E’ Rosario Di Giovine, 30 anni, milanese con un ricco curriculum di precedenti alle spalle, l’uomo arrestato ieri pomeriggio in via Montebello con l’accusa di aver rapinato la filiale della Bper di via Torelli. L’uomo, armato di coltello, non ha esitato ha puntarlo al collo di una cassiera per farsi consegnare 15 mila euro. Ma la sua fuga è durata pochissimo. Uscito dalla banca alle 15.46, appena un quarto dopo era già in manette grazie al tempestivo intervento di Polizia e Carabinieri.
Di Giovine, tra l’altro, era ricercato dal marzo scorso per evasione dal carcere di Bollate (Milano), dove non aveva fatto rientro nonostante debba scontare ancora 5 anni e 8 mesi di reclusione dei 10 complessivi che gli erano stati inflitti per un’altra rapina. L’uomo aveva il permesso di uscire per lavorare, ma una sera di marzo non è rientrato e di lui si sono perse le tracce fino a mercoledì pomeriggio.
Una sorta di “marchio di fabbrica” quello di Rosario Di Giovine, che non ha mai cambiato modalità per mettere a segno le sue rapine. Come in precedenza, infatti, anche alla Bper di via Torelli è entrato alle 15.31 come un cliente qualunque, a volto scoperto, nonostante fossero presenti una decina di persone tra clienti e impiegati, ha chiesto di poter parlare con il direttore, ma il funzionario era impegnato. Quindi Di Giovine si è seduto accanto a un cliente, poco dopo ha iniziato ad imprecare ed ha tirato fuori un coltello in ceramica – di quelli che il metal detector non può rilevare – con il quale ha minacciato i dipendenti. Dalle diverse casse ha racimolato circa 15 mila euro. Il tutto con estrema freddezza e in pochi secondi.
Ma la fuga non è stata a perdifiato. Il rapinatore si è liberato del coltello ed ha raggiunto un bar poco distante, dal quale poi è uscito per tentare di salire a bordo di un taxi che stava transitando in via Montebello. Ma nel frattempo erano già arrivati Polizia e Carabinieri, che lo hanno intercettato e placcato proprio in via Montebello, arrestandolo con l’accusa di rapina aggravata. Adesso è rinchiuso nel penitenziario di via Burla. Dovrà rispondere anche dell’evasione da Bollate.