Solomon Nyantakyi ha confessato l’omicidio della madre e della sorella

Solomon Nyantakyi ha confessato l’omicidio della madre e della sorella

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Solomon Nyantakyi, 21 anni,  ha detto che è stato lui  ad avere ucciso ieri sera la mamma di 45 anni e la sorellina di 11 anni nell’appartamento in cui abitavano nel quartiere di San Leonardo, vicino alla stazione di Parma.

Ha confessato di avere  commesso l’atroce delitto. Il pm sta predisponendo il decreto di fermo nei suoi confronti.

Il giovane, irraggiungibile al telefono dal momento del delitto, è stato fermato questa mattina dagli agenti della Polfer di Milano alla Stazione Centrale.

 

LA STORIA DI SOLOMON 

Nato ad Accra, in Ghana, il 25 marzo del 1996, Solomon vive da 13 anni in Italia dove si era trasferito a 8 anni con la sua famiglia, raggiungendo il padre che abitava già nel nostro Paese. Il ragazzo aveva davanti a sé una promettente carriera calcistica. Il suo mito era Cuadrado. Aveva iniziato a giocare appena arrivato in Italia a 8 anni all’Aurora, poi si era trasferito per diversi anni al Milan Club quindi era arrivata la sua grande occasione alla Primavera del Parma. A 17 anni era stato convocato in prima squadra diverse volte da Donadoni, nel periodo del crac del ParmaFc, ma problemi comportamentali gli hanno sempre impedito di fare il salto di qualità precludendogli di fatto l’ascesa nel mondo del pallone.

Esigente, determinato, molto severo con sé stesso ma anche timido e riservato. Appare così Solomon in un’intervista video rilasciata tre anni fa a Parma Channel, dopo la prima convocazione in Prima Squadra.

Il calcio per me significa molto, è l’unica cosa che so fare“, spiegava il ragazzo confessando di andare “malissimo” a scuola. E al giornalista che si complimentava con lui per le sue qualità tecniche rispondeva: “So che posso fare molto di più“.

Un cenno anche alla  sua infanzia e della sua famiglia. “Sono nato in Ghana, ad Accra. A 8 anni – raccontava – mi sono trasferito qua con la mia famiglia, però mio padre abitava già qua, quindi son venuto in Italia con mia madre e mio fratello. Dopo ho avuto una sorellina“.

La sorellina rimasta vittima del massacro era  nata in Italia.

I suoi compagni di squadra e lo staff di quei tempi lo descrivono nell’intervista a Parma Channel come un “bravo ragazzo”.

 

 

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