pensiero in tre atti’ scritto e diretto da Lucia Calamaro – uno dei nomi di punta del panorama teatrale italiano contemporaneo – che andrà in scena al Magnani mercoledì 7 febbraio. La pluripremiata drammaturga e regista ritorna sul tema della morte, e questa volta lo fa partendo dalla memoria di chi vive, dal nesso sfilacciato e fragilissimo che unisce ciò che un essere umano è stato e ciò che rimane dei suoi frammenti di vita in chi gli sopravvive per aprire al pubblico, come scrive la stessa Calamaro, “uno spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque, padre, madre, figlia, attraverso l’incidente e la perdita”.
Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Questa in poche parole la sostanza de Il casellante, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri interpretato tra gli altri da Moni Ovadia con la regia di Giuseppe Dipasquale, in programma giovedì 15 febbraio. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine. Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Cosa ci fa Gene Gnocchi con un trolley, un liquidator e un panino al cotto? Sta forse per abbandonare il mondo dello spettacolo e aprire un negozio di souvenir pakistani? Sta per entrare in politica con il suo nuovo movimento “Per un’Italia diversamente onesta”? Sta per sposare la sua badante lasciandole in eredità tutti i suoi fallimenti? La risposta a queste e a molte altre domande nel divertente e acuto one-man-show Il procacciatore scritto diretto e interpretato dal comico originario di Fidenza che arriverà al Magnani mercoledì 21 febbraio.
Gianmaria Testa, musicista e cantautore scomparso nel 2016, è stato uno degli interpreti più importanti e acuti del nostro panorama non soltanto musicale. Dal suo omonimo libro pubblicato postumo da Einaudi con la prefazione di Erri De Luca è tratto Da questa parte del mare con Giuseppe Cederna per la regia di Giorgio Gallione, settimo spettacolo di prosa della Stagione 2017/2018, in cartellone venerdì 2 marzo. E’ il racconto dei pensieri, delle storie, delle situazioni che hanno contribuito a dar vita ad ognuna delle canzoni dell’album omonimo, ed è un po’, anche, inevitabilmente, il racconto di Gianmaria stesso e delle sue radici. E’ il racconto dei grandi movimenti di popolo di questi anni, ma è anche il racconto delle radici e della loro importanza. Radici che non sono catene, ma sguardi lunghi.
Secondo e ultimo appuntamento con la danza, giovedì 15 marzo, quando a calcare le scene del Teatro Magnani saranno i ballerini del prestigioso Yacobson Ballet di San Pietroburgo con un Galà di capolavori del balletto russo. Uno straordinario spettacolo di danza classica, con estratti da capolavori come «Lo Schiaccianoci», «LesSylphides», «Il lago dei cigni», «Giselle», «La bella addormentata». Il Balletto Yacobson di San Pietroburgo è stato fondato nel 1969 da uno dei più famosi coreografi del XX secolo, Leonid Yacobson. Creato come primo Teatro coreografico disgiunto dall’opera, assume presto il titolo di “Miniature coreografiche” rifacendosi alla famosa forma ballettistica scelta dal suo fondatore.
Si ritorna alla prosa martedì 27 marzo con Io sono Misia – l’ape regina dei gèni di Vittorio Cielo, dove Lucrezia Lante Della Rovere veste letteralmente i panni della fascinosa Misia Sert diretta da Francesco Zecca. Misia, straordinaria mecenate – a lei dobbiamo la scoperta, fra gli altri, di Cocò Chanel – il cui salotto parigino era frequentato tra gli altri da Picasso, Paul Morand, Debussy, fu ritratta da Renoir e da Toulouse Lautrec, ispirò Jean Cocteau per il personaggio della principessa nel romanzo ‘Thomas l’imposteur’ e fu definita da Proust “un monumento di storia, collocata nell’asse del gusto francese come l’obelisco di Luxor nell’asse degli ChampsElysées”.
A chiudere la Stagione, venerdì 6 aprile, uno dei testi classici più amati e noti di Luigi Pirandello, Il berretto a sonagli rivisitato da Valter Malosti, adattatore regista e interprete allo stesso tempo. Per la prima volta Valter Malosti affronta Pirandello, confrontandosi con uno dei testi più popolari del grande drammaturgo siciliano, cercando di strapparlo allo stereotipo e tentando di restituire la forza eversiva originaria di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto, una feroce macchina/trappola. Un testo vivissimo grazie alla violenza beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica, molto evidente nel testo scritto in dialetto siciliano che è alla base di un lavoro originale di drammaturgia.