Avviare una commissione d’indagine amministrativa nell’Azienda ospedaliera di Parma che serva da supporto alla magistratura per individuare le sperimentazioni effettuate senza chiedere il parere al comitato etico dell’ospedale. Lo chiede la consigliera del Movimento 5 stelle, Silvia Piccinini, con Gian Luca Sassi, Andrea Bertani, Raffaella Sensoli e Giulia Gibertoni, dopo che è emerso dalla Procura di Parma che il professor Guido Fanelli, direttore di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica dell’Azienda di Parma, nonché direttore del Centro di Terapia del dolore dell’Ospedale Maggiore, è stato arrestato nell’operazione ‘Pasifami’ del Nas di Parma.
Il professore sarebbe la mente di un “vasto sistema di corruzione e riciclaggio” “che coinvolgeva aziende farmaceutiche italiane ed estere e che ha portato in tutta Italia all’arresto di 19 fra medici e imprenditori” impegnati nel “business delle cure palliative e delle terapie del dolore“. Secondo Piccinini, sarebbe inoltre opportuno, per ristabilire all’interno dell’Azienda un clima di serenità e fiducia, tutelare i pazienti coinvolti e “avviare da subito una seria valutazione degli organi di vertice della struttura sanitaria per valutare una loro rimozione dall’incarico“.
“Se fossero confermate le accuse – continua la consigliera – saremmo di fronte a una vicenda che dimostrerebbe come i controlli interni e regionali non sono tali da prevenire la mala gestione nelle strutture sanitarie pubbliche“. E, visto che “corruzione e appalti poco trasparenti sono la vera criticità del sistema sanitario pubblico regionale – e non la retribuzione dei dipendenti – sarebbe opportuno individuare nuove norme più rigorose e stringenti in materia di anticorruzione“. La consigliera chiede anche una verifica delle sperimentazioni in tutte le Aziende sanitarie e ospedaliere e, in ultimo, una revisione sulle scelte organizzative interne in modo da evitare “che direttori e vertici divengano regnanti a cui è permesso tutto“.
Sulla vicenda ha presentato un’interrogazione anche Tommaso Foti (Fratelli d’Italia-An), secondo cui il sistema che “nonostante sia ritenuto dai suoi amministratori il migliore a livello nazionale, continua a mostrare ampi coni d’ombra sotto il profilo della legalità e, soprattutto, un livello di spregiudicatezza da parte di alcuni dipendenti nei confronti dei cittadini che lascia a bocca aperta”.
Foti chiede alla Giunta regionale quali iniziative intenda assumere di fronte a una vicenda che, grazie alle intercettazioni telefoniche rese pubbliche, “alza un velo su un radicato sistema di potere in cui profitto (illecito) e delirio di onnipotenza la facevano da padroni”. Le intercettazioni su “attività e procedure illecite oltre che illegittime” degli indagati, risultano offensive “per i malati e i pazienti del reparto di Rianimazione “ignari di essere trattati come cavie da laboratorio” e, aggiunge Foti, mostrano “un quadro allucinante di violazione di norme, in primo luogo etiche e professionali, avvenuto in strutture pubbliche”.
Secondo il consigliere sarebbe anche opportuno accertare che “non vi siano state coperture di sorta da parte dei vertici dell’Azienda” visto che “ha dell’incredibile che alcune vicende, perpetuate per anni, non siano mai state oggetto d’interesse dei direttori generali dell’azienda Ausl succedutisi, tutti scelti e nominati dai presidenti della Regione, e neppure dei direttori sanitari ed amministrativi”.