A proposito di liceo breve…

A proposito di liceo breve…

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Nel 2018, cento licei italiani cominceranno la sperimentazione del percorso breve: tanto prevede il decreto ministeriale, firmato qualche settimana addietro da Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione.

Per l’esattezza, nei cento licei sperimentali, una sola classe potrà avere la durata di quattro anni, anziché i cinque anni che attualmente necessitano, per giungere alla maturità: quindi, studi terminati al diciottesimo anno di età.

E’ vero: il Ministero ha anche stabilito che le ore annuali potranno essere aumentate, passando così dalle attuali 900 fino a giungere a 1050.

Se si dovesse fare una comparazione e tendere all’optimum, e quindi alla parte europea con il sistema scolastico migliore, cioè la Scandinavia, là il ciclo della scuola superiore si conclude al diciannovesimo anno di età.

Ma, allora, qual è la ratio del decreto Fedeli? Dal “Sole 24ore” si apprende che, se tale sperimentazione fosse ammessa per tutte le scuole, si avrebbe un risparmio di circa 3,8 miliardi di euro; l’accorciamento del ciclo scolastico produrrebbe, infatti, un netto taglio del corpo docente, contribuendo così negativamente al già alto tasso di disoccupazione.

Quindi, dopo la laurea breve, ecco servito il liceo breve: se ne avverte la necessità? La risposta non può essere che negativa: in relazione alla prima, ad esempio, essa non ha aiutato gli studenti ad inserirsi più agevolmente nel mondo del lavoro.

Inoltre, per la scuola superiore si sbandiera la didattica innovativa, ma sfugge il nesso tra la “compattazione” in cantiere e le proposte innovative nel campo pedagogico. Pare, quindi, che l’unico fattore rilevante sia di natura economica: avremo meno studenti nelle scuole, meno anni di scuola e, soprattutto meno denaro da stanziare per la pubblica istruzione.

Gli illustri colleghi predecessori dell’attuale ministro, De Sanctis, Croce, Gentile (tanto per citarne alcuni), avrebbero approvato l’inutile riforma?

A me, non sembra una buona scelta. Anzi, ricordo, quando frequentavo il liceo classico, che una lamentela ricorrente dei docenti era la scarsità di tempo, a fronte di programmi enormi. Considerando che alcune materie, col trascorrere del tempo, aumentano da sé (storia, informatica, etc…), l’anno sottratto creerebbe ancora più disagio.

Fratelli d’Italia indica un’altra strada: riformare in modo organico l’istruzione, razionalizzando indirizzi e programmi, e cominciando dalle scuole medie, vero vulnus del mondo scolastico.

Nella società in cui viviamo, sempre più complessa e globalizzata, non abbiamo certamente bisogno di studiare meno: ciò vale soprattutto in Italia, un Paese dotato di un grande patrimonio artistico, storico, linguistico.

Che la scuola e l’università tornino ad occupare quel ruolo centrale di formazione della persona, che fa di esse un fattore insostituibile per lo sviluppo culturale e professionale della Nazione.

Matteo Pio Impagnatiello
Coordinatore comunale
Fratelli d’Italia-An Noceto

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