Ufficialmente risiede a Parma in via Emilia Est 77, in realtà passava il tempo nel canale di Sicilia a traghettare clandestini – tra cui possibili militanti dell’Isis – e sigarette di contrabbando. Lui è Helmi Bouzid, tunisino ricercato dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Palermo nell’ambito dell’operazione Scorpion Fish, che ha portato all’arresto di 15 scafisti. Traghettavano in sole 4 ore, con natanti di “lusso”, soltanto coloro che potevano pagare bene. Partenza da Capo Bon, in Tunisia, approdo a Marsala, in Sicilia.
Helmi Bouzid a Parma lo conoscono in pochissimi, ma per avere la residenza in città – anche se di fatto fittizia – almeno per un periodo ci ha abitato. Adesso è accusato di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi, inserito nell’organizzazione guidata dal tunisino Jabranne Ben Cheick.
Gli altri finiti in manette insieme a Bouzid ancora ricercato, sono Akremi Toumi, Angelo Allegra, Salvatore Allegra, Anis Beltaief, Nabil Ben Ahmed, Amine Ben Alaya, Fathi Ben Ammar, Hamadi El Gharib, Michele Graffeo, Chiheb Hamrouni, Mongi Ltaief, Giovanni Manuguerra, Sarra e la Fiorentina Simonetta Sodi.
Un viaggio dalla Tunisia costava 2-3 mila euro, ma rispetto ai barconi era come andare in prima classe. Su uno dei gommoni d’altura intercettati dalle Fiamme Gialle c’erano 14 persone e 103 chili di sigarette.
In una delle intercettazioni, uno dei clienti diceva: “Spero di arrivare in Italia e che non mi rimandino indietro per terrorismo“. Non proprio disperati in cerca di una vita migliore, ma tutti decisi a raggiungere il Nord Europa attraverso l’Italia.