Stando ai dati della partecipazione, pare che in molti già al primo turno l’avessero intuito chiaramente: metà città, oltre il 47% non è andata a votare.
Perché? Non c’è bisogno di insegnare sociologia all’Università per capire la questione: i due candidati risultati vincenti al primo turno coi loro programmi-fotocopia hanno allontanato e deluso le aspettative di larga parte della città.
Un duplice programma-fotocopia essenzialmente costruito da un lato sulla esasperazione della cosiddetta “questione sicurezza” e dall’altro sull’evitare di parlare delle questioni importanti dal punto di vista sociale ed economico: il debito del Comune, la svendita delle azioni IREN, la questione dell’aeroporto e del megacentro commerciale a Baganzola, l’inceneritore, le tasse comunali (IMU, TASI, IRPEF comunale).
Insomma, due programmi-fotocopia perfettamente in linea con le richieste della Gazzetta di Parma e, dietro di lei, dell’Unione Industriali di Parma nelle sue varie articolazioni (Gazzetta di Parma che molto si è prodigata, e non da ieri, per ottenere questo risultato per loro fantastico: chiunque vinca andrà benissimo, non c’è problema).
Quindi rispettando il copione già scritto altrove, ecco gli interminabili e innumerevoli dibattiti sulla cosiddetta sicurezza, nei quali la superficialità e lo strisciante razzismo l’hanno fatta da padroni: così Pizzarotti si vanta di aver riesumato la miserabile squadretta speciale dei vigili urbani sulla falsariga di quella che fu protagonista del pestaggio razzista di Emmanuel Bonsu, che però adesso si limita a perseguitare quotidianamente e multare i poveracci che fanno i venditori abusivi. E nei quali il suo contendente garantisce che in un anno ci saranno il triplo di telecamere a spiarci dalla mattina alla sera. Che bello.
Non a caso in questo dibattito demenziale si sono trovati perfettamente a loro agio fascisti e razzisti conclamati come CasaPound e Lega Nord, gli ottusi campioni dell’intolleranza e della xenofobia, che proprio nel popolare quartiere S.Leonardo hanno raccolto i frutti della martellante campagna xenofoba orchestrata dai media locali. Il quotidiano locale infatti ha puntualmente e pervicacemente amplificato ogni episodio reale o dubbio che fosse di degrado o delinquenza per arrivare a descrivere e socializzare l’immagine di un quartiere-bronx popolato solo da temibili gang di spacciatori e da poveri italiani ostaggio della criminalità.
E i problemi veri? Non se ne è parlato proprio, oppure sono stati fatti discorsi vaghi e inconsistenti, come nel caso della devastazione che avanza su Baganzola, dove si rovesceranno milioni di metri cubi di cemento tra il megacentro commerciale della Pizzarotti s.p.a. e un aeroporto per i voli cargo su cui l’altro Pizzarotti ha mostrato il suo zelo nei confronti dei poteri forti della città: per 5 anni aveva dichiarato che era completamente inutile, ora è diventato fondamentale! Ma dai!?
I due falsi contendenti hanno poi evitato accuratamente di parlare del problema del debito comunale ereditato dalle giunte precedenti di Ubaldi e Vignali, un debito servito a creare speculazioni e devastazioni cementicole come la Ghiaia, il palazzone Pasubio, il Ponte Nord, il teatro dei Dialetti e la sede dell’Authority.
Come giustamente denunciato dalla Commissione Audit sul debito pubblico di Parma, non c’è alcuna volontà di ridiscutere con le banche un debito in gran parte illegittimo, ma si concorda essenzialmente sul fatto di farlo pagare ai cittadini, attraverso i tagli ai servizi, la messa in vendita di azioni pubbliche (vedi IREN e Fiere di Parma), la privatizzazione di fatto della TEP e l’aumento della pressione fiscale che a Parma è al massimo regionale e tra i primi posti in Italia.
Particolarmente grave è stata la decisione di Pizzarotti di alienare definitivamente quote rilevanti dell’ultimo pacchetto di azioni IREN in mano al Comune, decisione presa a poche settimane dalle elezioni: IREN, la vecchia AMPS, era patrimonio sociale e tale doveva rimanere, in modo tale da essere in grado soprattutto nei momenti di crisi di fornire sostegno alle classi popolari, mediante politiche tariffarie accomodanti e servizi economici, tutto il contrario delle politiche delle multinazionali dell’energia.
Nel silenzio tombale della parte politica opposta, il sindaco e il suo assessore al Bilancio hanno effettuato la vendita di questi brandelli di sovranità popolare sulle risorse idriche, energetiche e ambientali della città e un futuro, che ci verrebbe voglia di chiamare neocoloniale, attende Parma per i prossimi anni a venire.
Concludendo. Siamo certi che nei palazzi della “Parma-che-conta” il clima sia molto disteso in vista del ballottaggio: chiunque vincerà sabato sarà per loro garanzia di profitto e di veder attuati i loro interessi, a discapito della popolazione e del territorio.
Eppure la stabilità della casta oligarchica che controlla il potere potrebbe non essere così inattaccabile: le questioni sociali emergenti del lavoro, della casa, dell’ambiente e dei servizi indicano ai più attenti un cammino di lotta e organizzazione che non passa certo per le urne di domenica 25 giugno 2017.
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