Giovanni Paolo Bernini esce ancora assolto, sia pure per intervenuta prescrizione, dal processo Aemilia contro la ‘ndrangheta. L’assessore dell’ex giunta del sindaco Pietro Vignali era accusato dalla Procura antimafia di voto di scambio politico-mafioso per aver barattato un pacchetto di circa 300 voti con esponenti della ‘ndrina crotonese Grande Aracri alle amministrative del 2007. Secondo il giudice di primo grado, Francesca Zavaglia, però, a Bernini andava contestata una “corruzione elettorale semplice” e non lo scambio politico-mafioso. Quindi il reato era ormai prescritto e Bernini è stato assolto.
Teoria contestata dalla procura che ha presentato appello, ma accolta in pieno dai giudici di secondo grado che hanno confermato integralmente la sentenza del primo giudice che aveva comminato 58 condanne per oltre 300 anni di carcere e 12 assoluzioni. I parmigiani alla sbarra nel giudizio d’appello erano sette. Assolti Bernini e l’imprenditore sansecondino Francesco Lepera, i giudici hanno poi confermato le condanne per Giuseppe Pallone, Alfonso Martino, Domenico Amato, Gaetano Caputo e Antonio Marzano.
Nel contesto generale, l’unica novità è rappresentata dal ribaltamento del giudizio di primo grado per Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, prima assolto ed ora condannato a 4 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. All’imprenditore Giuseppe Giglio, infine, 6 anni di reclusione, pena dimezzata rispetto ai 12 del primo grado per la collaborazione offerta alla giustizia.