E’ tutto chiaro, tranne il movente. Solomon Nyantaki, 21 anni, ex promessa del calcio con problemi comportamentali, ha confessato di aver ucciso la madre Patience Nfum, 45 anni, e la sorellina di soli 11 anni, Magdalene, nel pomeriggio di martedì 11 luglio, tra le 14 e le 15, nella loro casa di via San Leonardo (l’omicidio). La vicenda è stata ripercorsa nel pomeriggio in Procura dal procuratore capo Salvatore Rustico, alla presenza del pm Paola Dal Monte che ha coordinato le indagini, dal questore Pier Riccardo Piovesana, e dagli investigatori della Squadra mobile, guidata da Cosimo Romano, e della Polfer che hanno seguito le indagini.
Nessun dubbio sul sospettato della prima ora: Solomon Nyantaki è stato seguito dalle telecamere di videosorveglianza in via San Leonardo, da quelle della stazione di Parma e infine da quelle della stazione centrale di Milano dove è stato fermato dagli agenti della Polfer che lo hanno notato lungo un binario sul quale non erano previsti né arrivi, né partenze. L’omicidio – come ha precisato il procuratore Rustico – è stato commesso “con un coltello di dimensioni un po’ più grosse del normale“, esclusa invece la presenza del machete, voce circolata nelle prime ore.
“E’ stato fatto d’urgenza un provvedimento di fermo dalla collega Dal Monte grazie al quale il soggetto sarà associato alle carceri milanesi – ha sottolineato il procuratore Salvatore Rustico -. E’ chiaro a questo punto che la convalida del fermo spetterà al Gip di Milano. Ci risulta che sono già state formalizzate delle dichiarazioni del soggetto che spontaneamente ha ammesso di essere stato l’autore del fatto. Non credo sia necessario esplicitare l’accanimento con cui sono state colpite le due donne, un delitto agghiacciante ed orribile anche per chi purtroppo è costretto ad intervenire sulle scene del crimine“.
Ancora non c’è certezza sul movente che ha armato la mano di Solomon e che ha poi scatenato una furia tanto bestiale contro la sua stessa famiglia. “Questo comunque sarà oggetto di domande da parte del Gip di Milano, non sappiamo allo stato quale sia il movente di questo raptus: non si possono colpire due familiari così tante volte se non spinti da un qualcosa di irrefrenabile“, ha detto Rustico.
Il procuratore Rustico ha inoltre precisato che Solomon “era un consumatore di droghe leggere” anche “se non possiamo sapere quale fosse il suo stato“, ma ha aggiunto che la “la casa è stata trovata a soqquadro“.
Cosimo Romano, capo della Mobile, ha invece confermato che “il fratello irreperibile, nell’ora in cui è stato commesso l’omicidio, si trovava in quella zona, in un’area riconducibile all’appartamento. Da lì sono iniziati gli ulteriori accertamenti con il ricorso ai sistemi di videosorveglianza comunali e privati, oltre che della stazione dove rintracciamo per la prima volta il fratello irreperibile verso le 16-16.30. Da quel momento partono gli accertamenti con il coinvolgimento della Polfer“.
Romano ha inoltre sottolineato che “il nucleo familiare era immune da precedenti interventi, non c’erano state segnalazioni“. In questo quadro, quindi, dalla serata di martedì, quando è arrivata la richiesta d’aiuto di Raymon Nyantaki, il fratello maggiore rientrato a casa verso le 21, dopo il lavoro, si sono mossi gli investigatori della Squadra mobile e gli uomini della scientifica che hanno passato al setaccio il luogo del delitto.
Il questore Pier Riccardo Piovesana, dopo essersi complimentato con la Procura, la Squadra mobile e la Polfer “per la rapidità e l’efficacia delle indagini“, è tornano a ribadire l’importanza dei “sistemi di videosorveglianza, sia pubblici che privati, che hanno consentito ancora una volta di produrre valide fonti di prova e indirizzi investigativi“. La presenza di telecamere sul territorio, ha aggiunto il questore di Parma, “deve essere ulteriormente implementata e bene fa il Comune di Parma ad investire in questo“. Piovesana ha ringraziato anche la Polizia municipale che “in piena notte ha provveduto ad inviare il proprio personale per scaricare le immagini utili alle indagini“.
Nel pomeriggio è arrivato dall’Inghilterra il marito e padre dei ragazzi, Fred Nyantakyi, da circa due mesi a Londra per lavoro, dopo essere stato per 15 anni alle dipendenze di una azienda enogastronomica del Parmense. L’uomo, distrutto dal dolore, si è recato subito in Questura per essere ascoltato, ma forse anche per capire la tragedia che ha distrutto la sua famiglia.