La delegazione di Coldiretti Parma guidata dal presidente Luca Cotti e dal direttore Alessandro Corsini e gli agricoltori dell’Emilia Romagna hanno lasciato le campagne per piazza Montecitorio a Roma, insieme a migliaia di produttori da tutta Italia per fermare il trattato di libero scambio con il Canada (Ceta), che per la prima volta nella storia dell’Unione accorda a livello internazionale il via libera alle imitazioni dei nostri prodotti più tipici e spalanca le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.
L’iniziativa è stata promossa da Coldiretti insieme a un’inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che, nel giorno di discussione in Parlamento della ratifica del trattato, chiedono di procedere senza fretta ad una discussione approfondita prima di assumere una decisione che porterebbe ad un’indiscriminata liberalizzazione e deregolamentazione degli scambi con una vera e propria svendita del Made in Italy.
Ad essere colpiti sarebbero soprattutto prodotti dell’Emilia Romagna, in particolare il formaggio italiano più esportato nel mondo, come il Parmigiano Reggiano (60 mila forme esportate in Canada) che dovrà concorrere con la sua imitazione canadese liberamente prodotta e commercializzata nel Paese nordamericano con la traduzione di Parmesan, e il Prosciutto di Parma (oltre 70 mila cosce vendute sul mercato canadese), denominazione che da diversi decenni proprio in Canada è stata usurpata dalla società Maple Leaf Foods, la più grande industria alimentare canadese, che ha registrato il marchio “Parma” e che quindi potrà continuare a metterlo regolarmente in vendita sugli scaffali a fianco del vero prosciutto Dop.
Dopo aver combattuto per anni contro il termine “Parmesan” utilizzato per le imitazioni del Parmigiano Reggiano – commenta Coldiretti Emilia Romagna – arriva il colpo di spugna del CETA che, se approvato, darebbe il via libera ai prodotti di imitazione canadesi tra cui anche un “Mortadella Italia Salami”, imitazione della Mortadella Bolognese.
Dei 44 prodotti a denominazione di origine dell’Emilia Romagna – informa Coldiretti regionale – solo 12 verrebbero riconosciuti dal Trattato, mentre gli altri 32 non avrebbero nessuna tutela. Anche per i prodotti riconosciuti dall’accordo, si profila comunque – secondo Coldiretti Emilia Romagna – una situazione di grande ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale, ottenuto nel rispetto di precisi disciplinari, da imitazioni di bassa qualità.
“La presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – mentre si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali dove invece l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo”.
Il Ceta non lascia tranquilli neanche i 30 mila produttori di cereali, in quanto l’accordo – ricorda Coldiretti regionale – prevede l’azzeramento del dazio per il grano, spalancando le porte all’invasione di grano duro canadese che viene trattato in fase di preraccolta con il glifosato, vietato invece nel nostro Paese perché accusato di essere cancerogeno. Già con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada – ricorda Coldiretti – nei primi due mesi del 2017 in Italia sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro canadese, mettendo in ginocchio le produzioni nazionali con le quotazioni del grano che viaggiano sui 24 centesimi, ben al di sotto dei costi di produzione.
Il trattato prevede – informa infine Coldiretti Emilia Romagna – importazioni a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia.
REGIONE EMILIA ROMAGNA: LEGA NORD DARA’ BATTAGLIA A TUTTI I LIVELLI
Sul CETA ci sarà battaglia anche in Regione Emilia-Romagna. Il Gruppo Lega Nord nell’Assemblea legislativa regionale ha presentato una risoluzione a firma di tutti i suoi componenti, compreso il vicepresidente della stessa Assemblea, Fabio Rainieri. Nel documento i Consiglieri regionali del Carroccio esprimono “viva preoccupazione riguardo alle ricadute negative rispetto alla salute, all’economia ed all’occupazione che il CETA produrrà in Emilia-Romagna e a livello nazionale italiano soprattutto per quanto riguarda l’indebolimento che prevede per la tutela della filiera agroalimentare di qualità ed i grandi vantaggi che comporterà per le multinazionali a danno dei piccoli e medi imprenditori”.
La risoluzione della Lega impegna poi “il Presidente e la Giunta regionale ad invitare il Governo e il Parlamento tutto a sospendere l’iter parlamentare per l’approvazione del ddl n. 2849 ‘Accordo di partenariato strategico tra l’Unione Europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall’altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016’ e ad intervenire in sede europea perché siano assicurate maggiori tutele per le produzioni agroalimentari soprattutto quelle di qualità contraddistinte dai marchi tipici, vera ricchezza del nostro territorio”.
“Nel trattato vi sono diversi spunti di criticità che potrebbero mettere a rischio migliaia di prodotti tipici nazionali, riconoscendo di fatto all’Italia solo 41 indicazioni a fronte di 288 DOP e IGP registrate (solo 12 per l’Emilia Romagna) – ha spiegato Fabio Rainieri – La protezione di queste nostre produzioni di eccellenza contro le falsificazioni sarà solo parziale perché continueranno a essere consentite le volgarizzazioni legate a prodotti tipici dell’italian sounding che dovranno coesistere con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti (un esempio per tutti: si potrà continuare ad utilizzare il nome Parmesan per contraddistinguere il formaggio grattugiato indipendentemente da dove proviene e da come è prodotto)”.