Parma si conferma tra le città più care d’Italia, con un’inflazione al 2,5% rispetto a un anno fa. Lo rileva l’Istat in riferimento al mese di aprile 2017, quando l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,4% su base mensile e dell’1,9% rispetto ad aprile 2016, da +1,4% di marzo.
Nei comuni con più di 150.000 abitanti che non sono capoluoghi di regione, secondo l’Istat i prezzi sono in crescita su base annua, come a marzo, in tutte le dieci città per cui sono calcolati gli indici generali: gli aumenti maggiori riguardano Parma (+2,5%, era +1,8%), Messina (+2,4%, in marcata accelerazione da +1,4%) e Livorno (+2,3%, era +1,9%); quelli più contenuti Brescia e Reggio Calabria (entrambi +1,3%, in lieve attenuazione rispetto al mese precedente).
L’accelerazione dell’inflazione – a livello generale – deriva soprattutto dalla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+5,7%, da -1,2% del mese precedente), a cui contribuiscono sia l’Energia elettrica (+5,4%) sia il Gas naturale (+5,9%), che segnano entrambi un’inversione di tendenza rispetto a marzo (rispettivamente da -1,0% e -1,4%) e dalla dinamica dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+5,5%, da +2,5% del mese precedente).
Nel Centro-nord, l’aumento maggiore su base annua si rileva, come a marzo, in Trentino-Alto Adige (+2,4%) dove la crescita accelera di quattro decimi di punto percentuale, seguito da Liguria e Toscana (+2,1% per entrambe, rispettivamente da +1,3% e +1,5%), Lombardia e Veneto (per entrambe +1,9%, da +1,4% di marzo). Incrementi con valore inferiore di un decimo di punto percentuale rispetto a quello registrato per l’indice generale nazionale si presentano in FriuliVenezia Giulia e Umbria (+1,8%, rispettivamente da +1,4% e +1,5% di marzo); aumenti di poco più contenuti in Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia-Romagna e Lazio (+1,6% per tutte le regioni) e Marche (+1,5%). Nel Mezzogiorno, Puglia e Abruzzo sono le regioni con l’incremento tendenziale maggiore (entrambe +2,1%, in accelerazione da +1,9% la prima e da +1,7% la seconda) seguite da Sicilia (+2,0%) e Sardegna (+1,9%). Un aumento di poco più contenuto si registra in Campania (+1,7%), Calabria (+1,5%) e Basilicata (+1,3%).
Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome ad aprile spicca Bolzano (+2,6%), che si conferma la città in cui i prezzi presentano gli incrementi più elevati, seguita da Venezia (+2,5%), che fa segnare tra l’altro l’accelerazione di maggiore ampiezza (era +1,6% a marzo), Milano (+2,4%, da +1,8%), Trento (+2,3%), Firenze (+2,2%), Genova (+2,1%), Napoli e Bari (entrambe +2,0%, da +1,7% di marzo). Il dato di Palermo (+1,9%) si attesta a livello della media nazionale, mentre si mantengono al di sotto le variazioni dei prezzi di Trieste (+1,8%), Perugia (+1,7%), Torino, Aosta, Catanzaro, Cagliari e Roma (tutti e cinque i capoluoghi +1,6%, con la Capitale in accelerazione da +1,1% del mese precedente). Più distanziate Potenza (+1,4%), Bologna e Ancona i cui prezzi crescono entrambi dell’1,2%.