Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Allo stato attuale, per una modifica della legge 833/78 non sono più i sindaci a gestire il servizio sanitario anche se a essi sono affidati dal DLg 299/99 (decreto Bindi) poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL e delle Aziende Ospedaliero Universitaria.
I compiti del sindaco sono quindi comunque ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta.
Un’amministrazione diversa deve partire da qui, dal diritto alla salute della popolazione. La salute non è certamente l’unico problema di Parma, tuttavia, proprio per la condizione materiale e morale in cui si trova la città, può diventare una sorta di “filtro”, attraverso cui fare passare tutti gli altri problemi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel documento di Ottawa del 1986 indica alcuni prerequisiti senza i quali è impossibile esercitare il diritto alla salute. Essi sono: la casa, la scuola, i trasporti, la salubrità ambientale, la cultura, la sanità pubblica, l’assistenza sociale.
Secondo questa concezione non si tratta di opzioni, dipendenti dalla entità della finanza pubblica, ma di un diritto perfetto (non di un interesse legittimo), in altri termini i servizi per dare risposte a tali bisogni essenziali costituiscono un diritto esigibile. Per lavorare su questo è necessario che vi sia il coinvolgimento e la partecipazione delle forze sociali organizzate. I movimenti e le associazioni sono i principali soggetti di partecipazione di un Comune: forme di partecipazione alla vita del comune sono previste pure dalla legge 142/90.
Occorre per primo identificare le cause che generano disagi, malattia e morte e cercare di formulare un piano di prevenzione per combatterle, arrivare alla loro riduzione ed eliminazione. In proposito occorre promuovere, in collaborazione con l’AUSL e Azienda Ospedaliero Universitaria un’indagine sullo stato di salute della popolazione che inizi a raccogliere e ordinare i dati sparsi che già ci sono.
Ovviamente nulla di questo è stato fatto finora. Forse nessuno in questi anni se n’è accorto ma nel Comune di Parma non esiste un Assessorato alla Salute. I suoi compiti sarebbero quelli di tutelare la salute dei cittadini interagendo con le altre istituzioni effettivamente preposte all’organizzazione dei servizi sanitari: Regione e Ausl e Azienda Ospedaliero Universitaria. Un ruolo attivo nella prevenzione soprattutto igienico ambientale, ma non solo, e di indirizzo e di controllo riguardo alle politiche sanitarie regionali.
Il Comune di Parma, che non ha nemmeno sentito l’obbligo morale per quanto mi risulta (spero di sbagliarmi) di costituirsi parte civile nel processo Pasimafi, come se la salute dei suoi cittadini non lo riguardasse per niente, deve riprendere in mano le proprie prerogative e occuparsi di quanto detto sopra anche attraverso una operazione culturale volta a fronteggiare il consumismo sanitario (funzionale a questa medicina governata più dagli interessi economici che da quelli della salute), a promuovere stili e ambienti di vita e lavoro salubri (a partire dal blocco delle esternalizzazioni delle proprie competenze), a mettere a disposizione spazi e strutture per la collettività: ad esempio reperendo locali per favorire le associazioni e la partecipazione dei cittadini e consentire a costi equi l’apertura di medicine di gruppo di medici di base integrate ai servizi, favorendo la medicina del territorio sempre promossa a parole e mai sviluppata nei fatti. Ritengo i miei concittadini in grado di capire se l’amministrazione uscente abbia fatto il meglio per la Sanità Cittadina…a mio parere NO.
Marco Alfredo Arcidiacono
Candidato Lista Partito Democratico
a sostegno di Paolo Scarpa