Nasce una start up di stagionatura di formaggi di latte nobile in un palazzo storico cittadino. Protagonisti de “La Bottega nel Pascolo” l’imprenditore piemontese Gian Domenico Negro, l’imprenditore fidentino Aurelio Borlenghi e il Collegio dei Gesuiti di Fidenza. Alla presentazione, un team di esperti che ne ha sottolineato il valore culturale, tradizionale e qualitativo.
“Fidenza è tra le culle della cultura dell’agroalimentare in generale e del made in Parma, in particolare – ha detto il sindaco Andrea Massari -. Dire Parmigiano-Reggiano da noi significa parlare di oltre 30.000.000 di euro di forme prodotte ogni anno, oltre mille persone occupate nel settore. Significa parlare di produzioni che da questa piccola città di 26.700 abitanti sono partite per conquistare riconoscimenti e mercati nazionali ed internazionali. Significa parlare della nostra piccola, grande perla di #Borgofood, l’evento che Luigi Franchi insieme a noi ha lanciato in collaborazione con Slow Food Emilia-Romagna, con Fa la cosa giusta, con Le strade del Culatello, il Consorzio del Parmigiano e tanti altri; un evento che si è imposto come uno dei primi tre dedicati all’agroalimentare in tutta la provincia”.
Ma soprattutto, come ha sottolineato Massari, “La Bottega nel Pascolo è un’esperienza che nasce dalla passione e dalla vivacità imprenditoriale e da un Comune che si mette in ascolto e sostiene chi investe in questa direzione e lo fa aprendo le porte di uno dei gioielli di famiglia, il monumentale complesso settecentesco del Collegio dei Gesuiti. Crediamo che Bottega nel Pascolo qui abbia trovato una casa ideale, proprio perché il progetto rispetta questa essenza culturale, portando a Fidenza culture e tradizioni casearie di straordinario valore, maturate con sapienza nei secoli e in tutt’Italia. Esperienze che da qui potranno essere irradiate, fatte conoscere e apprezzare”.
Gian Domenico Negro, ideatore del progetto e ‘allevatore di formaggi’ ha spiegato che “questi formaggi hanno un valore perché rappresentano la cultura delle generazioni che ci hanno preceduti, tra le quali l’allevamento e la caseificazione al pascolo. Allevare i formaggi per me significa educare i produttori alla qualità, preservare la tradizione e la genuinità, affinare i formaggi per farli arrivare nella loro forma migliore: buoni, sani e salubri. I nostri formaggi sono solo di animali da pascolo, a latte crudo e di piccole aziende. Dobbiamo riappropriarci delle nostre tradizioni agricole”.
Piero Sardo della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Roberto Rubino, ricercatore e presidente dell’Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo (Anfosc), Adriano Gallevi dell’Associazione Latte Nobile Italiano (Alni), Giacomo Toscani, vicepresidente dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi (Onaf), Cinzia Scaffidi, vicepresidente di Slow Food, e Gianni Fabrizio, curatore della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso hanno spiegato l’importanza del progetto.
Gli esperti hanno spiegato soprattutto come il latte prodotto da animali che si nutrono al pascolo sia più sano e genuino rispetto al latte prodotto da animali alimentati a mangimi. Il latte nobile, che è diventato un marchio collettivo di qualità, proviene da animali alimentati, secondo uno specifico disciplinare, al 70% da foraggi e al 30% da granaglie. Nel caso del latte vaccino nobile, il betacarotene e la vitamina E hanno un alto grado di protezione antiossidante che il latte di produzione massiva non possiede. I prodotti che sono in stagionatura a Fidenza sono formaggi di capra, di pecora e di vacca di qualità, provenienti da tutta Italia, prodotti con latte nobile crudo. Questi squisiti formaggi si trovano in vendita solo presso pochi rivenditori selezionati.