Perquisizioni della Guardia di Finanza anche a Parma nell’ambito dell’operazione “Osella d’oro” su false fidejussioni, partita da Roma e che ha portato all’arresto di 5 persone e all’interdizione dall’attività per altre 3. Provvedimenti firmati dal Gip del Tribunale di Roma ed eseguiti dai Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria in tutt’Italia. Oltre che a Parma, perquisizioni sono state effettuate anche nelle province di Genova, Torino, Cremona, Milano, Grosseto, Roma, Latina, Viterbo, Napoli, Benevento, Caserta e Bari, anche con l’ausilio dei reparti territoriali del Corpo.
In carcere è finito colui che viene ritenuto a capo dell’organizzazione: da V. A. (alias S.A.), 67 anni, di Napoli, già noto per altri precedenti e coinvolto in indagini sulle false fideiussioni per l’iscrizione dei campionati di calcio delle squadre di calcio della Roma, Napoli, Cosenza e Spal. Ai domiciliari, invece, la moglie, D.A., 44 anni, di Napoli, accusata di essere il “tesoriere” dell’organizzazione, la cognata del capo, D.D., 39 anni, anche lei di Napoli che sarebbe stata la “ tenutaria della contabilità ”. Sempre ai domiciliari sono finiti il “braccio operativo” del capo nella Capitale, C.S., 58 anni, ed F.A., genovese di 58 anni, che avrebbe avuto il ruolo di “procacciatore dei clienti”. L’interdizione dall’attività per un anno ha invece raggiunto tre prestanome dell’organizzazione: D.C. , 54 anni, di Roma; M.L., 80, di Roma; P.P., 58 anni, di Napoli.
Contestato anche il reato di autoriciclaggio, poiché i proventi illeciti dell’abusiva attività finanziaria, individuati in 772.238,68 euro nel periodo interessato dalle indagini, sono stati trasferiti su conti italiani ed esteri intestati a 14 società, riconducibili al capo dell’associazione, con sede in Italia, Malta ed Inghilterra.
L’attività investigativa nasce dall’autonomo sviluppo di una segnalazione di operazioni sospette pervenuta nel 2016 al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza per la prevenzione ed il contrasto del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, che ha svolto le successive indagini sotto la direzione del Gruppo Reati Societari del la Procura della Repubblica di Roma. In particolare, nel corso dell’approfondimento dei flussi finanziari sospetti, è stata individuata una società operante nel settore finanziario rappresentata legalmente da una “testa di legno” privo di fonti di reddito ufficiali, titolare di numerose partite Iva, parte delle quali relative a società fortemente indebitate.
La conferma del ruolo di prestanome è stata ottenuta dagli inquirenti dopo aver sentito in atti i curatori fallimentari, succedutisi nel tempo, della società fallita; inoltre, uno dei due rappresentanti legali della società fallita è stato anche l’amministratore di un’altra società che ha emesso polizze fideiussorie false nei confronti di Enti pubblici (queste ultime facilmente rinvenibili su internet per la loro caratteristica di pubblicità nei confronti di terzi), risultando però indicata da Banca d’Italia quale “Soggetto segnalato per garanzie rilasciate in assenza di abilitazione”.
E’ stata accertata, secondo gli inquirenti, attraverso intercettazioni di conversazioni telefoniche, di e-mail e da approfonditi accertamenti bancari, l’esistenza di una associazione per delinquere, costituita da otto soggetti, da tempo impegnata nella costante gestione di società. È stata individuata anche una fitta e complessa rete di ventiquattro “ausiliari esterni” degli intermediari finanziari, sparsi sull’intero territorio nazionale, utilizzati quali collaboratori delle finanziarie oggetto della presente indagine.
L’attività condotta ha consentito di evidenziare l’esistenza sul territorio nazionale di un gruppo che a partire dal 2013 ha adottato modalità operative ben collaudate, ma soprattutto avvedute e scaltre, attraverso l’utilizzo di società costituite a tal fine e dismesse dopo un periodo di operatività con il successivo trasferimento della sede all’estero, per essere sostituite da altre compagini sociali, in modo da rendere difficile eventuali accertamenti. A ciò si aggiunga che una vasta platea di beneficiari delle polizze emesse (privati, imprese, enti pubblici, nel caso specifico anche il comune di Firenze) è stata destinataria di garanzie che – nella quasi totalità dei casi – non avrebbero mai potuto trovare soddisfazione, ove ne fosse stata richiesta l’escussione, in virtù dell’ assoluta inconsistenza patrimoniale delle società emittenti.
Per questo motivo gli intermediari abusivi scoperti avevano un breve ciclo di vita, durante il quale i responsabili dell’attività, anche grazie alla rete di “ausiliari esterni” presenti sul territorio, hanno immesso sul mercato nazionale diverse migliaia di polizze fidejussorie destinate a rimanere solo dei pezzi di carta.