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Cassazione: Comune di Parma deve risarcire 1,5 milioni e 24 anni di interessi alla Bormioli Rocco

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Un altro debito fuori bilancio per il Comune di Parma. È anche questo affonda le sue radici nella notte dei tempi. Il prossimo consiglio comunale, convocato per il 31 luglio, dovrà deliberare il via libera al pagamento in favore della Bormioli Rocco vetreria di 1.493.796,40 euro, oltre a ben 24 anni di interesse. La battaglia giudiziaria fra Comune e Bormioli è infatti iniziata nel lontano 1993. Al centro del contendere lo smaltimento dell’acqua della vetreria. Ma nel 2015 la Cassazione ha scritto la parola fine in favore di Bormioli Rocco e ora il Comune deve tirar fuori oltee 1,5 milioni di euro.

Tutto è iniziato nel 1993 quando il Comune di Parma chiese alla Bormioli – della quale oggi rimane solo un vecchio rudere in via San Leonardo, pressi tangenziale – di pagare qualche miliardo delle vecchie lire per lo smaltimento dell’acqua nella fognatura e canone di depurazione. L’azienda sostenne però che l’acqua utilizzata per il raffreddamento dei forni, dopo essere stata raffreddata, essendo pulita, veniva immessa direttamente nel canale Naviglio e non passava per le fogne.

Nulla da fare. Il Comune di Parma non volle sentire ragioni e la Bormioli è stata costretta a pagare quel salasso di bolletta. Ma subito dopo ha chiesto indietro quel denaro, iniziando una battaglia legale a partire dalla Commissione tributaria per finire in Cassazione. E dopo 24 anni e una raffica di spese legali e di giudizio che il Comune di Parma ha dovuto pagare nel frattempo, ecco che arriva il conto in piazza Garibaldi: 1,5 milioni di euro circa più 24 anni di interessi. Che porterebbe la cifra totale a circa 2,5 milioni di euro. Mica bruscolini. Ovviamente fuori bilancio.

Per la Bormioli Rocco che nel frattempo ha chiuso la vetreria di Parma, non è stato facile. Il primo verdetto che riconosceva le sue ragilni è arrivato soltando nel 2005, dalla Commissione tributaria, secondo la quale bisignava restituire all’azienda il 99% di quanto versato perché non aveva usufruito del servizio fognatura per le acque di raffreddamento, ma soltanto per quelle dei normali servizi igienici.

Il Comune si è appellato a tutti i gradi di giudizio. Fino in Cassazione. Ma nessuno gli ha mai dato ragione.

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