Scommesse su Parma-Ancona, l’ira di Lucarelli e compagni: vogliamo un’inchiesta

Scommesse su Parma-Ancona, l’ira di Lucarelli e compagni: vogliamo un’inchiesta

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Quando si fanno figure di merda così, qui dovrebbero esserci 25 giocatori” aveva detto un furioso capitan Alessandro Lucarelli al termine dell’inguardabile gara persa dal Parma 0 a 2 in casa con il fanalino di coda Ancona. E oggi al Centro sportivo di Collecchio, al termine dell’allenamento a porte chiuse, c’erano proprio tutti. Non per scusarsi con i tifosi per la figuraccia di domenica, ma per difendersi dalla più infamanti delle accuse: la combine. Una partita “venduta” per favorire il mondo delle scommesse sportive.

Secondo il Mattino di Napoli, a Pozzuoli si sarebbero registrate tante e ricchissime vincite tra gli scommettitori che avevano puntato tutto sul 2-0 per l’Ancona. Soltanto un caso? E’ bastato insinuare il dubbio, citando fonti anonime, per scatenare la bagarre a livello nazionale.

Facce scure e musi lunghi alle spalle di capitan Lucarelli che – come è nel suo stile – anche oggi non le ha mandate a dire: “Ci stanno gettando merda addosso, merda su padri di famiglia. La nostra sola colpa è di aver perso una partita”. Furioso il capitano di mille battaglie in gialloblu, pretende un’indagine sul caso e si assume le sue responsabilità: “Sono garante della squadra: garantisco per loro“. Lucarelli ribadisce a chiare lettere: “Non abbiamo nulla da nascondere, non dobbiamo né vogliamo difenderci, vogliamo chiarezza“.

Dall’amministratore delegato Luca Carra al ds Daniele Faggiano, la domanda rimbalza: “Possibile che siano stati vinti 50 milioni solo a Pozzuoli?”. Un dato, quello riportato dal giornale napoletano, che non convince nessuno al Centro sportivo di Collecchio. Il bomber Emanuele Calaiò ha inoltre ricordato: “Abbiamo perso con il Fano e nessuno ha detto nulla”.

A chiudere la questione, auspicando tutti un’inchiesta seria sulla questione, è lo stesso capitan Lucarelli, che richiama tutti all’obiettivo: “Dobbiamo andare in serie B“.

Ancor prima della conferenza stampa voluta dai giocatori per “metterci la faccia“, era stata la stessa società Parma Calcio 1913, con una nota, ad esprimere “profondo stupore e totale disgusto” per quanto riportato dalla stampa. “La scialba prestazione di domenica scorsa è stata senza giustificazioni dal punto di vista calcistico – continua la nota -. Ma tanto quanto la società è rimasta arrabbiata e delusa dal comportamento sul campo dei propri tesserati, tanto quanto è totalmente al loro fianco e difesa rispetto a voci, sospetti, accuse assurde e infamanti per uno sportivo. Un conto è tollerare che certe cose vengano scritte su Facebook, regno delle leggende urbane e degli sfoghi di pancia. Un conto è che le “voci” da Facebook passino ad avere spazio e rilevanza su quotidiani nazionali. Riportando soltanto alcune frasi dell’articolo, vi si afferma che “a Pozzuoli centinaia di scommettitori hanno azzeccato il risultato esatto e hanno sbancato, incassando cifre che oscillano da 100mila a 225mila euro a testa”. Ragionando per difetto, si tratterebbe di decine e decine di milioni di Euro vinte a Pozzuoli in un weekend. Una cifra enorme. L’autore dell’articolo ha qualche riscontro oggettivo di questo fatto? Nell’articolo a supportare questa tesi si riportano inoltre le voci di un “gestore di un circolo ricreativo”, di “un ragazzo di Arco San Felice”, di “un condominio”, di “un noto ristoratore”. Chi sono queste persone? C’è qualche riscontro alle loro presunte affermazioni su fatti così gravi? Non si possono trattare argomenti così delicati e gravi con così tanta superficialità. Se ci fossero riscontri oggettivi e prove di quanto affermato – conclude la nota della società – si denunci senza alcun indugio alle autorità competenti. Il Parma Calcio sarebbe il primo soggetto interessato e vittima di un abominio simile. Ma se queste notizie clamorose altro non fossero che il venticello della calunnia e dei sospetti gratuiti, conditi con un po’ di sensazionalismo da social network, ci troveremmo di fronte a gravissime calunnie e diffamazioni a mezzo stampa a fronte delle quali il Parma Calcio 1913 evidentemente non può restare inerte, sia nei confronti di chi le produce sia nei confronti di chi le rilancia”.

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